PISACANE a La Repubblica: “A Cagliari studio la Gen Z, allenarla è una sfida. Voglio consolidare nella squadra i valori di Riva”

PISACANE  a La Repubblica: “A Cagliari studio la Gen Z, allenarla è una sfida. Voglio consolidare nella squadra i valori di Riva”TUTTOmercatoWEB.com
© foto di Luca Di Leonardo - TuttoCagliari.net
Oggi alle 09:15Primo piano
di Redazione TuttoCagliari

Fabio Pisacane, tecnico del Cagliari, è stato intervistato da La Repubblica. Le sue parole sintetizzate da TuttoCagliari: "Che effetto mi fa allenare i miei compagni? Ce ne sono ancora cinque: Rog, Zappa, Marin, Deiola e Pavoletti. Al bar per loro sono Fabio, ma in campo mi chiamano mister, ci tengo. Dell’esperienza alla guida della Primavera, cosa porta con me? Alcuni giocatori, la cultura del lavoro, tanti insegnamenti. Ho sbagliato, sono cresciuto, ho studiato. Non bastano tecnica e tattica. Grazie a un incontro che ho fatto durante una vacanza a Ibiza, mi sono chiesto: quanto conosco davvero i ragazzi che alleno? Con l’aiuto di uno psicologo, ho iniziato a studiare a fondo la Generazione Z. È stato prezioso. Quando avevo vent’anni, se l’allenatore parlava per mezz’ora lo ascoltavo. Oggi hanno un tempo di attenzione breve. Organizzano i pensieri per immagini. Reagiscono meglio ai premi che ai rimproveri"

Pisacane  è approdato giovanissimo su una panchina di Serie A, come Chivu, Cuesta e Fabregas: "I presidenti hanno finalmente coraggio? Sì, e noi una grande responsabilità. Se dovessimo fallire, difficilmente nei prossimi anni sarà data la stessa possibilità ad altri giovani".

Cagliari lo ha adottato: "Voglio consolidare nella squadra i valori di un popolo unico, che ha fatto sentire a casa me e la mia famiglia: etica del lavoro, rispetto, umiltà, discrezione. I valori di Gigi Riva. Cagliari era nel mio destino: il mio unico gol in carriera è anche l’ultimo segnato al Sant’Elia, prima della chiusura. E oggi il terzo dei miei quattro figli, Matias, mi insegna filastrocche in lingua sarda. Come mai il nome Matias? Lo hanno scelto i suoi fratelli con mia moglie Maria Rosaria. Il quarto avrei voluto chiamarlo Gabriel come Batigol, mio idolo, ma alla fine l’ho chiamato Marco, come un fratello che ho perso da piccolo. E abbiamo chiamato il cane Batistuta. Se ho conosciuto Batigol? Mi ha mandato un video per farmi forza dopo un infortunio. Avevo già 35 anni, ma che emozione". 

Sul suo esordio in Serie A a 30 anni: "Non è mai troppo tardi. Non pensavo che ce l’avrei fatta, ma inconsciamente ho sempre lottato per arrivare a quel momento. Per migliorarsi, bisogna crederci."