Sanna: "Sul Cagliari pretese irreali: una squadra da 60 milioni non può batterne una da 600"
Il giornalista Vittorio Sanna, attraverso il suo ultimo video pubblicato su YouTube, ha fatto il punto sulla situazione in casa Cagliari dopo la sconfitta di Torino contro la Juventus, soffermandosi sul clima che circonda la squadra e sulla deriva del dibattito pubblico attorno al calcio rossoblù. Di seguito un estratto del suo intervento:
"Faccio sempre più fatica a capire perché, di fronte ai commenti che vedo ogni giorno, non riesco a comprendere realmente la società. Non riesco a capire se ci sia la consapevolezza che ogni cosa deve avere il giusto peso, e che bisogna capire le differenze che possono esistere. Se io ho dieci volte in meno la possibilità di investire dei soldi, non posso pensare di fare ciò che fanno gli altri con dieci volte quello che ho io. Da questo punto di vista, invece, continua questo atteggiamento: ogni volta che una partita non si vince, c’è qualcuno da massacrare, da cacciare via, da licenziare; è sempre tutto un fallimento. Si pensa che possa arrivare qualcuno con la bacchetta magica a risolvere tutto. Io, sinceramente, non riesco a capirlo.
È questo "tutto e subito", questo annullare le differenze, il non accettare che possano esistere dimensioni diverse. Il non accettare che tutto nasca da un processo che implica lavoro, e che il lavoro richieda tempo - un tempo in cui è inevitabile sbagliare, perché se non sbagli non puoi correggere. (...) Viviamo in una società in cui si è sempre insoddisfatti, si pensa che il successo si possa ottenere facilmente, che bastino i soldi facili, la vittoria facile, il "tutto facile". Ma non c’è niente, assolutamente niente, di facile. Quando sento i commenti dopo le partite - e non parlo solo dell’ultima, che è solo un simbolo - mi rendo conto che questa è una costante, un meccanismo che si ripete ogni settimana. I giocatori che non ci sono sembrano sempre i più forti, quelli in panchina diventano improvvisamente i migliori, anche se magari sono gli stessi che si erano criticati la settimana prima quando avevano giocato e non si era vinto.
Siamo sempre alla ricerca di un colpevole, di qualcuno che risponda da solo di ciò che non funziona in un insieme complesso. Perché poi, quando si gioca a calcio, si gioca con sedici giocatori, un allenatore, mille situazioni che possono anche non andare per il verso giusto. Viviamo in un mondo virtuale anche nei commenti, e pretendiamo che una squadra che vale sessanta milioni possa battere facilmente una che ne vale seicento, magari in un campo dove ha vinto solo tre volte in sessant'anni. Siamo completamente fuori dalla realtà. E questa mancanza di realismo rattrista, perché ti alzi la mattina, senti i commenti, vedi questo pessimismo dilagante e pensi: “Mamma mia, anche oggi devo muovermi in mezzo a queste acque nere".