L'ex Venezia Valtolina: "I due risultati su tre a favore del Cagliari sono un'arma a doppio taglio"

L'ex Venezia Valtolina: "I due risultati su tre a favore del Cagliari sono un'arma a doppio taglio"TUTTOmercatoWEB.com
venerdì 26 maggio 2023, 10:30Altre notizie
di Redazione TuttoCagliari

L'ex ala del Venezia Fabian Valtolina è stato l'ospite speciale nell'appuntamento settimanale del Talk Show di TVS. Di seguito l'estratto di quanto detto in trasmissione riportato da Tuttoveneziasport.it

Quali sono le tue impressioni di questo Venezia in chiave playoff?

"Era nel programma quello tentare di tornare subito in Serie A. Magari non c'è stata una partenza come ci si aspettava. Poi c'è stata l'intuizione della società che ha cambiato quando la classifica era brutta e si rischiava di lottare per non retrocedere. Un cambiamento dato sicuramente dall'arrivo del nuovo allenatore che ha portato quadratura, forza e compattezza che magari prima non c'era. E ora ci si gioca questa partita da dentro o fuori. Anche se c'è un solo risultato utile è bello giocare questo tipo di partite ed è un bel segnale per tutta la piazza".

Eri presente con il Como e con il Palermo alla partita del Venezia: come hai vissuto queste giornate al Penzo? Hai percepito quest'aria nuova dopo quanto accaduto nei mesi precedenti?

"La Serie A non è mai facile e purtroppo l'anno scorso c'è stata molta delusione per la retrocessione, anche perché a un certo punto il Venezia non era messo male e se la stava giocando fino alla fine. Poi quando si lavora si sceglie e quando si sceglie ci si può anche sbagliare. Purtroppo è accaduto questo, però va dato grande merito ai tifosi che si sono ricompattati, sono rimasti uniti e riescono sempre dare quel contributo in più alla squadra. I tifosi del Venezia sono sempre stati attaccati, però sono arrivate anche a loro delle delusioni. Come noi giocatori che quando non arriva il risultato arriviamo ad ammazzarci da soli, perché non stiamo bene e abbiamo subito voglia di giocare e rifarci, così sono anche i tifosi. Loro vivono per la squadra e per i giocatori".

Contro il Cagliari come la vedi?

"D'ora in avanti qualsiasi squadra si incontra significa partita dura e tosta. Il Cagliari è un ottima squadra e ha due risultati a favore. Può essere un arma in più per loro, ma anche essere un arma a doppio taglio. Questo perché quando magari la partita è ancora in bilico e mancano 15-20 minuti alla fine devono ricordarsi che se per il minimo errore vai sotto poi non la riprendi più. Mentre il Venezia ci arriva con un pensiero diverso: sicuramente per giocarsela e per cercare di raggiungere nuovamente la Serie A però con lo spirito di chi arriva da una stagione che sembrava compromessa. Questo secondo me gli porta ad essere carichi e con la testa di chi non ha niente da perdere. Questa può essere una chiave di lettura, ma poi le partite vanno giocate e i dettagli fanno la differenza soprattutto in questi scontri dove passi e vai avanti oppure perdi e sei fuori".

C'è qualche giocatore che ti ha colpito quando sei venuto e che pensi possa trascinare la squadra nell'atmosfera difficile di Cagliari?

"Sicuramente Pohjanpalo, che è un attaccante che gioca per la squadra. E' un ragazzo di altri tempi che lotta su tutti i palloni, da una mano ai compagni, fa gol e fa assist. Era un giocatore un pò sottovalutato e invece ha dimostrato di essere un top player. Quest’anno ha fatto veramente molto bene. Credo che però la vera forza di questo Venezia sia il gruppo riunificato con l'arrivo di Vanoli. Si è compattato e quindi tutti hanno dato quel qualcosa in più. Grande merito va al mister, così come ai giocatori che sono riusciti a dare una svolta importante".

Considerate le difficoltà avute, da esterno hai avuto la sensazione che ci potesse essere un doppio salto all'indietro o hai sempre avuto la fiducia che le cose in corso d'opera sarebbero state aggiustate?

"Da fuori è diverso. Da fuori vedi la classifica e dici: cosa sta succedendo? Perché non conosci le dinamiche. Vivi solo il risultato, quando c'è la partita, e le cronache che possono essere soggettive. Da fuori è sempre molto difficile dare dei giudizi. Non vedi come si allenano; vedi la partita, ma dietro c'è una preparazione di settimane o di mesi. In ogni caso il Venezia è diventato gruppo quando c'era da salvare una stagione che sembrava aver preso la rotta della retrocessione. E ora giustamente ci si è trovati a fare un playoff nel quale puoi trarre il massimo, ma se non lo fai ti puoi preparare alla stagione successiva senza rimpianti o delusioni visto a un certo punto quello che si è rischiato".

Stadio Penzo o stadio in terraferma: tu da che parte staresti?

"Io sono stato al Venezia quattro anni e ho giocato solo al Penzo quindi per me esiste quello. Poi sono una persona aperta ai cambiamenti, ma bisogna capire se il cambiamento è una cosa positiva per tutta la città. Questo lo sa meglio chi vive qui quotidianamente; mi ricordo che in occasione di una trasmissione con Mara Venier ai tempi in cui giocavo qui, mi ha raccontato che parlavano già quando era piccola del nuovo stadio sulla terraferma. Quando c'ero io ricordo che Zamparini aveva già pronto lo stadio da costruire, ma poi non è stato fatto. Probabilmente è stato uno dei motivi per il quale è andato via. Io sono legato a quello stadio perché ho giocato sempre li e poi perché andare li è una cosa fuori dal mondo. Nessuno stadio è come il Penzo. E' incredibile arrivarci, la preparazione alla partita e anche tutto il resto".

Cosa riserva il futuro di Valtolina? Rientrerai nel mondo del calcio o hai altre idee?

"Io ho scelto di rimanere nei dilettanti perché si può giocare a calcio come piace a me. Il calcio dei valori, dove non ci sono particolari pressioni, dove non ci sono "marchette" e obblighi, ma c'è il cercare di costruire e di dare ai ragazzi la possibilità di realizzare il loro sogno che è quello di giocare a calcio. Allo stesso tempo, di cercare di crescerli ed educarli abnegando il lavoro che dovrebbero "percorrere" se non dovessero riuscire nel calcio. Uno su non so quanti riuscirà a fare il calciatore, mentre gli altri dovranno trovarsi delle sistemazioni diverse. Ho avuto diverse richieste, ma mi hanno sempre proposto dei contesti dove non ritenevo di poter lavorare. Perché con un gruppo ci devi lavorare almeno due anni per vedere qualche risultato e non sempre dipende dall'istruttore. La bravura è dei ragazzi che riescono a esprimersi e a crescere. Tu puoi dare solo gli strumenti che servono per crescere che sono quelli della conoscenza, del calcio vissuto e delle tante ore passate a studiare a livello giovanile per lavorare con i ragazzi e per cercare di migliorarli. Però non tutti lo riescono a fare: tutti sono bravi a parlare, ma sul campo è difficile da realizzare se non si ha la pazienza, la voglia e la passione di trasmettere quello che hai vissuto nella tua vita".

Ogni anno si discute su casi di penalizzazione come quello che è successo alla Reggina. Ai tuoi tempi questo non accadeva: come la vive questa situazione un giocatore o un allenatore?

"C'è da cambiare qualcosa a livello di chi deve decidere se penalizzare una squadra piuttosto che un altra. Queste situazioni andrebbero tutelate specialmente per chi va in campo. Perché i giocatori di queste problematiche non possono farci niente. E poi fa pensare che il campionato venga un pò falsato, come nel caso della Juventus. Ha detto bene Mourinho che questa è una cosa che succede solo in Italia. Forse non siamo così bravi a far tutelare il nostro sport più importante. Ci vogliono delle regole e delle leggi più ferree e poi davvero che chi sbaglia paga. E non che se sei il Chievo Verona vieni radiato e invece se sei una big del calcio italiano ti viene data una mano. "Chi sbaglia paga" deve essere uguale per tutti. Così magari tutti riusciamo a seguire le regole e a non eccedere negli errori. Il calcio deve rappresentare la pulizia per ciò che poi dobbiamo vivere fuori. Dobbiamo sempre dare un segnale positivo".

Oltre al Venezia, c'è qualche squadra che ti ha lasciato il segno?

"Non c'è stata piazza dove non mi sono trovato bene. Dopo aver giocato a calcio ho capito quanto i tifosi mi hanno amato. Perché finché sei li che vivi e giochi pensi alla partita e non lo capisci, ma il fatto di essere apprezzato ancora adesso dalla maggior parte di tutti i tifosi di tutte le squadre per l'impegno che ho sempre messo per me è qualcosa di impagabile. Considerando che non ero un fenomeno e di partite negative ne ho fatte tante. L'affetto dei tifosi e le belle parole mi ripagano più del denaro guadagnato per giocare a calcio. Io l'ho ritenuto sempre un divertimento e uno sport e non un lavoro, anche se ce lo facevano passare così. Il vero lavoro è tutt'altro".

Un commento su Monza e Sampdoria?

La differenza è che al Monza è entrato un personaggio che ha portato valori oltre che soldi. Mentre la Samp purtroppo è da anni che non ha la società che meriterebbe, così come la meriterebbe qualsiasi altra squadra. Se sono arrivati a questo punto vuol dire che hanno sbagliato davvero tanto. Il Monza invece è in netta crescita. Ha fatto un campionato incredibile, ma era "programmabile" per quello che ha fatto la società dalla salita per la prima volta in Serie A. Hanno costruito una rosa importante, cambiando l'allenatore in corsa. Penso che anche Giovanni Stroppa fosse un allenatore adatto a questa squadra solo che non ci aspettava di poter fare questi risultati e quindi è mancata la pazienza. Tanto di cappello a Palladino che ha dato veramente qualcosa di più. E' stato premiato il credere che ogni tanto cambiare allenatore serva, perché spesso con il cambio non si ottengono i risultati. Ma in questo caso ha ottenuto il massimo. Complimenti a Raffaele che non è tanto sponsorizzato come altri e invece meriterebbe già di approdare a una squadra che lotta per qualcosa di meglio. E' giovane, bravo, ha idee e quando lo sento parlare nelle interviste penso che sia veramente pronto a qualsiasi situazione".

Cosa serve all'Unione per vincere a Cagliari?

"Ci serve almeno un gol e non prenderlo (ride ndr). Sono tante cose: curare il dettaglio, sfruttare le palle inattive, capire qual è il momento della partita, vedere se i giocatori dell'altra squadra sono in difficoltà... tante cose. Sicuramente il Venezia se la giocherà fino alla fine".