Mina nel deserto. Il colombiano in una trincea di pacifisti. Fuori lo spirito esplosivo, quella maglia è un simbolo. Il Cagliari simpatico non si salverà

Mina nel deserto. Il colombiano in una trincea di pacifisti. Fuori lo spirito esplosivo, quella maglia è un simbolo. Il Cagliari simpatico non si salverà
giovedì 8 febbraio 2024, 00:45Il punto
di Vittorio Sanna
Vittorio Sanna, giornalista e scrittore, per i tifosi rossoblù "la voce del Cagliari". Nella sua trentennale carriera ha raccontato in radiocronaca oltre 700 partite, quasi 600 in serie A. Uno dei più accreditati storici del Cagliari

di Vittorio Sanna

Tanto esplosivo da non essere contenuto. Carico da Undici di un pezzo da Novanta esposto in mezzo al campo. Il nome completo  è Yerry Fernando Mina Gonzalez ed è un film dentro il film, tutto da rivedere. Fatto non solo da interventi calcistici, ma anche da gesti plateali e mimica facciale. È sceso in campo per far la guerra, si è ritrovato in una trincea di pacifisti. La sua è una missione che speriamo sia possibile, ridare al Cagliari un’anima per potersi contrapporre in qualsiasi situazione alla prepotenza tecnica e tattica dell’avversario e evitare di non soccombere ancor prima di lottare.

Il debutto è stato di quelli che se si riuscisse a trovare la voglia di ridere sarebbe da film comico americano. E va bene aprire con una serie di rimpalli da flipper ma è quel che è venuto dopo che, passato lo sconforto del momento, nei giorni successivi, oggi, fa riflettere. Lui a aggredire ogni pallone, a sfidare ogni avversario, ad arrivare con la forza muscolare dove non arrivava con il valore tecnico. Tutto intorno una banda di educandi che in modo premuroso cercavano di avere una parte nella scena.

Il litigio faccia a faccia, cattivi, con Lukaku è stato il momento più caldo. Ma come  trascurare i richiami ai compagni, la chiamata delle distanze, i gesti rammaricati di fronte a interventi sprovveduti, la faccia meravigliata di fronte a movimenti e comportamenti sconcertanti. Roba da “Pallottola spuntata”. Yerry Mina è il Cagliari che in trasferta non c’è. Ha ricordato a tutti che per novanta e passa minuti, dal momento in cui la palla si muove, non esiste spazio per l’ammirazione, per la contemplazione, per la reverenza e la riconoscenza.

Se è guerra è guerra per tutti. Non sono le stelline di apprezzamento avversario, le lodi e le pacche sulle spalle, le maglie scambiate che si possono aggiungere in classifica. Bisogna strappare con i denti i punti che servono per la salvezza. Lo spirito deve essere esplosivo. Non è importante uscire dal campo tra gli applausi avversari, ma di noi devono ricordarsi, dobbiamo diventare “incubo”. Altro che rimproveri!

Devono rifiorire i tempi del Capitano Romano che tornava in quella che era stata la sua Roma e veniva fischiato. Il Capitano che segnava gol trasferendo la guerra emotiva nel profondo di un padre, misto tra dolore e orgoglio. Devono tornare i tempi di chi quando indossa la maglia rossoblu, ne sente trasudare, degli stessi colori, la pelle, se è vero che è il simbolo di una terra e di un popolo

Benvenuto Mina. Sperando che l’esplosione a ogni partita sia contagiosa, che non ci sia vaccino. Certo, il tutto, nel rispetto delle regole. Ma il Cagliari simpatico non si salverà. Lo farà quello che rovinerà lo stomaco dei tifosi avversari. Proprio come si è rovinato il nostro a vedere il match con la Roma.