Rafael, la porta in buone mani

Rafael, la porta in buone maniTUTTOmercatoWEB.com
© foto di Federico De Luca
martedì 24 gennaio 2017, 07:00Primo piano
di Pietro Piga

«Carpe Diem», cogli la giornata o l’attimo, frase tratta dalle Odi di Quinto Orazio Flacco, al secolo Orazio, racchiude un significato ben preciso: l’uomo, secondo il poeta romano, poteva intervenire sul presente e cogliere le opportunità senza farsi condizionare da speranze o timori futuri. E così si è mosso Rafael de Andrade Bittencourt Pinheiro, meglio conosciuto come Rafael.

L’OPPORTUNITÀ. E’ il 22 dicembre 2016, il Cagliari ospita il Sassuolo. Marco Storari, che sta attraversando un periodo difficile caratterizzato da vicissitudi con il club, non viene schierato da Massimo Rastelli dal primo minuto, al suo posto Rafael. Da quella serata, l’ultima dell’anno per la serie A, per il portiere brasiliano si apre – in tutti i sensi – un portone. I tre pali, dei quali era stato il guardiano in una sola occasione nella passata stagione (ultima giornata di serie B, rossoblu ospiti della Pro Vercelli) e a singhiozzo in questa (tre volte per 90’ contro Atalanta, parò un rigore, Crotone e Sampdoria in TIM Cup, e da subentrato contro Bologna e Sampdoria), sono tutti suoi.

LA FIDUCIA RIPAGATA. Col Sassuolo, per l’estremo difensore, una prestazione incolore, seppur fosse arrivata la vittoria-scaccia fantasmi. Sulla coscienza di Rafael, infatti, l’uscita fuori tempo su Adjapong e il tuffo ritardato sulla conclusione di Pellegrini. Ma da lì in avanti, con il salto sul gradino più alto del podio nelle gerarchie, il trentaquatrenne sprigiona una serie di partite importanti per la classifica ma anche per lo score difensivo della squadra, il più negativo d’Europa. Nelle tre successive gare, quelle contro Milan (1-0), Genoa (4-1) e Roma (1-0), il Cagliari subisce altrettante reti e gli avversari di turno, però, devono sudare per superarlo.

IL FELINO DELLA PORTA. Agile, istintivo e reattivo, proprio come una pantera. Lo sa bene Bacca, il quale era riuscito – solo nei minuti finali – a trafiggere Rafael con un tiro ravvicinato. E prima del colombiano, in avvio di partita, con l’ex Verona ci aveva fatto i conti Romagnoli, che si era visto neutralizzare un pericoloso colpo di testa. Una settimana dopo, contro il Genoa, Simeone aveva superato Rafael con una spizzicata, dopodiché i bonus erano esauriti: Pinilla ci aveva provato in incornata e in rovesciata, ma sulla sua strada si era trovato i guantoni del portiere; e poi anche Cataldi su punizione, disinnescata in tuffo. Domenica, il nativo di São Paulo, si è esibito in altri prodigiosi interventi che per poco non bloccavano sullo 0-0 la Roma: al 5’, sul primo palo, ha murato Dzeko; si è poi ripetuto, dopo aver visto una marea di palloni attraversare l’area di rigore, sull’attaccante bosniaco e su Bruno Peres. Ma proprio a Dzeko, nel secondo tempo, ha dovuto cedere: zuccata imparabile e Cagliari in svantaggio. Rafael, mentre i compagni sono rimasti storditi dalla rete incassata, si è reso ancor più protagonista di serata, evitando un passivo più ampio. Chiedere per credere a Perotti e Dzeko che, davanti agli occhi, sono stati costretti a osservare i balzi di un felino con la casacca verdefluo.

L’OBIETTIVO. Rafael, inoltre, deve guardarsi bene dalla concorrenza di Gabriel, connazionale con dieci anni in meno e che, in una recente intervista, ha definito «eccezionale». Ma nella lista dei desideri c’è, soprattutto, quello di portare il Cagliari il più alto possibile. Per fortuna in campo, ai salti in avanti, è abituato.