4-3-1-2 da corsa e trequartista "tattico", ecco la strada maestra per il futuro

4-3-1-2 da corsa e trequartista "tattico", ecco la strada maestra per il futuro
domenica 12 maggio 2013, 13:10Il punto
di Fabio Frongia

7 ottobre 2012: l'insediamento del Jefe Diego Lopez e di Ivo Pulga sulla panchina rossoblù avviene a Torino, allo stadio Olimpico, e sono subito soddisfazioni. Nenè, tornato titolare con il nuovo corso, timbra il risicato ma fondamentale successo. Il primo di una serie lunga fino al 31 ottobre, giorno del poker rifilato al Siena. Quattro successi, contro Torino, Bologna, Sampdoria (tutti per 1-0) e Siena, che fanno gridare al miracolo, alla luce di quanto (di brutto) si era visto nel primo mese di campionato.

Il Nenè della prima parte di stagione è figura emblematica di un Cagliari che con la nuova gestione sposa il sacrificio per uscire dalle secche di un campionato nato sotto lune stortissime. Le corse e le sponde del brasiliano, dietro al quale agiscono a turno Sau e Ibarbo, Thiago Ribeiro e un Nainggolan avanzato sulla trequarti, portano 12 punti che tirano sù una squadra che per un attimo pensa di essere guarita, ignara del baratro di fine 2012.

La rinascita giunta col nuovo anno ha forti radici tattiche, rappresentate da un 4-3-1-2 che resta marchio di fabbrica rossoblù (ormai da un lustro), ma con vesti diverse da quelle fino a poco tempo fa cucite da quel sarto fantasioso di nome Andrea Cossu. Uno dei primi provvedimenti di Lopez e Pulga è infatti il varo del centrocampo folto, composto dai tre "scudieri" di Conti, pronti a inserirsi e fare le veci del trequartista atipico, tutto corsa e sacrificio, in grado di coprire e sostenere allo stesso tempo. Prima Nainggolan, poi Ekdal, hanno incarnato una figura che non sarebbe sbagliato mettere in cima ai disegni per il futuro.

Una strada che, soprattutto quando Cossu non è in condizione di poter dare il fondamentale apporto, appare più affidabile di un tridente puro che poco ha dato (se non confusione) e anche di quel Thiago Ribeiro schierato dietro le punte senza infamia nè lode, nonostante col brasiliano titolare siano arrivate prove da ricordare (Cagliari-Milan, Roma-Cagliari, Cagliari-Siena).

Dato per assodato l'ineguagliabile tasso qualitativo offerto da un Cossu a pieno regime, come dimostrano le prove di Pescara e  Firenze (nel primo tempo), occorre trovare alternative che permettano di fare a meno senza ferite dell'amato Andrea.

Servono mezzali in grado di garantire corsa, inserimenti e gol (vero tallone d'achille del centrocampo isolano). Con l'addio di Nainggolan ci vorrà un sostituto all'altezza, da aggiungere all'affidabile Dessena (match-winner a Genova il 28 ottobre) all'esordiente Cabrera e all'ormai maturo Ekdal, uno dei migliori della stagione.

Lo svedese è diventato centrocampista completo, capace di giocare davanti alla difesa (dove le vedeva Ballardini) ma soprattutto trequartista tattico in grado di esaltarsi con un assetto che proponga due punte larghe (come Pinilla, Sau e Ibarbo) e faccia di Albin l'uomo più avanzato in molte fasi di gioco. Situazioni viste a Siena e allo Juventus Stadium, quando Ekdal ha guidato le transizioni offensive godendo degli spazi aperti da Pinilla, largo a sinistra, e Ibarbo, avvezzo allo svariare su tutto il campo con effetti devastanti per gli avversari.

Un Cagliari operaio e solo sulla carta privo di fantasia, pronto a prendersi le responsabilità palla al piede con tutti gli effettivi, guidati da Conti nella posizione di "volante" e direttore d'orchestra. Squadra compatta e molto corta, alla quale solo l'eventuale smantellamento forzato potrebbe togliere un futuro luminoso.