SPEGNERE L’INCENDIO E CUOCERE IL PANE  

SPEGNERE L’INCENDIO E CUOCERE IL PANE  
sabato 13 gennaio 2024, 17:10Il punto
di Vittorio Sanna
Vittorio Sanna, giornalista e scrittore, per i tifosi rossoblù "la voce del Cagliari". Nella sua trentennale carriera ha raccontato in radiocronaca oltre 700 partite, quasi 600 in serie A. Uno dei più accreditati storici del Cagliari

di Vittorio Sanna

 Il sogno e la realtà. Due paesi separati, spesso in contrapposizione. Altre volte alleati, ma mai per troppo tempo. Cagliari  sorge oggi, proprio nel mezzo, ma calcolarne la distanza è diventato il motivo stesso dell’esistere. Il Cagliari del “vorrei” contro il Cagliari dell’”è”.  A Mercato aperto il primo tortura i tifosi, appare vicino al sogno, come un capriccio di un bambino. Si sogna di avere questo e quello, di trovare qualsiasi soluzione, di centrare ogni obiettivo. Somiglia troppo alla recente realtà della promozione, del successo, dell’impossibile, ma è solo la proiezione nel reale di qualcosa che concretamente non esiste, che è cosa rara non consuetudine, forse un miracolo o un’eccezione. Non esistono le risorse economiche, non esistono i calciatori all’altezza di quel sogno, non esiste non solo la volontà ma probabilmente neanche la possibilità.  Perché possa esistere non ci dovrebbe essere un solo errore, non ci dovrebbe essere spreco di denari, non ci dovrebbe essere sbavatura nelle scelte e nella vita di ogni componente. Ranieri si ritrova impegnato a spegnere l’incendio e a cuocere il pane. L’incendio che potrebbe distruggere tutti, credendo in ciò che non esiste, aspettandoci un Cagliari che non verrà costruito, proiettando aspettative irrealizzabili. Cuoce il pane con gli ingredienti che trova in dispensa, senza bruciare i nuovi prodotti, migliorando l’impasto, facendo in modo che possa bastare per arrivare alla salvezza. Il girone di andata si è chiuso con l’alimentazione di base, pochi pasti succulenti, niente che possa fare ingrassare, il minimo per iniziare il girone di ritorno. Si è ripartiti con la fatica degli acciacchi invernali, infortuni e forfait, con il brontolio di chi chiede qualcosa di meglio, con la consapevolezza che già essere in piedi è stata una grande impresa.

Un processo di dimensionamento e consapevolezza. La voglia di non arrendersi ma senza fare voli pindarici, il desiderio di vivere delle belle giornate da alternare alla più concreta quotidianità fatta di fatica e sacrifici. Trovare le giuste distanze tra il sogno di cui si alimenta lo sport, senza che nulla venga preteso se non l’impegno massimo e l’onestà dei protagonisti. Valori etici ancor prima di valori tecnici e atletici. In questo senso, fornendo precise garanzie e non mancando di verificare il comportamento degli interpreti in campo, dal primo dei dirigenti, all’ultimo dei collaboratori passando per i calciatori. Valorizzando ogni risorsa, dalla più giovane al più anziano. Sempre all’inseguimento della vittoria, scansando le sconfitte. La dura legge della vita che lo sport riassume attraverso il gioco.