Dalle ovazioni ai fischi: la parabola rossoblu di Pierpaolo Bisoli

Dalle ovazioni ai fischi: la parabola rossoblu di Pierpaolo BisoliTUTTOmercatoWEB.com
© foto di Alberto Mariani/TuttoAtalanta.com
giovedì 2 settembre 2021, 22:30Ex rossoblù
di Giancarlo Cornacchia
Da giocatore ad allenatore con risultati opposti

Estate 1991: Carmine Longo, esperto nello scovare giovani interessanti, pesca dalla serie C2 un poderoso mediano dal fisico possente. Il suo nome è Pierpaolo Bisoli. "Ricorda molto il tedesco del Verona, Briegel, con le dovute differenze tecniche", le prime parole dell'allora direttore sportivo. L'esordio del giocatore di Porretta Terme è da sogno: l'allenatore Giacomini lo manda in campo negli ultimi minuti contro i campioni d'Italia della Sampdoria e lui ripaga facendo partire un contropiede fulminante che culminò con il goal vittoria di Pepe Herrera. Dopo brevissimo tempo, complice l'infortunio di Massimiliano Cappioli, Bisoli trova posto in pianta stabile nell'undici titolare e si fa apprezzare per lo spirito mai domo, la generosità al servizio dei compagni, e della grinta nei contrasti. Ben presto diventò Bisolone, l'idolo della tifoseria e in ben sei anni collezionò 164 presenze condite da 5 goal, ma anche due gravissimi infortuni con la quale pagò la sua generosità: Stefano Desideri e Stefan Shwarzer i suoi aguzzini. Nell'estate 1997 dopo la retrocessione in serie B a seguito dello spareggio di Napoli, Giampiero Ventura lo esclude dal progetto. "Se scende in campo Zanoncelli (difensore fortemente voluto dal tecnico genovese) io posso giocare con una gamba sola", furono le parole di Bisoli che preferì trasferirsi nuovamente in serie A, nell'Empoli, nonostante la tifoseria facesse il tifo per lui.

Fu il triste epilogo dell'avventura di un giocatore magari non raffinatissimo tecnicamente (a volte soprannominato Boscaiolo), ma dal grandissimo spirito di sacrificio. Ma Cellino non si dimenticò di lui e, nel frattempo diventato allenatore, nell'estate 2010 lo chiama per guidare la squadra per il dopo Allegri. "Per me guidare il Cagliari è come guidare il Real Madrid: è il massimo", le sue prime parole. Grande entusiasmo nella piazza per il suo ritorno, ma le cose non andarono come si sperava. Dopo dodici partite ed il diciassettesimo posto in classifica l'ex patron rossoblu decise di esonerarlo; davvero pochi gli undici punti e solo due vittorie, ma ciò che l'allenatore pagò maggiormente fu il rapporto teso avuto con i due "senatori" della squadra, ovvero Daniele Conti e Alessandro Agostini. Alla vigilia della trasferta contro il Chievo Verona i due giocatori furono allontanati dalla rosa per un diverbio mai chiarito del tutto. Il resto della storia lo conosciamo, dato che il capitano ed il suo vice vennero reintegrati e ripresero il loro posto, mentre Bisoli interruppe in maniera brusca, e stavolta definitiva, la sua avventura con il Cagliari dopo due sconfitte interne nel giro di 4 giorni, contro Bari e Napoli.