UN MIRTO CON... FABIO MACELLARI

UN MIRTO CON... FABIO MACELLARI
venerdì 19 gennaio 2024, 01:22Un mirto con...
di Matteo Bordiga

Ai suoi tempi sulla fascia sinistra si volava. La strada per il tornante destro dirimpettaio era sbarrata, e in più piovevano tantissimi cross pennellati che le punte, spesso e volentieri, tramutavano in oro colato.

I tifosi del Cagliari, a distanza di tanti anni, non hanno certo dimenticato le scorribande mancine di Fabio Macellari, terzino di spinta che ha rivestito un ruolo chiave tanto nella promozione in serie A della banda Ventura nel 1998 – un anno dopo la sciagurata retrocessione post-spareggio col Piacenza – quanto nella brillante salvezza ottenuta nella super-serie A dell’anno successivo, a colpi di sgambetti ai danni delle big. In quella memorabile stagione Milan, Parma, Roma e Juventus caddero come birilli sotto i colpi dei rossoblù al Sant’Elia, e Inter e Lazio riuscirono a stento a strappare un risicato pareggio.

Altri tempi, altro calcio. E poco conta se l’avventura cagliaritana del terzino di Sesto San Giovanni sia stata parzialmente “macchiata” dall’infausta annata 1999-2000, culminata in una discesa agli inferi della serie B tutt’oggi misteriosa e indecifrabile. Il ricordo lasciato da Macellari è quello di uno stantuffo inesauribile sulla corsia mancina che, all’occorrenza, sapeva trasformarsi in formidabile assist-man e (qualche volta) perfino in goleador.

Fabio, oggi come alla vostra epoca il Cagliari lotta per conservare il prezioso patrimonio della serie A. Forse i valori dell’attuale massima serie sono un po’ diversi rispetto a quelli di allora, ma come vede l’undici di Ranieri in ottica salvezza?

“Credo che il mister sia la persona più adatta per salvare i rossoblù. Servono le vittorie in casa: la squadra gioca assieme e i calciatori si conoscono ormai da parecchio tempo, per cui sono allenati e preparati ad affrontare la serie A con l’obiettivo di confermarla per la prossima stagione. Servirà anche l’aiuto del pubblico, che è ed è sempre stato l’uomo in più del Cagliari. Io, quando si parla di Casteddu, mi sento ancora un calciatore con addosso la maglia rossoblù. Come se dovessi scendere in campo.”

Domenica si va a Frosinone: trasferta impegnativa ma abbordabile. Potrebbe essere l’occasione per conquistare i primi tre punti esterni della stagione?

“Io a Frosinone una volta ho giocato, ed è una piazza bella tosta. Il campo è piccolo, la gente si stringe attorno alla squadra e fa un tifo indiavolato. Non è facile per chi va ad affrontare i gialloblù. Sia Ranieri che i giocatori sanno che devono essere pronti a una vera e propria battaglia, in quello che sarà un clima da ultima spiaggia. Vincere in casa dei ciociari darebbe una grande spinta emotiva e sarebbe ossigeno puro per la classifica. Ma, ripeto, occorrerà scendere in campo con la massima concentrazione e determinazione, decisi a non mollare di un millimetro. Perché, con tutta probabilità, questa sarà la gara più importante dell’anno: sarà una finale, potenzialmente in grado di segnare una svolta nella stagione dei rossoblù.”

Lei come la interpreterebbe? Tenterebbe di prendere il comando delle operazioni e presserebbe alti i ciociari oppure cercherebbe di gestirla, aspettando e ripartendo in contropiede?

“Non credo che gestire una partita del genere sia la scelta migliore. Sarebbe un grande rischio, perché il pubblico entra subito nel vivo del match e non dico possa condizionare l’arbitro, anche perché Frosinone e Cagliari oggi come oggi sono due squadre simili che lottano per lo stesso obiettivo, però…

Insomma, io me la giocherei subito a viso aperto. Tutti dovranno dare il massimo di sé stessi: dai difensori ai centrocampisti agli attaccanti, che dovranno essere pronti anche eventualmente a subentrare nel secondo tempo per cambiare l’inerzia della gara. Ripeto ancora una volta: sarà un’autentica battaglia.”

Fabio, la interpello su un’annosa questione che sta condizionando in negativo il campionato del Cagliari: la fragilità difensiva. La squadra subisce davvero troppi gol. Molti dei difensori in rosa sono giovani ed esordienti nella categoria. Lei, da grande ex terzino, ritiene che in una situazione del genere sarebbe più opportuno assegnare delle rigide marcature a uomo, per dare ai componenti del pacchetto arretrato dei precisi punti di riferimento, o è meglio proseguire con la disposizione a zona?

“Personalmente una sola volta ho provato a giocare a zona, col grande maestro Renzo Ulivieri, ma poi abbiamo subito fatto dietrofront. È vero che la zona ti garantisce la copertura dell’intera area di rigore, soprattutto in prossimità dell’area piccola, però c’è il dilemma dei passi di partenza in rincorsa, che possono creare più di un problema. Se l’attaccante ‘ruba’ i tre passi, si prende mezzo metro di vantaggio sul difensore.

Io, checché se ne dica, sono decisamente per la marcatura a uomo in area di rigore, sia sui calci piazzati che sull’azione manovrata. In allenamento i tecnici provano centinaia di volte queste situazioni, per cui sia nel caso del sistema a uomo che in quello della marcatura a zona non c’è mai niente di improvvisato. Io però voto tutta la vita per la marcatura a uomo.”