Barsotti racconta Mina: “Guacené, fango, autostop e un talento destinato a far perdere la testa agli attaccanti”

Barsotti racconta Mina: “Guacené, fango, autostop e un talento destinato a far perdere la testa agli attaccanti”TUTTOmercatoWEB.com
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Ieri alle 21:45Primo piano
di Vittorio Arba

Nel corso di Le Foot Toujours, in onda sui canali di Cronache di Spogliatoio, il giornalista Giovanni Barsotti ha raccontato la storia di Yerry Mina, difensore del Cagliari, dalle sue origini fino ad arrivare ai giorni nostri. Di seguito le parole dell'inviato di DAZN, sintetizzate da TuttoCagliari.net: "Vi racconto una storia che comincia nella Valle del Cauca, in Colombia. Siamo nella Colombia dell’ovest, nord-ovest più o meno, una delle regioni con il più alto tasso di coltivazione di canna da zucchero: piante particolari che hanno bisogno di un clima molto caldo ma anche di molta pioggia. Insomma, clima tropicale. Ed è proprio lì, in questo clima tropicale, che ha origine una storia fatta anche di pioggia, acquazzoni e temporali improvvisi. Nel paesino di Guacené, un piccolo centro attraversato da una strada che entra da un lato, diventa la Calle Ocho e poi esce dall’altro, nel febbraio del 2018 c’è un acquazzone tremendo. Un acquazzone che disturba l’antenna dell’unico barbiere del paese - sì, quello che trovate anche su Google Maps: il Barbero Neymar. L’antenna è danneggiata e così, il giorno dopo, l’11 febbraio 2018 alle 10.15 del mattino, tutta Guacené si ritrova lì per vedere una partita. In realtà, per via del fuso orario, quella partita - Barcellona-Getafe, finita 0-0 - si sta giocando alle 16.15 in Europa. Ed è la prima partita da titolare in Europa di Yerry Mina. Tutti i suoi amici e tutta la sua famiglia sono lì: si vede male, perché la sera prima è venuto giù il mondo, ma Yerry si riconosce subito. In quella difesa di “tre piccoletti” - Digne, Sergi Roberto e Jordi Alba - lui spicca con il suo metro e 95. E gioca pure una buona gara. Nel barber shop, nella peluquería, ci sono tutti: a cominciare dal fratellino Juan, che ha 13 anni e gioca nelle giovanili del Deportivo Cali. Oggi ne ha 21 e gioca nei New York Red Bulls in MLS. C’è anche la mamma, Marianella - sì, due bicchieri d’acqua, grazie - che racconta che sul muro di casa aveva scritto: “Da grande farò il calciatore, firmato Yerry.” Quelle scritte che si vedono sui muri di Guacené. E c’è anche il papà, Eulises, che non è stato un portiere di altissimo livello, ma sempre portiere è stato. Forse per questo, al primo allenamento, Yerry Mina - a 5 anni - si presenta con i guanti da portiere. Lo racconta l’allenatore Seifer, che l’ha seguito per tanti anni. Come dicevo, è una storia di pozzanghere. Ci si allenava in campi di fortuna, perché parliamo di una Colombia povera. Guacené dista 44 km da Cali, ma 44 km che richiedono un’ora e mezza: le strade non sono certo la Pedemontana o la Cristoforo Colombo.

Un giorno, Seifer è in macchina con un piccolo Yerry: l’auto si blocca nel fango. Devono tirarla fuori. L’allenatore scende a spingere e mette Yerry al volante. E Yerry, piano piano, guida e la tira fuori dal fango. Un aneddoto divertente, raccontato proprio da Seifer: dopo, per premiarsi, si dividono un panino e una bibita, perché hanno pochi soldi in tasca. A proposito di trasporti: quei 44 km, quando Yerry cresce e va in prova al Deportivo Cali, non li può fare in macchina perché non ci sono soldi. Ogni tanto lavora al mercato, mette via qualche soldino, ma spesso fa autostop in cambio di pochi pesos o si attacca ai camion per percorrere quei 44 km. Poi cammina chilometri a piedi. E nonostante tutto questo, il Deportivo Cali non lo tiene. A cambiargli la carriera sarà un familiare: lo zio Khair. Quel giorno è anche lui alla Barbería Neymar a vedere Barcellona-Getafe trasmessa male su ESPN. Sarà lui che un giorno lo porterà molto più lontano: nove ore d’auto fino al Deportivo Pasto per una prova. Lì Yerry viene preso. Da lì passerà al Palmeiras, poi al Barcellona, all’Everton, alla Fiorentina e infine al Cagliari. La sua carriera, da lì, decolla. Ma la cosa più bella di questa storia - una storia di pioggia, povertà, campi infangati, cavalli che girano liberi e piante di canna da zucchero - è che, se guardate oggi Guacené su Google Maps, salta subito all’occhio la Cancha Deportiva Yerry Mina, proprio su quella stessa strada che attraversa il paese. Ha un tetto antipioggia e un pavimento antifango. È il campo dove lui giocava da bambino: a volte nelle pozzanghere, a volte sulla terra bollente, a volte anche scalzo. E adesso lì, protetti, possono giocare i bambini del paese. Chissà se tra loro, ogni tanto, c’è qualcuno che fa un po’ di trash talking nell’orecchio di un attaccante. E chissà se, ogni tanto, un piccolo attaccante dice: “Non ho più voglia di giocare… il trash talking è troppo forte".