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ESCLUSIVA TC - CRISTIAN BUCCHI: "Il Cagliari ha compiuto un'impresa straordinaria. Gli stenti di inizio stagione erano prevedibili: serviva tempo per abituarsi alla serie A. Ora ci vogliono pazienza e programmazione all'insegna della sostenibilità"

ESCLUSIVA TC - CRISTIAN BUCCHI: "Il Cagliari ha compiuto un'impresa straordinaria. Gli stenti di inizio stagione erano prevedibili: serviva tempo per abituarsi alla serie A. Ora ci vogliono pazienza e programmazione all'insegna della sostenibilità"TUTTOmercatoWEB.com
venerdì 24 maggio 2024, 15:26Primo piano
di Matteo Bordiga

A Cagliari ha vissuto una sola stagione, contribuendo con un gol alla cavalcata trionfale dei rossoblù verso la promozione in serie A nell’annata 2003-2004. Cristian Bucchi, tipico attaccante d’area di rigore, rapace e opportunista – ma anche dotato di una buona tecnica di base – traccia un bilancio del campionato appena concluso, nel quale a suo avviso il Cagliari ha compiuto “un’impresa straordinaria” ottenendo la salvezza nonostante le enormi difficoltà palesate nel tormentato girone d’andata.

Cristian, dopo l’ultima giornata di campionato come si può commentare la parabola vissuta da Nandez e compagni, culminata in una salvezza sofferta e tortuosa?

“Io dico che quello del Cagliari è stato un cammino straordinario. Le difficoltà incontrate all’inizio del torneo erano ampiamente preventivabili: era stata mantenuta l’ossatura di base della serie B, quindi prima di prendere possesso della nuova categoria ci voleva fisiologicamente un po’ di tempo. Ricordo inoltre gli infortuni di inizio stagione soprattutto nel reparto avanzato: da Petagna a Lapadula a Pavoletti, in tanti sono stati a lungo ai box.

Credo che il lavoro di Claudio Ranieri sia stato fenomenale: anche nei momenti più difficili ha dispensato serenità, tranquillità e fiducia a tutto il gruppo. Sinceramente mi ha sorpreso la sua decisione di lasciare la Sardegna e il calcio, perché per conto mio avrebbe potuto allenare per altri dieci anni. Ma probabilmente, dopo aver firmato l’ennesimo capolavoro, ha preferito uscire di scena da trionfatore. Personalmente lo ringrazio perché, da allenatore quale sono anch’io, ho apprezzato tantissimo la sua capacità di farsi volere bene da tutti e di gestire meravigliosamente la squadra. Sotto questo aspetto Claudio è veramente un esempio e un modello per chiunque pensi di avvicinarsi alla nostra professione.”

I tifosi del Cagliari ieri sera, all’Unipol Domus, hanno esposto uno striscione nel quale chiedevano espressamente alla società di alzare il tiro delle ambizioni, sottolineando che una semplice salvezza stiracchiata non può più bastare a una piazza storica e prestigiosa come quella isolana. Partendo dalla rosa di quest’anno, dove occorrerà intervenire sul mercato per costruire una squadra un po’ più competitiva in vista della prossima stagione?

“Secondo me quella attuale è una rosa che, di base, ha dei valori importanti. Per puntellarla bisognerebbe investire sul mercato, ma è anche vero che tutti vorrebbero nuovi acquisti di spessore per alzare l’asticella e fare il salto di qualità… Proprio i piccoli club italiani – penso al Lecce o allo stesso Cagliari – dimostrano che con una condotta tecnica virtuosa, con lo spirito di unione e con la coesione e la compattezza del gruppo si può in parte colmare il gap coi club che spendono decine di milioni di euro in più. Il Cagliari dovrà semplicemente trovare i giocatori giusti, quelli che hanno le prerogative tecniche adatte e soprattutto la fame sportiva e la voglia di indossare la casacca rossoblù, senza svenarsi. Il nostro calcio è pieno di società che con poco riescono a costruire tanto: l’esempio più attuale è quello dell’Atalanta, ma penso anche al Bologna. Nel Cagliari ci sono le persone giuste per intraprendere questo percorso. Ci vorrà tempo, ma alla lunga il pubblico sardo potrà togliersi delle soddisfazioni.

Se prendi dei giovani di talento e li affianchi a senatori come Jerry Mina o Pavoletti puoi veramente porre le basi per un futuro di successo, creando un bellissimo mix che non indebita la società ma che, al contempo, porta la squadra a crescere esponenzialmente. Servono però tempo e pazienza. E, soprattutto, la capacità di scegliere elementi funzionali al progetto sia dal punto di vista dirigenziale che sotto l’aspetto sportivo, partendo sempre dalle basi e da ciò che si ha in casa.”