ESCLUSIVA TC – Ventura: «Quello che conta è che il Cagliari si cali nella nuova realtà e si riprenda la Serie A. Ecco I miei straordinari ricordi rossoblù”

ESCLUSIVA TC – Ventura: «Quello che conta è che il Cagliari si cali nella nuova realtà e si riprenda la Serie A. Ecco I miei straordinari ricordi rossoblù”TUTTOmercatoWEB.com
© foto di Carlo Giacomazza/TuttoSalernitana.com
giovedì 18 agosto 2022, 13:30Primo piano
di Roberta Lai

Gian Piero Ventura, ex tecnico del Cagliari e della Nazionale italiana, è intervenuto in esclusiva ai microfoni di TuttoCagliari.net per raccontare i suoi ricordi legati al Cagliari e per analizzare l’attuale situazione dei rossoblù.

Dopo trentasette anni, ha annunciato il suo addio al mondo del calcio. Una scelta sofferta, immagino.

“In parte sì, ho fatto molte cose buone, altre meno. Se dovesse esserci un’opportunità per dare il mio contributo sul piano delle conoscenze e dell’esperienza in una società sarebbe diverso ma riandare in campo no. Quando uno dice basta è basta”.

Pensa ci sia poca riconoscenza nel mondo del calcio?

“Il mondo del calcio di oggi brucia tutto velocemente. La parola riconoscenza è abbastanza desueta, non fa proprio parte di questo mondo”.

Da parte dei tifosi delle squadre che ha allenato la riconoscenza rimane anche con il passare degli anni.

“Ho la fortuna, lo dico in maniera spassionata, di aver lasciato ovunque ricordi importanti. Sono stato in Sardegna l’anno scorso, non facevo un metro senza essere fermato. Tutti volevano parlare di Cagliari e di calcio con me. Questo succede anche a Bari, a Lecce per non parlare di Torino. Ho avuto il piacere di lavorare in città importanti, di conoscere tifoserie ma soprattutto persone importanti dal punto di vista umano”.

Che ricordi ha di Cagliari?

“Sono ricordi straordinari sia dal punto di vista della vita di tutti i giorni sia dal punto di vista dei rapporti. Arrivai a Cagliari quando la squadra retrocesse in B, Cellino era un po’ depresso in quel periodo. Ho dovuto prima ricostruire il presidente e poi la squadra. Abbiamo preso giocatori sconosciuti come Zebina, abbiamo fatto delle plusvalenze pazzesche. Abbiamo riportato il Cagliari in A e un bilancio in positivo. I ricordi della città sono anch’essi straordinari, mi sento a casa”.

Come si possono raccontare giocatori di alto livello come Muzzi, O’Neill, Mboma. Come li ha vissuti?

“Li ho vissuti da allenatore, ognuno con una storia diversa. De Patre aveva quasi chiuso con il calcio, lo abbiamo recuperato ed è un centrocampista che ha fatto numeri pazzeschi. Mboma giocava in Giappone, era fuori da tutti i giochi, lo abbiamo portato in Italia e dopo due anni lo abbiamo venduto al Parma per non so quanti miliardi ma, soprattutto, lo abbiamo messo nelle condizioni di vincere il Pallone d’oro africano; O’Neill è il grande rammarico, è il giocatore più forte che abbia mai allenato, di una qualità e di una forza mostruosa e devastante. Quando arrivai, Cellino voleva vendere Muzzi, io ho insistito per tenerlo. All’inizio non fu facile, abbiamo dovuto lavorare molto su di lui. Sono ricordi che si mischiano con risultati sportivi, economici ma soprattutto umani. Ancora adesso li sento ed è come se non ci fossimo mai separati. Si sono creati rapporti indissolubili”.

Nella stagione 1997/1998 guida il Cagliari alla promozione in Serie A. Ci dice qual è stata la sua ricetta?

“Venivo da due promozioni consecutive con il Lecce. Avevo un deposito di entusiasmo e autostima illimitato. Al mio arrivo trovai un ambiente depresso e una squadra retrocessa in quel famoso spareggio. Ho dovuto prima riportare entusiasmo all’interno della società e solo dopo abbiamo costruito la squadra affrontando quel problema che il Cagliari sta incontrando oggi: quando si retrocede c’è il rischio di dare per scontata la risalita solo per il fatto di avere un organico competitivo rispetto alla media della categoria. Risalire subito non è così facile, se non ti cali nella nuova realtà rischi di pagare pegno. Noi lavorammo soprattutto sulla testa dei giocatori che all’inizio facevano un po’ di fatica. Riuscimmo a raggiungere l’obiettivo, a mantenere la categoria con facilità ma soprattutto riuscimmo a produrre plusvalenze, dando modo a Cellino di migliorare il bilancio e di proseguire con maggiori possibilità in futuro. Io lasciai dopo due anni perchè colsi l’opportunità di tornare a Genova, alla Samp”.

Si aspettava questa retrocessione del Cagliari?

“È stato terribile per diversi motivi. Prima di tutto perché la rosa del Cagliari era decisamente superiore a quella di altre squadre. Più volte ha avuto l’occasione di salvarsi in anticipo. È stata terribile perché bastava fare gol a una squadra già retrocessa visto che la Salernitana perdeva con l’Udinese. Una retrocessione totalmente evitabile ma nel calcio, con i se e con i ma non si va da nessuna parte. Probabilmente, sono stati fatti degli errori anche di gestione. Ormai è andata, quello che ora conta è calarsi nella nuova realtà e andare a riprendersi la Serie A”.

Quali sono le sue aspettative?

“Il Cagliari, dal punto di vista tecnico, ha tutte le carte in regola per tentare la promozione. Non so se partirà o arriverà ancora qualcuno ma avere giocatori come Pavoletti, Lapadula, Pereiro, nandez è un lusso in Serie B. È chiaro che dal punto di vista qualitativo il Cagliari è in assoluto la squadra da battere. Il vero problema è che tutto questo, però, non è sufficiente e i fatti l’hanno dimostrato più volte: squadre che retrocedono dalla A trovano spesso delle difficoltà perché non sanno calarsi immediatamente nella parte di una categoria totalmente diversa a livello di ritmo, di modo di stare in campo”.

Che tipo di campionato faranno Bari e Pisa?

“A Bari c’è una voglia di calcio pazzesca, una proprietà importante e una squadra competitiva.  Si ritaglierà uno spazio interessante e getterà le basi per poter risalire in A l’anno prossimo. Il Pisa ha fatto un’annata importante, ha sfiorato la promozione ma credo che quella sconfitta si pagherà soprattutto a livello mentale. Ha un allenatore di lusso, ambizioni ma non credo sarà così facile salire”.

Facciamo un salto alla Serie A. Salernitana e Sampdoria riusciranno a risolvere i problemi che hanno caratterizzato la passata stagione? 

“Penso che il massimo a cui possa ambire la Salernitana è una salvezza sofferta. La Sampdoria, fino a due anni fa, è uscita fuori dalle problematiche grazie ai gol di Quagliarella. Una salvezza tranquilla, con tutte le difficoltà della società, sarebbe un risultato importante”.

Parliamo di giovani rossoblù. Ha intravisto qualcuno di prospettiva?

“Mi è piaciuto Bellanova che ora è all’Inter”.

Domanda di rito: Liverani è l’uomo giusto per la panchina del Cagliari?

“La sua grande voglia di rivialsa ben si sposa con quella del Cagliari, della società e di tutta la città. Mi auguro che questo possa essere un binomio vincente”.

Si ringrazia Gian Piero Ventura per la disponibilità e la cordialità nell’accettare e svolgere questa intervista.