Il Pagellone del 2012-2013 - Allenatori e dirigenza: disastro Ficca, alchimia Lopez-Pulga e mercato ok
Un Cagliari dai due volti, forse tre. Quello che nei primi mesi di campionato, targati Ficcadenti, ha rischiato di naufragare e reso malinconici tifosi già frustrati da una vicenda Is Arenas che era solo all'inizio, quello dell'illusione del poker "di presentazione" di Ivo Pulga e Diego Lopez, per finire con la cavalcata più bella. Una stagione da fiatone per dirigenza e guide tecniche, componenti alle quali non si può che dare giudizio positivo per come si è gestito il tutto in un contesto sempre pronto a presentare il conto. E adesso che ne sarà, dello stadio da trovare e la rosa da salvaguardare nonostante la dichiarata crisi economica della società?
Intanto, proviamo a dare i voti agli allenatori che hanno guidato il Cagliari in questa stagione, al presidente Massimo Cellino e al suo luogotenente, il direttore generale Francesco Marroccu, cercando di esulare dalle beghe extra calcistiche che comunque sappiamo avere grossa influenza.
MASSIMO FICCADENTI (esonerato il 2 ottobre 2012) VOTO 3 - Confermato da Cellino per assenza di alternative e, soprattutto, perché i problemi da affrontare erano ben altri in un'estate rovente sul fronte stadio, il tecnico marchigiano ha proseguito sulla mediocre scia della precedente stagione. Il suo Cagliari ha raccolto appena 2 punti in 5 partite (più lo 0-3 a tavolino contro la Roma) offrendo prestazioni negative sin dal debutto. Il 2-0 di Genova aveva mostrato una squadra sbadata in difesa e senza manovra, impelagata nel 4-3-3 scolastico e privo di idee che in Sardegna si era già "ammirato" nella doppia tranche ficcadentiana dell'anno prima. Sau aveva salvato tutto a Palermo (1-1), Ekdal lo aveva fatto in casa contro l'Atalanta (1-1), ma la sostanza era emersa chiara nella sconfitta contro uno dei Milan più brutti (vittorioso per inerzia) e nel tonfo casalingo contro il Pescara (1-2). Troppo per Cellino, che all'indomani della figuraccia al cospetto degli abruzzesi ha dato il benservito al Ficca, con il sollievo di tutti, e forse anche del diretto interessato.
IVO PULGA (subentrato il 2 ottobre 2012) VOTO 7,5 - "Ivo Pulga serve per far maturare Diego Lopez", sentenziò Massimo Cellino nella pancia di San Siro, prima di una delle partite più belle della stagione, quella finita 2-2 contro l'Inter. Il tecnico modenese, formalmente titolare essendo Lopez sprovvisto di patentino, è qualcosa di più di un semplice prestanome. Il suo buon senso e lo stile sono stati fondamentali per la rinascita di un gruppo che ha trovato in Ivo il riferimento con la storia rossoblù, essendo stato protagonista da giocatore della doppia cavalcata dalla C alla A sotto la gestione Ranieri. Profondo conoscitore di calcio e sempre pronto a confortare i suoi con il sorriso e la battuta tutta emiliana, sta facendo crescere Lopez e si è fatto apprezzare per i modi ormai sempre più rari. Il futuro è incerto, ma potrebbe scambiarsi i ruoli con l'uruguaiano e restare in società, proseguendo nell'ottimo lavoro.
DIEGO LOPEZ (subentrato il 2 ottobre 2912) VOTO 8,5 - Un voto in più rispetto al dirimpettaio per il carisma e l'attaccamento alla maglia (e al gruppo) che ne ha fatto perno fondamentale della risalita. "Ministro della difesa", nella definizione di Pulga, El Jefe ha guidato i vecchi compagni di squadra verso una rivoluzione tattica che è anche restaurazione, visto il ritorno sulla strada maestra del 4-3-1-2, evolvendo verso un gioco meno "Cossucentrico" e più palleggiato, sfruttando la crescita di molti elementi. Proprio l'aver utilizzato tanti giocatori in diversi ruoli, facendo esplodere Ekdal e Ibarbo, Sau e Murru, e fatto conoscere Cabrera, è uno dei meriti della gestione emiliano-uruguaiana. Il Cagliari si è fatto apprezzare per la voglia di proporre calcio su tutti i campi, cercando di non buttare mai via la palla e facendo di necessità virtù. Quando è servita la corsa di Nenè il brasiliano è stato lanciato e ha pagato, non si è esitato a responsabilizzare un Sau letale in più occasioni, e nemmeno a lasciare in panchina qualche mostro sacro per centrare una salvezza che a dicembre sembrava utopia. L'abbondanza lo ha qualche volta imbarazzato, le sue indicazioni in sede di mercato potrebbero essere decisive per raffinare un gruppo di primo livello.
FRANCESCO MARROCCU, VOTO 6,5 - Scudiero di Cellino e poi ambasciatore rossoblù durante la detenzione del patron, il dg ha cercato di tenere il timone diplomatico nel migliore dei modi. Ci è riuscito, facendo anche da tramite con la squadra costruita in estate. Positivo l'avvicendamento Rossettini-Canini, decisivi i riscatti di Ekdal, Dessena e Pinilla, con il prestito (Marroccu ha confermato il riscatto a breve) di Avelar a coronare un mercato puntuale e redditizio. E' stato il primo a parlare di casse della società vuote, ma a gennaio nessuno è andato via. Una resistenza che lascia sperare per il futuro, anche se sarà dura spazzare nuovamente le offerte in arrivo.
MASSIMO CELLINO, VOTO 7 - L'addio di Larrivey ha colto di sorpresa un po' tutti, ma alla fine anche il numero uno di viale La Playa si è convinto a lasciar partire quel "figlio" arrivato nel 2007 per emulare Batistuta. E' arrivato Matias Cabrera, in seconda battuta dopo le liti e le incomprensioni di fine estate su quell'asse Cagliari-Montevideo che negli anni Novanta tante perle aveva portato. Azzeccata la scelta di Lopez come tecnico, proprio quando sembrava che l'ex capitano potesse finire nel dimenticatoio come tante altre bandiere. Chissà che le vicende degli ultimi dodici mesi non lo ammorbidiscano e gli facciano recuperare maggiore razionalità. Inaugurando l'epoca di un Cagliari ai sardi che tanto affetto hanno mostrato, nel senso dei tifosi, e anche per quanto riguarda la costruzione della squadra affidata a uno che sardo lo è d'adozione, guidando beniamini isolani ben rappresentati da Sau, Cossu, Murru e magari qualche cavallo di ritorno.