Black list per gli aderenti alla class action: "Negata anche la vendita dei biglietti singoli"

Black list per gli aderenti alla class action: "Negata anche la vendita dei biglietti singoli"TUTTOmercatoWEB.com
© foto di Christian Seu
giovedì 20 settembre 2012, 14:10Primo piano
di Roberto Rubiu

Ora è guerra aperta tra il Cagliari e i firmatari della class action. La scorsa settimana vi avevamo raccontato del rifiuto, da parte della società di viale la Playa, di far sottoscrivere la tessere agli ex abbonati che lo scorso mese di aprile avevano intrapreso un'azione legale per tutelarsi dopo il discusso trasloco di Conti e soci a Trieste. Bene, la notizia di questi giorni è che il sodalizio rossoblu sta impedendo ai tifosi “ribelli” anche l'acquisto dei tagliandi per le singole partite.
Gli aderenti alla class action, in buona sostanza, sono stati messi al bando e inseriti in una sorta di lista nera dalla quale è possibile evadere solamente facendo retromarcia e rinunciando all'azione legale.
La redazione di TuttoCagliari.net ha raccolto, in queste ore, le testimonianze di alcuni tifosi che hanno voluto denunciare pubblicamente il trattamento ricevuto.

“Lunedì alcuni di noi sono andati a comprare il biglietto per assistere a Cagliari-Roma, ma la vendita del tagliando ci è stata negata “, spiega un tifoso che ha voluto mantenere l'anonimato. “Il motivo? “C'è un contenzioso in corso e il sistema è bloccato”, ci è stato detto. In sostanza, o si rinuncia alla class action, oppure niente biglietto. Una cosa inaccettabile oltre che assolutamente illegittima, sia in termini contrattuali che di diritto comune”.

Un ostracismo, quello del Cagliari, che inizia a manifestarsi alla fine di agosto, quando prende il via la campagna di prelazione riservata ai vecchi abbonati: “All'inizio in biglietteria si giustificavano facendo riferimento a un generico problema sul terminale. Ovviamente, essendoci un blocco sui nominativi, sapevano chi era bloccato e per quale motivo. Al secondo tentativo l'addetto ci chiedeva se, per caso, avevamo in corso un contenzioso con la Cagliari Calcio. Alla nostra risposta affermativa, ci veniva detto che non era possibile proseguire la procedura di abbonamento e che avremmo dovuto parlare con un responsabile. Spesso però il responsabile non arrivava, e quando arrivava capitava di essere trattati con poco riguardo e lasciati attendere in piedi anche per mezz'ora, davanti a tutti gli altri tifosi. Alcuni sono stati addirittura cacciati dal Cagliari Point al grido di “la invito ad andarsene perchè lei non è gradito qui”.

Il 3 settembre scade il diritto di prelazione e prende il via la campagna abbonamenti, ma la musica non cambia: “A quel punto eravamo convinti che, sebbene senza agevolazioni, avremmo potuto comunque sottoscrivere un abbonamento "ex novo" a prezzo pieno, ma nulla da fare. E le motivazioni erano sempre le stesse: contenzioso e sistema bloccato. Ci veniva detto esplicitamente che la tessera era acquistabile soltanto a patto di rinunciare all'azione legale. Una specie di ricatto, insomma”.

La tormentata vicenda che ha portato il Cagliari contro i suoi abbonati parte lo scorso marzo: in piena guerra fredda col sindaco Zedda, il presidente Cellino decide di portare i rossoblu a giocare le ultime quattro gare di campionato al Nereo Rocco di Trieste. “Con quel gesto la nostra dignità di tifosi è stata calpestata. E' inaccettabile che i nostri diritti siano venuti meno a causa di una guerra intrapresa contro terzi. Alla vigilia degli scontri con le big del campionato il Cagliari ha deciso, per scelta aziendale, di andare a giocare al Nereo Rocco, ovvero lo stadio italiano più lontano dalla Sardegna. Il tutto senza preavviso, promesse di rimborsi o garanzie sul posto in aereo per la trasferta. La cosa grave è che il Sant'Elia era soltanto parzialmente inagibile, quindi dopo aver giocato sei gare a capienza ridotta si sarebbero potute disputare anche le ultime quattro nelle stesse condizioni, proprio a tutela degli abbonati. Probabilmente però la volontà di far cassa nelle partite con Inter e Juventus è stata più forte.”
Ma l'ex abbonato, messo alla porta dopo vent'anni di fedele presenza sugli spalti, tiene a precisare il valore soprattutto morale della causa intrapresa: “La premessa degli organizzatori della class action è stata la seguente: chi intraprende questa causa non lo fa per soldi, né per lucrare sul Cagliari. La nostra è soltanto una denuncia sociale. E a conferma di questo, molti di noi hanno deciso che l'importo dell'eventuale risarcimento sarà devoluto in beneficenza. Vogliamo inoltre precisare che stiamo esercitando un nostro diritto garantito dalla legge. La class action infatti non ha lo scopo di ricavare soldi ma quello di far valere la dignità di tanti tifosi che negli anni hanno fatto sacrifici notevoli per seguire la squadra e che non sono stati tenuti in debita considerazione dalla società. Non vogliamo più essere presi in giro.”
TuttoCagliari.net ha inoltre chiesto un parere tecnico sulla vicenda all'avvocato Renato Chiesa, legale dell'associazione “Casa dei diritti”: “La decisione da parte del Cagliari di negare biglietti e abbonamenti a chi ha aderito alla class action non ha alcun fondamento giuridico. La società ha formulato un'offerta al pubblico, per cui il contratto è da considerarsi concluso nel momento in cui il cliente esplicita la volontà di usufruire dell'offerta stessa. Inoltre i firmatari dell'azione legale stanno esercitando legittimamente i propri diritti in seguito a un danno considerato risarcibile dalla Cassazione e dai giudici di tutta Italia. Se la Cagliari Calcio dovesse proseguire nel suo atteggiamento ingiustificato, ci riserveremo di intraprendere una nuova azione legale.”