Uno dei "mori" rossoblù, primo tra i mortali (dietro Riva). La Suazo-dipendenza, l'atletica leggera e lo sgarbo del 2011

Uno dei "mori" rossoblù, primo tra i mortali (dietro Riva). La Suazo-dipendenza, l'atletica leggera e lo sgarbo del 2011TUTTOmercatoWEB.com
© foto di Federico De Luca
venerdì 29 marzo 2013, 00:28News
di Fabio Frongia

Troppi gli infortuni che dal 2007, quando lasciò Cagliari per l'Inter, gli hanno permesso di giocare poco più di 50 partite. Troppi anche per realizzare l'ultimo sogno, portare l'Honduras ai Mondiali del 2014. Appende le scarpette al chiodo uno dei pochi giocatori che dai tempi di Riva (unico a precederlo nella classifica dei cannonieri rossoblù) è stato capace di far alzare dalla sedia e dagli spalti i tifosi del Cagliari con il solo tocco della palla, fosse anche a 50 metri dalla porta.

Velocità strabiliante (l'atletica leggera honduregna lo avrebbe voluto per le olimpiadi di Sydney come staffettista della 4x100), 11 secondi netti nei 100 metri, palla al piede, cronometrati manualmente in occasione di un gol al Napoli sul neutro di Benevento. I gol (22, dietro solo a Toni e Trezeguet) per la clamorosa salvezza del 2006, la fascia da capitano e una Suazo-dipendenza che a Cagliari è durata dal dopo-Zola in poi, senza dimenticare gli anni bui della B, quando Suazo cominciava a esplodere al fianco dei partner di passaggio.

La rabbia per qualche gol sbagliato veniva subito guarita dalla successiva prodezza, e pazienza se tutti sapevano che non sarebbe mai stato attaccante di prima fascia. Per un attimo deve avere creduto di esserlo, e questo lo ha spinto ad accettare il passaggio all'Inter. Tanti soldi, ma anche l'inizio del declino, quando avrebbe potuto continuare a essere un simbolo rossoblù, ennesimo "moro" da aggiungere ai quattro canonici.

Troppo forte il legame con l'Isola per non sperare di tornarci, non solo da semplice cittadino (qui si è sposato e ha messo su famiglia). E allora ecco arrivare l'estate 2011, la firma del contratto "in bianco", le foto ad Asseminello e qualche allenamento coi compagni. Tutto vano, perché di lì a poco il castello sarebbe crollato, con l'improvviso dietrofront di Cellino e la comunicazione di non rientrare nei piani societari a fargli strabuzzare gli occhi. Qualche lacrima scappò allora, molte di più sono sono scese oggi, alla fine di un viaggio che per molti si era già fermato sei anni fa.

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