Waldemar Victorino: colui che ispirò "Holly e Benji"

Waldemar Victorino: colui che ispirò "Holly e Benji"
© foto di Nicolas Perez
giovedì 21 ottobre 2021, 23:45Ex rossoblù
di Giancarlo Cornacchia
Nuova puntata della rubrica "Che fine hanno fatto?"

Estate 1982. Alvaro Amarugi vuole costruire un grande Cagliari e dopo l’ingaggio del peruviano Julio Cesar Uribe, acquista un certo Waldemar Victorino. Questo attaccante uruguaiano arriva con credenziali mostruose: nel giro di due anni porta la sua squadra di club, il Nacional, a vincere la Coppa Libertadores e l’Uruguay a vincere il Mundialito del 1981 (competizione mondiale tra le vincitrici della coppa del Mondo) battendo Italia e Brasile di Zico e Socrates con i suoi goal.

Non era dotato di tecnica sopraffina, ma l’opportunismo faceva davvero paura ai diretti marcatori. Insomma, un bell’acquisto dopo la cessione al Torino di “spadino” Selvaggi. Il suo precampionato iniziò con due goal in altrettanti partite di coppa Italia contro Monza e Palermo. Ma fu solo una goccia nel deserto. Stagione da incubo per lui e per il Cagliari: Victorino vedrà solo 10 volte il campo senza realizzare neanche una rete ed il Cagliari retrocesse in serie B all’ultima giornata contro l’Ascoli di Carlo Mazzone. Il centravanti uruguaiano aveva una sorta di diario delle prodezze di metà settimana, ma in campo non riusciva a vedere il pallone. Errori clamorosi anche ad un metro dalla porta lo relegarono presto ai margini della rosa rossoblù. "Oh El Pescador, vai a pescare allo stagno di Santa Gilla!", qualche tifoso iniziò ad urlargli dagli spalti. Problematico anche il suo rapporto con l’allenatore Gustavo Giagnoni, che non si mise problemi nell’estrometterlo dall’undici titolare dopo che, durante un’amichevole giocata ad Iglesias, Victorino calciò sopra la traversa un pallone che stava rotolando verso la rete.

Al termine della stagione fu ceduto agli argentini del Newell’s Old Boys per la bella cifra, dell’epoca, di 100 milioni. Lontano dall’Europa, però, Victorino tornò ad essere l’attaccante cattivo e temuto e segnò goal a ripetizione in Argentina, Ecuador, Venezuela e Perù. Chiuse la sua carriera nel 1989 segnando 19 reti, nonché il titolo di capocannoniere, nella squadra peruviana del Defensor Lima. Perché Victorino non funzionò nel Bel Paese? C’è una sorta di luogo comune in relazione a questo povero ragazzo: arrivò a Cagliari nel 1982 quando aveva 30 anni, ma sulla carta d’identità. Si dice però che il padre, un umile mandriano e agricoltore che non sapeva leggere, segnasse su una parete di casa i compleanni del piccolo Waldemar. Poi, alla presunta età di 10 anni, una tempesta distrusse la casa, ed il padre, non ricordandosi quanti “segni” ci fossero sulla parete, ricominciò a segnare da zero.

Ovvia conclusione, Victorino arrivò in Italia a 40 anni. Luogo comune, ovviamente. Oggi Waldemar svolge il ruolo di procuratore di giocatori sudamericani, ma viene ricordato anche per aver ispirato nel 1981 Yoichi Takahashi, autore della famosa serie animata “Holly e Benji”. Il giocatore simbolo della nazionale giovanile uruguaiana porta il suo nome (Ruben Pablo Victorino).