UNA STORIA DI GRANDI VALORI 

UNA STORIA DI GRANDI VALORI 
venerdì 16 giugno 2023, 00:08Il punto
di Vittorio Sanna
Vittorio Sanna, giornalista e scrittore, per i tifosi rossoblù "la voce del Cagliari". Nella sua trentennale carriera ha raccontato in radiocronaca oltre 700 partite, quasi 600 in serie A. Uno dei più accreditati storici del Cagliari

di Vittorio Sanna

Medaglia d’oro al valore civile dello sport, riabilitativo di un calcio corrotto dagli interessi, dal denaro, dal profitto ad ogni costo. La storia del Cagliari Calcio si forgia di un altro capitolo in cui vince lo sport, vincono tutti quei valori educativi che sono stati sempre più sistemati in un secondo piano sotterraneo, a favore dell’industria. Troppe volte in questi decenni lo scontro è diventato aspro, con la carriera e il guadagno che cancellava di fatto i sentimenti simbolici di appartenenza e rappresentanza. Il Cagliari è tornato ad essere una terra, un popolo e una squadra, grazie all’antico pensiero di un uomo che nei decenni si è adattato al sistema, senza dimenticare gli antichi valori, Claudio Ranieri. Rendendoli compatibili.

Non che lui da allenatore abbia lavorato gratis o abbia preteso lo facessero i calciatori, ma riconducendo il calcio a quell’esempio educativo che deve parlare alla società. I tifosi non guadagnano dal vedere vincere la propria squadra. Pagano solo per sperarlo, per sostenerla anche nei momenti difficili. Pagano per avere un esempio che possa essere ricondotto alla vita di ogni giorno. Cercano una vittoria, la materializzazione di un sogno, l’arrivo ad una meta. Nel rispetto delle regole e attraverso la dedizione e il sacrificio, l’abnegazione e il sudore, la passione e il trasporto emotivo.

Il Cagliari è un sogno e una speranza si cantava nel 1998 e quel sogno e quella speranza si è nuovamente materializzata. Attraverso un antico condottiero che  prima di accettare l’arduo compito non ha valutato solo il denaro ma anche il pericolo di abbattere il suo stesso mito, costruito su valori fondamentali a fine anni ottanta. 

Una squadra composta da uomini che volevano arrivare. Senatori di serie C e giovani aspiranti campioni. Un presidente romantico che aveva esposto la famiglia, Tonino Orrù, per salvare il Cagliari dal fallimento. Con il rischio di perderli i soldi e non di guadagnarli. Ranieri arrivò traboccante di sogni e speranze anche personali e in quel clima ovattato di valori familiari aveva trovato l’humus per dimostrare il suo valore, per battezzarsi allenatore di serie A. 

Aveva timore di rovinare il suo mito ma ha capito che quando chiama la storia i campioni veri non si tirano indietro. Ha messo sotto la giacca tutta l’esperienza maturata e si è ripresentato giovane come trent’anni prima. Rispolverando quegli antichi valori a campioni caduti in disgrazia e giovani che aspiravano a diventare calciatori.

È stata una fortuna che nel frattempo anche Tommaso Giulini fosse tornato ai più miti consigli di persone fidate. Suoi uomini in Fluorsid, Stefano Melis, e Campioni del passato giunti al capezzale di una squadra che gli aveva rubato il cuore, Roberto Muzzi. Due, tre persone e una delega totale al Mister di Testaccio. Un’opera straordinaria da realizzare testa in giù in pochi mesi, come Michelangelo Buonarroti realizzò in cinque anni l’affresco del Giudizio Universale della Cappella Sistina.  

Ranieri ha ripreso punto per punto. È ripartito riparando la difesa che faceva acqua. Pescando dalla cantina in cui faceva muffa Alberto Dossena, che somigliava al suo antico Firicano. Facendogli ruotare intorno gli altri e facendo così crescere in particolare Obert. Ha utilizzato anche la mano sinistra acquistando Azzi. Ha dato sicurezza al portiere Radunovic con la diga davanti ai centrali dove a scacciare acqua ci ha messo Deiola.

Impermeabilizzata la difesa, ha dato articolazione agli esterni. In particolare l’asse Nandez/Zappa, con il più giovane dei due che pian piano si è liberato dalle paure difensive per far esplodere il talento in fase di rifinitura. Ha ridotto all’essenziale la classe di Makoumbou, sempre più perno e meno giocoliere nell’impostazione tattica. Ha contato sulla voglia di emergere di Kourfalidis e Lella, Di Pardo e via dicendo, predisposti al sacrificio. E poi  ha fatto sentire Lapadula un leader, non più solo di se stesso.

Gli ha fatto capire quanto amore c’era nel nostro popolo pronto a travolgerlo. Non c’era bisogno di pretenderlo, sarebbe bastato condividerlo. E come Riva, da uomo solo è diventato il finalizzatore assoluto. Supportato dalla spinta di un emigrato con  il cuore gigante e i piedi vellutati, Marco Mancosu. Simbolo di un popolo intero cresciuto fuori dall’Isola, il più legato al ricordo e alla nostalgia. E da un moro che non poteva mancare, come nella bandiera, il giovane Luvumbo.

Spirito antico che ha risvegliato anche il guerriero Pavoletti, nel momento più importante. Un’opera perfetta figlia di sentimenti, di passione, di empatia, di legami che vanno aldilà del baratto. Uno scambio in abbondanza che ci ha regalato un piccolo grande scudetto, per modi e tempi di realizzazione.

Ora non sprechiamo niente. Conserviamo e valorizziamo. Riprendiamo da qui credendo ancora nelle bandiere, nei legami, nei punti di contatto che uniscono gli uomini veri e non solo quelli d’affari. Il Cagliari ha riacquistato i suoi colori e il vento che soffia ci porta il suono in lontananza del rombo e del tuono. Per lottare con orgoglio in nome dei Quattro Mori, di una terra in cerca di riscatto.​​​​\



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VITTORIO SANNA  - Giornalista e scrittore, per i tifosi rossoblù "la voce del Cagliari". Nella sua trentennale carriera ha raccontato in radiocronaca oltre 700 partite, quasi 600 in serie A. Uno dei più accreditati storici del Cagliari. Autore del libro "La Terra dei Giganti", appena uscito nelle librerie. Un viaggio nella storia dello sport e della relativa statuaria sportiva, dalle prime civiltà ai giorni nostri. Una sezione con i profili degli 88 olimpionici e paralimpici sardi nelle Olimpiadi e Paralimpiadi moderne finora riportati alla luce attraverso un continuo lavoro di ricerca.