UN MIRTO CON... STEFANO AMBU

UN MIRTO CON... STEFANO AMBU
sabato 6 gennaio 2024, 02:07Un mirto con...
di Matteo Bordiga

Il giornalista Stefano Ambu, de La Nuova Sardegna, fa il punto sulle strategie di mercato concordate - in questo delicato momento della stagione - tra il DS Nereo Bonato, il presidente Tommaso Giulini e il tecnico rossoblù Claudio Ranieri.

Il Cagliari per ora è alla finestra, in attesa che si aprano concrete opportunità da cogliere al volo e che gli altri club di serie A e B (e non solo) comincino a scoprire le proprie carte. Quel che è certo è che, prima di operare in entrata, la società dovrà monetizzare le cessioni di alcuni elementi più o meno pregiati: dai (numerosi) esuberi presenti in organico a qualche “pezzo da novanta” che - chissà - potrebbe lasciare anticipatamente la Sardegna.  

Stefano, cosa c’è di vero in merito ai rumors riguardanti il possibile ingaggio di Defrel e/o Belotti? I nomi della seconda punta del Sassuolo e del centravanti della Roma sono stati timidamente accostati, nelle ultime ore, al sodalizio rossoblù…

“Tendo a escludere che vi siano reali e concrete trattative tra il Cagliari e il Sassuolo a proposito di Defrel, il quale peraltro, se non erro, non va in doppia cifra da cinque anni. Per quanto concerne Belotti, si tratta di un giocatore che può senz’altro tornare utile a una grande squadra – come appunto la Roma – nell’ultima mezz’ora di gioco, ma che potrebbe non fare al caso del club rossoblù. Proprio per caratteristiche tecnico-tattiche. Per capirci, da un paio di anni Belotti rende al di sotto dei suoi standard; certo, se fosse il centravanti ammirato al Torino, trascinatore indiscusso dell’attacco granata, sarebbe tutto un altro paio di maniche. Ma in maglia giallorossa, e non da ieri, sta faticando a ritagliarsi un ruolo da protagonista. Questi nomi rappresentano suggestioni suggerite dalla constatazione che i due attaccanti, nell’ultimo periodo, risultano ai margini della Roma e del Sassuolo…”

Ma poi, detto tra noi, siamo sicuri che Belotti sia realmente ai margini del progetto di Josè Mourinho? Soprattutto nelle coppe europee, il centravanti ex Toro sta dimostrando di poter dare un valido contributo quando viene chiamato in causa.

“Diciamo che le ultime, convincenti prestazioni di Azmoun potrebbero aver un tantino ridimensionato il peso, nell’economia dell’attacco giallorosso, di un elemento come Belotti. Tuttavia, per quanto mi riguarda continuo a considerare il centravanti di Calcinate come un profilo più adatto a un club di alta classifica quale è la Roma, nell’ottica di un impiego part-time che potrebbe consentigli di risultare decisivo, ad esempio, nei finali di gara. Tra l’altro i giallorossi non è che dispongano di tantissime alternative, nel reparto avanzato, in grado di far tirare il fiato a Lukaku e a Dybala.

Quanto a Defrel, non dimentichiamoci che se ne sta disfacendo il Sassuolo, un club che in questo momento naviga in cattive acque esattamente come il Cagliari. Io direi che, allo stato attuale, occorre fare appello alla bravura e alla lungimiranza di un direttore sportivo che riesca a individuare un prospetto veramente utile alla causa rossoblù. Ovviamente a condizioni economiche sostenibili. All’undici di Ranieri, che gioca prevalentemente in verticale, servirebbe una seconda punta alla Dia, abile in fase realizzativa ma capace anche di ispirare il contropiede, perché sgusciante e veloce. Belotti lotta, sgomita e fa a sportellate; magari potrebbe aiutare la squadra ad alzare il baricentro e a guadagnare qualche prezioso calcio di punizione, ma il Cagliari ha già nella sua rosa degli attaccanti con quelle caratteristiche.

Piuttosto, mi permetto di fare un’osservazione. Recentemente Claudio Ranieri ha affermato che la società, prima di acquistare, deve vendere. Ma vendere chi, mi domando io? Non certo pedine in esubero come Capradossi o Pereiro, che non consentirebbero di incamerare le cifre necessarie per fare investimenti importanti. Quando si parla di cessioni a mio avviso ci si riferisce a operazioni ‘pesanti’, che coinvolgerebbero giocatori come Nandez e Luvumbo. Il Cagliari, ora come ora, può permettersi di rinunciare ai suoi pezzi pregiati? Cedere Luvumbo al Napoli e prendere, ad esempio, Belotti dalla Roma significherebbe rinforzarsi o, al contrario, indebolirsi?”

Ci sono nomi caldi per quel che riguarda il reparto arretrato? La difesa è stata forse, fino a questo momento, il vero anello debole della squadra. Da più parti è stato invocato l’acquisto almeno di un centrale di comprovata qualità ed esperienza.

“Non ci sono ancora certezze. Prosegue il casting di Bonato. Diciamo che la candidatura di Amian dello Spezia appare più forte di quella di Kevin Bonifazi del Bologna, già accostato al Cagliari anche nel recente passato. Per Bonifazi vale lo stesso identico discorso fatto per Andrea Belotti: il giocatore ultimamente, anche per via di qualche problema fisico, è uscito dalle rotazioni del tecnico felsineo Thiago Motta. Da tempo non viene impiegato con continuità. Dunque in Sardegna sbarcherebbe il difensore brillante e roccioso ammirato alla SPAL o il calciatore utilizzato col contagocce a Bologna, che in questa stagione ha messo insieme appena una manciata di presenze? Sono le incognite tipiche del mercato di riparazione. Noi ricordiamo perfettamente che, nella storia recente del Cagliari, una volta proprio a gennaio arrivarono fior di giocatori, che fecero fare il salto di qualità decisivo alla squadra. Ma molte altre volte è andata assai meno bene. E le dinamiche che in certe occasioni hanno caratterizzato il mercato invernale dei rossoblù, se ci si pensa, ricalcano da vicino quelle della scorsa sessione estiva, quando sono stati ingaggiati in fretta e in furia - proprio a fil di sirena - Wieteska e Hatzidiakos, per supplire a delle lacune nell’organico che non si era riusciti a colmare precedentemente. Ricordo anche la sessione invernale del primo anno della gestione Giulini, quando arrivarono Mpoku e tantissimi altri giocatori, perlopiù stranieri, che si sperava potessero fare la differenza. Sappiamo tutti come andò a finire. Anche in quel caso, come per Wieteska e Hatzidiakos, si disse che i nuovi arrivati provenivano da altri campionati e avevano bisogno di tempo per imparare il calcio italiano. E allora sorge spontanea la domanda: perché si puntò su di loro?

Oggi, da giornalista e da osservatore esterno, mi permetto di invitare gli addetti ai lavori a riflettere e a fare attenzione che la cosiddetta ‘campagna di rafforzamento’ non si trasformi, per la pura smania di comprare a tutti i costi, in una campagna di indebolimento.”