I grandi flop - Luis Romero, il mancato bomber

I grandi flop - Luis Romero, il mancato bomber
mercoledì 12 novembre 2014, 15:41Altre notizie
di Federico Ventagliò
fonte Archivio Unione Sarda
Il secondo più grande flop di Cellino.

«A fine campionato sarà capocannoniere», affermazione di Gregorio Perez, in risposta al sondaggio lanciato dal Corriere dello Sport nell'estate del 1996 -presso i diciotto tecnici di Serie A- su chi avrebbe vinto la classifica marcatori. È un'infinita telenovela la trattativa col Penãrol, poiché Casal -insieme al suo uomo di fiducia Daniel Delgado- provano in tutti i modi a piazzare in Sardegna anche il mediano Martinez. A Montevideo esplode un tumulto di massa, i tifosi non si vogliono rassegnare alla sua partenza e cingono d'assedio la sede della società. Nel torneo di clausura Luis è primo nella graduatoria dei bomber con sette centri nei primi cinque incontri. Il Penãrol diffonde la dubbia notizia di un suo presunto infortunio pur di placare la tifoseria. Dopo quattro giorni nei quali la trattativa sembra in dirittura d'arrivo, è ancora un milione di dollari che separa domanda e offerta; un miliardo e mezzo di vecchie lire secondo il cambio dell'epoca. Casal riesce finalmente a convincere il patron aurinegro Josè Pedro Damiani e il trasferimento si concretizza. L'uomo-chiave che ha permesso al buon Paco di sbloccare la trattativa è un centravanti che ancora oggi gioca e segna con la casacca giallonera: la vecchia conoscenza degli juventini Marcelo Zalayeta -allora in forza al Danubio- che Casal presenta al Penãrol come affidabile contropartita. L'affare si preannuncia una vera follia già dal lato economico. Costo complessivo dell'operazione -per un affare a tre che coinvolge Cagliari, Penãrol e Danubio- sei miliardi. Dopo il flop Cammarata, indubbiamente il secondo errore più marchiano di Cellino, in base al rapporto qualità/prezzo. «Sono uno da dieci gol a campionato», è la sua prima frase sussurrata al suo sbarco a Elmas, dove non c'è alcun tifoso ad attenderlo (infausto presagio?) per il tradizionale rito della sciarpa rossoblù al collo. L'arrivo al Cagliari a ventotto anni è una gradita analogia con Francescoli, ma la sua espressione spaesata e stralunata lo associa a un altro loro connazionale: Victorino.

Aihnoi, sarà questo l'accostamento che si rivelerà più appropriato. Sceglierà la maglia numero venticinque e lo raggiungeranno anche la moglie e i suoi due figli Luis Alberto di tre anni e Carolina di undici mesi. Alla rifinitura che precede l'esordio stagionale contro l'Atalanta si reca ad Assemini un tifoso di Selegas con bandiera uruguayana al seguito: «Oh Romero, domani devi segnare almeno due gol» gli implora. «Due sono tanti ma uno è sicuro che lo segno» la replica del (mancato) bomber. O'Neill è squalificato ma la Celeste è ampiamente rappresentata: la coppia d'attacco rossoblù Silva-Romero ha già duettato anche nel Penãrol e di fronte avranno Pepe Herrera – loro compagno di Nazionale- e Magallanes. Il Cagliari vince ma la prestazione di Romero è negativa. Cede gli ultimi venti minuti a Muzzi e il buon Roby li fa bastare per segnare. La seconda di campionato è in casa dei Campioni d'Europa della Juventus e nella partitella del giovedi Romero segna. L'auspicio sembra buono ma al «Delle Alpi» deluderà ancora. E cosi sarà per altre otto partite. A metà campionato è già tempo dei titoli di coda per la sua avventura a Cagliari. A gennaio saluta, con l'esiguo bottino di dieci presenze, zero gol e un'espulsione rimediata a Genova contro la Sampdoria per reciproche scorrettezze con Karembeu. Uniche soddisfazioni due sponde: in Coppa Italia per Dario Silva contro l'Inter - un gol simile al secondo di Suarez contro l'Inghilterra ai Mondiali- infine un assist aereo a Loenstrup nella vittoriosa partita interna contro il Piacenza risolta dal danese nel finale.