Cauterio-Balla e i ronzini di Cellino

Cauterio-Balla e i ronzini di CellinoTUTTOmercatoWEB.com
© foto di Giuseppe Celeste/Image Sport
domenica 27 novembre 2011, 22:13Il punto
di Christian Seu
Direttore responsabile di TuttoCagliari.net e già caporedattore di Tuttomercatoweb.com, Christian Seu collabora con l'ANSA. Si è occupato delle vicende della squadra isolana anche per Cuorerossoblu.com, InformazioneSportiva, Real Soccer e Goal.com.

Quattro punti nelle ultime sette giornate, la miseria di tre gol segnati (uno su rigore, quello di Nenè a Cesena) e ben otto subiti. Il tutto sullo sfondo di una classifica che da esaltante che era ha assunto connotati decisamente più tendenti a una tonalità grigiastra. Non solo: alle dolenti note di un gioco che non c'è(ra) si affianca lo spegnimento di quello stellone che negli ultimi anni è parso come voler proteggere i rossoblù da infortuni e guai di sorta. L'avvio di stagione ha segnato un'inversione di tendenza in questo senso: a Eriksson, coraggiosamente acquistato già incerottato, si sono aggiunti via via El Kabir, Astori, Pisano, Cossu, Biondini e Larrivey, per convalescenze più o meno prolungate che, in ogni caso, hanno privato Ficcadenti prima e Ballardini ora di alternative importanti.

Non tutto è da buttare. Certo è che, a vedere il Cagliari giocare oggi, ci si rende conto dell'inadeguatezza di Massimo Ficcadenti. Non è colpa sua, non in toto almeno: Cellino sapeva - avrebbe dovuto sapere - che tipo di allenatore andava a ingaggiare nel momento in cui sceglieva l'ex Cesena per sostituire Donadoni. I timori delle prime uscite, appena mascherati dai risultati inizialmente positivi, si sono rivelati fondati: due pianeti troppo distanti Cagliari e Ficcadenti, per potersi piacere e capire. Da una parte, una squadra che ha nel proprio dna la costruzione del gioco, le ripartenze veloci e l'aggressione sul portatore di palla fin dal primo passaggio; dall'altra, l'ortodossia dell'attesa, filosofia basata sul ''primo non prenderle'' che poco concede a svolazzi e spettacolo. Filosofia che funziona se gli interpreti sono quelli giusti, soprattutto in attacco, reparto che appare in assoluto il più deficitario dell'attuale Cagliari. Nella sua breve esperienza in Sardegna, Ficcadenti ha gettato il diserbante sale nelle ferite delle vedove di Ballardini, Allegri e Donadoni.

Così Massimo Cellino è stato costretto a riesumare proprio il tecnico ravennate, unico taumaturgo capace di installarsi al capezzale di quel Cagliari che lui stesso, ormai quattro anni fa, contribuì a inventare. Già, Cellino. In estate ha consumato poche fiches, preferendo puntare su sconosciuti ronzini piuttosto che investire in purosangue dal rendimento sicuro. Per questo motivo, è proprio il presidentissimo il primo responsabile del clima di incertezza che sta avvolgendo l'ambiente rossoblù: al momento, gli acquisti infilati nel carrello del calciomercato estivo hanno deluso su tutta la linea. Thiago Ribeiro, ha mostrato qualità nello stretto, ma non è mai riuscito a incidere seriamente negli ultimi sedici metri; Ekdal e Rui Sampaio, usati col contagocce da Ficcadenti, non hanno convinto nelle rare occasioni concesse loro; ingiudicabile El Kabir, non mi sono ancora fatto un'idea chiara su Victor Ibarbo: progressione più che scatto, ricamo più che giocata essenziale, il colombiano è giocatore che ha enormi margini di miglioramento, ma che non può essere considerato il salvatore della patria rossoblù. E, dopo averlo visto all'opera contro il Bologna, netta è la sensazione che Donadoni ci avesse preso: l'ex Atletico potrebbe dare il massimo schierato come mezzala o esterno, ruoli che gli permetterebbero di sfruttare al meglio la progressione.

Contro i felsinei qualche affresco di bel gioco s'è visto: se sono mancate le occasioni da rete, sono cresciute viceversa esponenzialmente le giocate offensive, con l'annosa questione della concretezza negli ultimi sedici metri che resta drammaticamente insoluta. Ballardini sta lenendo quelle ferite provocate negli ultimi tre mesi, tentando di cicatrizzare un tessuto che ha bisogno di tornare quanto prima alle origini. Cossu ha bisogno di riconquistare fiducia, ma senza essere affossato dalle responsabilità: il folletto ha bisogno di giocare con la testa libera, sgravato da pressioni eccessive che anche la scorsa stagione lo hanno a tratti frenato. A Catania, con una formazione che sarà giocoforza sperimentale (difficile il recupero di Biondini, Nainggolan sarà squalificato: centrocamp nuovo per due terzi), il Cagliari dovrà sparigliare le carte e riprendere una marcia interrottasi nella notte dei tempi: quello del Massimino sarà, come direbbero i britannici, un must-win match per i rossoblù. Vincere significherebbe rilanciarsi, anche in classifica, e gettare le basi per un finale di 2011 all'insegna dell'ottimismo.