L'importanza di chiamarsi Gioacchino

L'importanza di chiamarsi GioacchinoTUTTOmercatoWEB.com
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domenica 22 gennaio 2012, 17:30Il punto
di Christian Seu
Direttore responsabile di TuttoCagliari.net e già caporedattore di Tuttomercatoweb.com, Christian Seu collabora con l'ANSA. Si è occupato delle vicende della squadra isolana anche per Cuorerossoblu.com, InformazioneSportiva, Real Soccer e Goal.com

Fine dell'idillio, se mai c'è stato. Eloquenti iI fischi con i quali i pochi presenti in un Sant'Elia dimezzato hanno sottolineato l'ennesima prestazione negativa di Joaquin Larrivey. Ormai ridotto a capro espiatorio dai sostenitori rossoblù, che mal sopportano l'asfissia di un attacco mai così poco produttivo. Larrivey e il Cagliari, una relazione complicata. Iniziata nell'estate di cinque anni fa, inframezzata da ''momenti di riflessione'' in salsa argentina, ritorni di fiamma, richieste di perdono e gol. Pochini, a dir la verità. Gli ha portato sfiga quel soprannome affibiatogli in patria, El Bati, nomignolo che gli hanno appiccicato addosso più per una questione fisica che tecnica. I numeri, però, sono impietosi. In rossoblù, 81 presenze e otto gol, con una media di una marcatura ogni dieci incontri: non esattamente un ruolino di marcia da bomber. Onestà di cronaca vuole che gli si attribuiscano altre dieci reti, tre in Coppa Italia e sette nelle due esperienze argentine al Velez e al Colon. In tutto, diciotto gol in cinque anni, tre virgola qualcosa a stagione: un rendimento non certo da puntero di razza. 



Più degli evidenti limiti tecnici pesa forse l'aspetto psicologico. Larrivey non è l'inetto di Svevo: è un giocatore costretto a giocare fuori dimensione, un ariete costretto a lottare contro se stesso prima di tutto, un utile parafulmine per qualcuno. L'errore sta a monte. Fin dal primo anno, è stato imposto dai piani alti della società ai tecnici che si sono susseguiti sulla panca rossoblù. Titolare, anche quando c'era chi stava meglio di lui. Il primo a scardinare questa consolidata tradizione fu proprio Ballardini, che lo accantonò per preferirgli Acquafresca. Ora le scelte sono obbligate: all'argentino non ci sono alternative, in attesa che El Kabir recuperi una condizione ottimale. Così Larrivey è titolare obbligato: ha segnato tre gol, uno su rigore, due su altrettante deviazioni quasi fortuite. Anche oggi, una prestazione decisamente sottotono: lo specchio dello stato d'animo di Joaquin sta tutto in quel tiro poco convinto, smorzato, lemme, che il 9 rossoblù ha scoccato senza convinzione verso la porta di Boruc. I fischi del Sant'Elia sono l'ennesimo colpo al morale di un bravissimo ragazzo. Ma per giocare in serie A, forse, non basta la bontà d'animo. Il presidente lo sa: serve urgentemente un attaccante di spessore, il mercato chiude tra pochi giorni.

Solidarietà ai lavoratori dell'Alcoa. Protesta civile, anche se estrema. Dignità e determinazione che sono un segnale forte, un bel segnale, a un'Italia che oggi si interroga sul suo futuro. Coraggio.