UN MIRTO CON... ROBERTO SORRENTINO

UN MIRTO CON... ROBERTO SORRENTINOTUTTOmercatoWEB.com
mercoledì 6 dicembre 2023, 00:11Un mirto con...
di Matteo Bordiga

Agile come un gatto, abile nelle uscite e capace di infondere un grande senso di sicurezza a tutta la retroguardia.

Roberto Sorrentino è stato il portiere del Cagliari nel cuore degli anni Ottanta, distinguendosi per esplosività, reattività e affidabilità. Padre di Stefano, anch’egli calciatore professionista e anch’egli estremo difensore (ha vestito, tra le altre, le casacche di Palermo e Chievo Verona), non si sottrae mai ai microfoni dei giornalisti quando si tratta di parlare del “suo” Cagliari, che segue ancora con grande interesse e coinvolgimento emotivo.

Roberto, ha visto le ultime gare dei rossoblù contro Juventus, Monza e Lazio? Che impressione le hanno lasciato?

“Seguo sempre con attenzione e amore le mie ex squadre. Direi che con la Lazio il Cagliari non meritava la sconfitta. Ma conosciamo le capacità di Claudio Ranieri: io sono certo che con il suo temperamento, con la sua flemma e con la sua competenza riuscirà a tirare fuori i rossoblù dal pantano della bassa classifica. La serie A è dura e non perdona nemmeno un mezzo errore. Se gli isolani occupano quella posizione in graduatoria evidentemente qualche limite strutturale ce l’hanno, ma mi sembra che ultimamente, a essere sinceri, abbiano raccolto un po’ meno di quanto avrebbero meritato.

Io sono fiducioso: vedo che la squadra, anche a livello di condizione fisica e mentale, sta meglio rispetto a qualche mese fa. E, soprattutto, non dimentichiamoci che le compagini di Ranieri tradizionalmente crescono alla distanza: non danno tutto nella fase iniziale del campionato, ma carburano come diesel. Il tecnico romano poi è bravissimo a dosare gli allenamenti, ad alternare i giocatori e a sceglierli in base al loro momento di forma migliore. Lo dimostra anche il fatto che abbia sostituito il portiere qualche settimana fa, panchinando Radunovic e promuovendo titolare Scuffet. A mio parere il Cagliari, nel complesso, non è una brutta squadra; ha risentito molto della partenza ad handicap, anche dal punto di vista psicologico.”

Una delle “tare” del Cagliari degli ultimi anni è l’incapacità cronica di riuscire a fare risultato contro le cosiddette big. Quando affronta le prime sei-sette squadre della classifica la formazione rossoblù soccombe regolarmente, ed è l’unica compagine di serie A a presentare questa “anomalia”. Come si può spiegare a suo avviso?

“Quando sei una provinciale e inizi il campionato tu sai già, dentro di te, che alcune partite sono - per così dire - ‘tabù’. Sai che difficilmente in quelle occasioni farai punti. Se poi dovesse arrivare il risultato positivo, naturalmente, tanto meglio. Un mio vecchio allenatore mi ripeteva che le squadre raccolte nella parte destra della classifica i punti li devono fare innanzitutto con le dirette concorrenti. Contro Milan, Inter, Juventus, Napoli si può perdere; non bisogna invece fallire gli scontri diretti. Pertanto è molto più importante portare a casa punti contro le avversarie di pari valore che non contro i top team. Quindi non mi soffermerei più di tanto sul fatto che il Cagliari non riesca a imporsi contro le grandi: tutto sommato lo ritengo abbastanza normale. Conta vincere quando si affrontano le pari grado.”

Roberto, una domanda sulla gestione della sfida contro la Lazio. Una volta rimasto in dieci uomini, Ranieri ha riequilibrato la squadra cercando di non “uscire” dalla partita. Poi negli ultimi quattro-cinque minuti ha inserito Pavoletti e si è giocato il tutto per tutto, sfiorando per ben due volte l’1-1. Ma questo assalto finale al Forte Apache non poteva essere lanciato dieci o quindici minuti prima, considerando che solo nel recupero sono arrivate due occasioni da gol monumentali?

“Il Cagliari era in dieci, e alla fine Claudio ha giocato quasi con quattro punte. Direi che assaltare la Lazio con quattro punte e in quelle condizioni già a venti minuti dalla fine sarebbe stato un errore: i sardi avrebbero quasi sicuramente preso il secondo e il terzo gol. Per cui le sostituzioni che ha fatto Ranieri a mio avviso sono state opportune e appropriate, perché ha creato i presupposti per pareggiare contro una Lazio, peraltro, non in forma smagliante. La squadra ha buttato il cuore oltre l’ostacolo e ha dato tutto nel finale.

Poi se mi si chiede perché Pavoletti non giochi mai dal primo minuto, io rispondo che francamente non lo so. Ma so che è sempre stato determinante da subentrante, e magari non ha ancora i novanta minuti nelle gambe. Sono certo che, quando avrà trovato la condizione ottimale, potrà anche essere impiegato dall’inizio.

Faccio un’ulteriore precisazione riguardo la scelta di aggredire la Lazio solo a pochissimi minuti dal termine. Io alleno da tanti anni, e a volte non è che noi allenatori non spingiamo la squadra ad attaccare a dieci o a quindici minuti dalla fine della partita: sono gli stessi giocatori che, per quanto tu gli possa dare tutti i consigli e tutte le indicazioni di questo mondo, magari vorrebbero attaccare ma non ci riescono. Perché non sono nella condizione mentale e fisica giusta per farlo, o perché in quel momento arrivano sempre secondi sul pallone. In più spesso le istruzioni dalla panchina vengono recepite qualche istante dopo, non sono sempre immediate. A cinque minuti dal fischio finale il Cagliari, dal momento che a quel punto non c’era più nulla da difendere, si è sentito di rischiare il tutto per tutto.”