NON ESISTE FALLIMENTO

NON ESISTE FALLIMENTO
mercoledì 27 marzo 2024, 00:45Il punto
di Vittorio Sanna
Vittorio Sanna, giornalista e scrittore, per i tifosi rossoblù "la voce del Cagliari". Nella sua trentennale carriera ha raccontato in radiocronaca oltre 700 partite, quasi 600 in serie A. Uno dei più accreditati storici del Cagliari

 di Vittorio Sanna

Eccoci ancora qui a parlare di formazione e risultati, di partite vinte e perse, di ragazzi che stando ai giudizi e alle colpe, sarebbero già i protagonisti del fallimento. L’oggetto specifico sono i risultati delle Rappresentative Regionali di calcio, dall’Under 15 all’Under 19. La sentenza basata esclusivamente sulle partite disputate nei giorni scorsi. Invece di stare a discutere su come migliorare, invece che analizzare i margini di crescita, invece di utilizzare il tempo per mettere in atto un’attività metodica e sistematica che possa creare le basi del successo personale e di squadra, si schiaccia il mondo giovanile con sentenze inopportune che dichiarano al mondo che bisogna cambiare prospettiva. Invece di guardare ai risultati delle partite si dovrebbero valutare i percorsi dei ragazzi, il loro coinvolgimento, la passione, i toni emotivi, lo spirito di sacrificio.

Tutti gli elementi che sono utili a inseguire il successo, le ricette che formano il giusto atteggiamento di fronte a un risultato da ottenere. Si fa l’esatto contrario: si pressa il mondo dei ragazzi perché ottenga tutto e subito, quasi ci fosse un coccodrillo a scandire il tempo della crescita, pronto a mangiarsi intere generazioni, chiamate a vincere prima ancora di aver acquisito il metodo per farlo. Se fosse vero che la bontà del lavoro giovanile è riflesso dai risultati, l’Italia non  avrebbe problemi. In campo internazionale vince fino all’Under 21, in tutte le età per poi fare flop, nel calcio senior.

 Sono anni che si ripete la scena e che si continua a sbattere la testa contro il muro. I ragazzi non  devono vincere, devono crescere. Devono imparare il percorso per superare gli ostacoli, devono allenare la forza emotiva, la personalità. Devono amare il lavoro e il sacrificio prima ancora del risultato. E invece sono ossessionati dalle selezioni. Vieni bocciato e scartato fin da quando hai 13 anni, perché si deve vincere. Per chi? Per un allenatore o per una federazione? Per un sistema?

La vittoria di oggi sarebbe frenare la dispersione sportiva, tenerli tutti in gioco, non interrompere il percorso di sviluppo in modo precoce. Nello sport non esiste fallimento se tu lavori per il ragazzo, per il suo costante miglioramento. Se sai aspettare, se sai insegnargli a superare i suoi limiti, a convivere con l’errore, a gioire dell’errore che gli indica la strada del miglioramento. È la cultura sportiva che deve essere rilanciata come valore sociale, come momento di passione che sappia creare uomini capaci di risollevarsi, di non farsi dire “non sei capace”, “è impossibile”, “non ce la puoi fare”.

 Si può anche arrivare ultimi in un girone di rappresentative dove si parte con numeri diversi. Ma non si può valutare l’essere ultimi solo dai risultati di una partita. Facciamo crescere tutti e avremo più da scegliere. Continuiamo a bocciare in  modo precoce e i selezionati saranno schiacciati dalle aspettative. Non riconosceranno più lo sport con passione ma il meccanismo di scelta e selezione per il macello, l’ingresso nel tritacarne della sfiducia e della depressione. Dei sogni che si bruciano con leggerezza devastante invece di essere tenuti accesi fino a che la sistematicità delle azioni messe in atto non portino ai reali risultati: il saper fare e non il saper presumere.