I tifosi italiani celebrano e piangono sugli spalti, per i rossoblù c'è solo il computer

I tifosi italiani celebrano e piangono sugli spalti, per i rossoblù c'è solo il computerTUTTOmercatoWEB.com
© foto di Federico Gaetano
lunedì 20 maggio 2013, 17:55Il punto
di Fabio Frongia

Ci sono cose che quando si ripetono con regolarità, magari per molto tempo, tendono a diventare (o essere considerate) banali, scontate e meritevoli di uscire fuori dal circuito mediatico. La questione relativa allo stadio del Cagliari è materia ormai conosciuta anche fuori dall'Isola, ma qualche volta sembra che ci si trovi in una situazione ineluttabile, normale.

E' la sensazione che si è avuta ieri sera, giorno della fine di un campionato fatto di veleni, sorprese e delusioni, come sempre. Quello del Cagliari ha assunto via via i contorni dell'impresa, compiuta da una squadra senza dimora e tanto orgoglio. Ma mentre ammiravamo Rolando Bianchi battersi il petto granata per salutare (con gol) il pubblico di Torino, Miccoli e soci piangere lacrime amare per la retrocessione al "Barbera" e le feste varie a Bologna e Bergamo, qualcuno avrà pensato all'assenza di una qualsiasi celebrazione per l'annata rossoblù.

Da tempo i tifosi devono accontentarsi di qualche iniziativa promozionale, e di sostenere i propri beniamini (che rispondono a dovere) tramite il web, unica piattaforma dove gridare il proprio tifo. I post di Nainggolan, Astori, Avelar e Pinilla hanno sostituito i giri sotto la curva e gli applausi di ringraziamento, corrisposti da petizioni, gruppi su Facebook e commenti fiume a notizie di mercato e dichiarazioni.

Le altre squadre negli stadi, comunque vuoti e spesso desolanti durante la stagione, ma ancora vivi e pronti a regalare il boato e anche le contestazioni. Internet, in attesa che la diplomazia tra le molte parti in causa porti frutti maturi, è l'arena rossoblù. Dove, per quanto grande possa essere, si sta ancora troppo stretti.