Lecce, Corvino: "Autofinanziamento, identità e programmazione: così costruiamo la nostra salvezza"
Approfittando della sosta per le nazionali, Pantaleo Corvino, responsabile dell’area tecnica del Lecce, è intervenuto ai microfoni di Radio Sportiva per analizzare il momento della squadra, il lavoro di Eusebio Di Francesco e il modello societario basato sull’autofinanziamento. Le sue parole, sintetizzate da TuttoCagliari.net: "Abbiamo realizzato 10 punti, un bottino in linea con quelle che possono essere le aspettative di un club come il nostro, che lotta per evitare la retrocessione. In un campionato in cui per i club come il nostro diventa sempre più difficile, la compattezza e l’identità mostrata dalla squadra ci fanno ben sperare. Le scelte che facciamo le facciamo sempre perché siamo convinti di fare quella giusta, e molto hanno fatto anche i tecnici che abbiamo scelto in questi anni. Ogni anno partiamo da un presupposto: dobbiamo vincere un’altra sfida. Lo facciamo attraverso un metodo e un modello di lavoro collaudato, usando virtuosismo e creatività. Per noi è fondamentale chiudere in equilibrio finanziario, patrimonializzare e creare risorse tecniche ed economiche. Siamo contentissimi di Stulic: come spesso accade ai nostri attaccanti, sta avendo difficoltà iniziali, ma il lavoro che fa per la squadra è prezioso. Sappiamo che lui e Camarda creeranno un bottino importante. Quest’anno per tutti gli attaccanti il campionato è più complicato: fare gol è più difficile, e questo si riflette anche da noi.
Chi cerca trova: lavoriamo sulle potenzialità, perché le risorse sono minori. Tiago Gabriel risponde esattamente a questo tipo di ricerca e, come Gaspar o Sibert, rappresenta un investimento su cui puntiamo per il presente e per il futuro. Tutte le parti sanno già cosa fare e cosa non fare: Vlaovic e la Juventus hanno la capacità per capire qual è la decisione giusta. Può succedere che gli inizi diventino complicati: è successo alla Fiorentina come al Genoa. Dopo le tempeste arriva la quiete, e viceversa. Vengo da un calcio fatto coi gettoni telefonici, ma bisogna ammodernarsi: oggi puoi usare intelligenza artificiale e algoritmi, che aiutano, ma a volte le pelli è meglio toccarle con la mano. Più che le riforme europee, mi spaventa il periodo di oscurantismo che stiamo vivendo nel nostro calcio. Speriamo che questa tempesta passi. La Nazionale soffre da anni: non è un problema di italiani che non giocano, semplicemente ce ne sono sempre di meno bravi. Non può essere questa la causa dei risultati attuali".