UN MIRTO CON... ANTONIO RAVOT

UN MIRTO CON... ANTONIO RAVOTTUTTOmercatoWEB.com
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venerdì 16 febbraio 2024, 00:55Un mirto con...
di Matteo Bordiga

Al Cagliari a più riprese tra la fine degli anni Settanta e la prima metà degli anni Ottanta, tra serie B e serie A, Antonio Ravot – nato a Roma da padre iglesiente, centrocampista offensivo sgusciante e dotato di buona tecnica – è rimasto profondamente legato ai colori rossoblù.

Nel commentare la situazione attuale del Cagliari di Claudio Ranieri non usa mezzi termini, sottolineando che la rosa allestita in estate non è competitiva nella massima serie e che la squadra avrebbe urgente bisogno di almeno tre rinforzi, uno per reparto. I mali dell’undici isolano, dunque, per Ravot affondano le radici a monte, nella costruzione di un organico lacunoso e incompleto.

Antonio, come può uscire il Cagliari dal tunnel in cui si è infilato nell’ultimo mese? Quattro sconfitte consecutive gridano vendetta, ma i rossoblù in questo momento paiono incapaci di reagire.

“Io credo che in una situazione del genere i giocatori dovrebbero chiudersi nello spogliatoio – ammesso che non lo abbiano già fatto – confrontarsi a quattr’occhi e risolvere tutti insieme i problemi che stanno frenando la squadra. È il momento di tirare fuori gli attributi, perché tanti calciatori quest’anno si stanno giocando la carriera.

Da un lato giocare a Cagliari è bello e stimolante, dall’altro può essere un boomerang: la nostra è infatti una piazza fin troppo tranquilla. I giocatori hanno poche pressioni. Forse dipende dal carattere di noi sardi: siamo un popolo diverso, in questo senso, da tutti gli altri. Quel che è certo è che da altre parti d’Italia sarebbe molto difficile disputare un campionato come quello che ci stanno regalando quest’anno i rossoblù e non venire ferocemente contestati. Ora sento chiedere a gran voce la testa di Ranieri, ma il tecnico romano è l’ultimo dei problemi. Al contrario, è un uomo navigato che conosce il calcio e che sa gestire uno spogliatoio. Io dico che il Cagliari, piuttosto che di cambiare allenatore, avrebbe urgente bisogno di rinforzi. Almeno tre, uno per reparto. La difesa e il centrocampo soffrono, ma anche davanti facciamo una gran fatica. Certo, non è semplice trovare una punta che garantisca dodici-tredici gol all’anno in serie A, ovvero quello che servirebbe ai sardi per centrare la salvezza. Poi a gennaio sul mercato circolano soprattutto gli scarti: diciamo che devi essere bravo a ingaggiare lo scarto migliore.

Purtroppo le dirette concorrenti stanno marciando spedite: domenica andremo a Udine, e i friulani una manciata di giorni fa hanno vinto a Torino contro la Juventus. In queste condizioni diventa difficile fare punti: sei nelle condizioni di non poter più sbagliare niente, ogni partita è una finale e scendi in campo attanagliato dalla paura. Hai paura perfino di giocare, di esprimere il tuo calcio.”

E infatti ultimamente la squadra sembra paralizzata dai propri fantasmi. Lo stesso Ranieri è stato accusato di aver sposato un approccio troppo remissivo alle partite, rinunciando a giocare e tenendo quasi tutti gli effettivi dietro la linea della palla per limitare i rischi: strategia che non ha pagato, perché i gol degli avversari sono fioccati a grappoli. E la magia delle rimonte miracolose centrate con Frosinone e Sassuolo, tanto straordinarie quanto estemporanee, sembra ormai estinta. Inoltre il modulo con cinque difensori – compresi gli esterni – tre mediani, un trequartista e una punta non ha mai dato i risultati sperati.

“Io non credo molto ai numeri e alle formulette: 3-5-2, 3-5-1-1, 4-4-2… Ad esempio, se ti schieri col 3-5-1-1 in fase d’attacco gli esterni dovrebbero salire e sostenere l’attaccante, quindi di fatto ti ritroveresti con tre punte. Io credo che il vero problema del Cagliari, l’abbiamo detto prima, sia la paura che blocca i giocatori. Si rintanano nella loro trequarti perché temono di prendere il gol da un momento all’altro. E puntualmente lo prendono. E poi parliamoci chiaro: non abbiamo nemmeno gli elementi per andare a pungere, per incidere nel corso della gara. Purtroppo la rosa è stata costruita male a inizio campionato: questo è il peccato originale. Le dirette concorrenti per la salvezza sono state costruite con più lungimiranza e raziocinio. E poi ovviamente c’è l’aspetto psicologico, assolutamente determinante. Sembra che noi non abbiamo nemmeno la forza mentale per competere con le rivali della bassa classifica.

Per me a Ranieri bisogna fare un monumento. Lui ha più volte ripetuto che bisogna lasciare lavorare la squadra e continuare a sostenerla. Lo diceva già l’anno scorso, e in quella circostanza ha avuto ragione. Io gli darei fiducia anche stavolta. Fermo restando che, devo ribadirlo, il Cagliari è male assortito e, in molti dei suoi elementi, non è all’altezza della categoria. Noi dobbiamo ricordarci che, nel recente passato, siamo stati molto fortunati. Ora in tanti fanno gli ipocriti ma, se ci guardiamo indietro, l’anno scorso il Bari meritava la promozione. Ranieri è stato fenomenale a portarci fino agli spareggi dopo averci preso che eravamo con un piede e mezzo ai playout… Ma c’erano squadre che avrebbero meritato di salire in serie A prima e più di noi.”

E, una volta compiuto il miracolo, la dirigenza avrebbe dovuto rafforzare maggiormente l’organico in vista del campionato attuale.

“Esattamente. Noi oggi stiamo facendo affidamento sulla stessa rosa dell’anno scorso. Solo che siamo passati dalla cadetteria alla categoria regina. Gli innesti che sono stati fatti in estate, a mio avviso, non erano e non sono all’altezza della serie A. La verità è una sola: mi dispiace per quei ragazzi che hanno fatto un lavoro straordinario ed encomiabile la scorsa stagione, ma quest’anno la squadra andava pressoché rifondata.”