Brescia Oggi - Rigamonti, Cellino paga una rata. Ma la partita con il Comune è ancora aperta

Massimo Cellino ha versato 109mila euro al Comune di Brescia, metà di quanto dovuto per la concessione dello stadio Rigamonti. Una mossa annunciata e sufficiente – secondo la sua interpretazione del contratto – a evitare la revoca automatica dell’accordo. La convenzione, infatti, prevede la possibilità di rescissione solo in caso di mancato pagamento di almeno due rate, anche non consecutive.
Tuttavia, la questione resta aperta. Palazzo Loggia valuta la revoca immediata se non arrivasse anche il secondo versamento e, soprattutto, se il club non venisse iscritto a un campionato professionistico. Un passaggio cruciale, che potrebbe avvenire giovedì 3 luglio, quando il Consiglio Federale sancirà l’esclusione del Brescia dal calcio pro. E proprio la retrocessione rappresenta un ulteriore fronte di scontro legale tra Cellino e il Comune.
Intanto, il nuovo Brescia di Giuseppe Pasini deve nascere in fretta: entro il 15 luglio dovrà presentare nome, colori, logo e uno stadio in cui giocare. Ma Cellino non intende lasciare in silenzio: rivendica 4,7 milioni investiti per adeguare il Rigamonti alla Serie A nel 2019, parla di «estorsione» e contesta duramente il trattamento ricevuto: «Mi aspettavo una mediazione, non uno scontro».
Lunedì 30 giugno in Loggia si discuterà il futuro dello stadio e del club. Sul tavolo anche l’ipotesi di un confronto fra Pasini e Cellino, con il Comune in veste di mediatore. Un dialogo che potrebbe evitare una lunga stagione di ricorsi e contenziosi, e sbloccare davvero il futuro del calcio a Brescia.