UN MIRTO CON... PEPE HERRERA

UN MIRTO CON... PEPE HERRERA
giovedì 7 dicembre 2023, 00:00Un mirto con...
di Matteo Bordiga

Il suo nome evoca uno dei periodi più felici, spensierati ed esaltanti della storia recente del Cagliari Calcio.

Anni di vittorie e di exploit inaspettati, anni ruggenti affrontati senza macchia e senza paura. E, soprattutto, senza porsi limiti di sorta. Senza vivere confinati in recinti mentali di un provincialismo limitante e autoimposto ma, al contrario, raccogliendo ogni sfida e ambendo perfino a far saltare il banco nel palcoscenico più prestigioso: quello europeo.

Tatticamente lui era il padrone del centrocampo: abile in interdizione, preziosissimo nei suoi inserimenti offensivi, era dotato di un piede educato e di straordinaria generosità. Perché avere un Pepe Herrera nel motore significava viaggiare, per novanta minuti, con una marcia in più rispetto agli avversari.

Sono passati oltre trent’anni, ma il mediano uruguaiano conserva intatto l’affetto nei confronti dei colori rossoblù e della gente di Sardegna, che tanto calorosamente lo accolse quando, assieme ai connazionali Fonseca e Francescoli, nel 1990 sbarcò nell’Isola per rafforzare il neopromosso Cagliari di un imberbe Claudio Ranieri.

Pepe, sabato il Cagliari ha perso contro la Lazio e adesso si è attestato in penultima posizione. Ciononostante, coi biancocelesti ha sfiorato il pareggio nel finale anche in dieci contro undici e, tutto sommato, sembra una squadra viva.

“Concordo con questa analisi. Mi sembra che i rossoblù affrontino ogni partita con l’intenzione di giocarsela e di lottare fino all’ultimo. Poi ovviamente possono vincere, perdere o pareggiare, ma non rinunciano mai a combattere. Con la Lazio sinceramente ho trovato l’espulsione di Makoumbou un po’ affrettata: sta di fatto che la squadra è stata costretta a giocare gran parte della gara con un uomo in meno. E, nonostante questo, è andata a un passo dall’1-1 col colpo di testa di Pavoletti.”

A proposito dell’occasione di Pavoletti: il Cagliari, lanciandosi all’assalto nei cinque minuti finali, ha spaventato i capitolini, sfiorando il gol anche con Oristanio. Non era forse il caso di anticipare di qualche minuto l’assedio finale, anche prendendosi il rischio di subire il raddoppio in contropiede, per avere più chance di pareggiare? O invece ha fatto bene Ranieri a giocarsi l’all-in praticamente solo nel recupero?

“Beh, è piuttosto difficile dirlo. Di certo quando giochi con un uomo in meno per due terzi di partita devi pensare prima di tutto a non prendere il secondo gol, perché in quel caso il match sarebbe bello che finito. A mio parere, in definitiva, il mister ha fatto bene a operare in quel modo: del resto, se la palla di Pavoletti fosse entrata ora saremmo tutti qui ad applaudire le scelte di Ranieri.”

Come nel 1991 applaudimmo tutti quel suo calcio di punizione chirurgico, indirizzato all’incrocio dei pali, che al novantesimo permise al vostro Cagliari di pareggiare per 1-1 all’Olimpico con la Lazio. Fu un gol importantissimo, che vi diede ulteriore benzina nella rincorsa a una salvezza apparentemente impossibile.  

“Ogni volta che il Cagliari gioca a Roma con la Lazio mi torna in mente quel gol. Fu una rete davvero bella e di grande valore per me, oltre che per la squadra. Anche i tifosi, a distanza di tanti anni, ricordano con gioia quel calcio di punizione dal limite. Nel campionato 1990-’91 disputammo un pessimo girone d’andata, ma nel ritorno cominciammo a ingranare e a fare punti su punti. In particolare, il pareggio acciuffato con la Lazio fu fondamentale per avvicinare ancora di più l’obiettivo della salvezza.”

Pepe, veniamo al grande problema del Cagliari attuale: la solidità difensiva. La squadra incassa almeno un gol a partita: di questo passo, ovviamente, sarà difficile mantenere la categoria. Ranieri, conoscendo la sua proverbiale attenzione nel curare la fase difensiva, starà cercando in tutti i modi di metterci una pezza.

“Sicuramente. Conosco bene il mister: non gli piace prendere gol. Per cui sarà preoccupato per questo andazzo negativo. Però mi sembra che i gol incassati dal Cagliari siano frutto, più che di disattenzioni collettive o di reparto, di errori individuali. Intervenire su questo aspetto è molto difficile, perché la squadra può anche giocare molto bene, muoversi alla perfezione e poi, sullo svarione di un singolo giocatore, prendere gol. Per arrivare a una salvezza più tranquilla i rossoblù, da qui a maggio, devono assolutamente ridurre il numero delle reti subite.”

Secondo lei passare da uno schieramento a zona a una marcatura a uomo potrebbe aiutare a migliorare la situazione o, piuttosto, sono l’attenzione e la predisposizione mentale dei difensori a fare la differenza?

“Sicuramente la chiave sta nell’attenzione dei difensori, che non deve mai venire meno. Se infatti tu marchi a uomo ma commetti degli errori individuali, consenti al tuo avversario di anticiparti e di colpire facilmente a rete. Come dicevo prima, quando è un singolo difensore a sbagliare è più complicato per il tecnico intervenire. Non conta tanto il sistema di gioco, o la scelta di un’impostazione a zona o a uomo; conta l’attitudine del difensore a evitare errori e distrazioni.”

Proiettiamoci verso la gara di lunedì prossimo, all’Unipol Domus contro il Sassuolo. Ai neroverdi mancherà Berardi, faro e ispiratore dell’attacco. Una chance in più per il Cagliari per centrare i tre punti?

“L’assenza di Berardi è di certo un vantaggio per il Cagliari e un handicap per il Sassuolo. Lui è l’elemento che fa fare il salto di qualità agli emiliani, sia per la sua capacità realizzativa che per le sue doti di assistman. Speriamo che la squadra sarda possa ottenere tre punti che sarebbero di enorme importanza e che consentirebbero di tirarsi un po’ su in classifica.”