Contro il Cosenza novanta minuti per salvare almeno la faccia. Il girone di andata volge al termine con l'amarezza di una nuova sconfitta e la grande incertezza su quello che verrà

Contro il Cosenza novanta minuti per salvare almeno la faccia. Il girone di andata volge al termine con l'amarezza di una nuova sconfitta e la grande incertezza su quello che verràTUTTOmercatoWEB.com
© foto di Daniele Buffa/Image Sport
lunedì 19 dicembre 2022, 11:18Il punto
di Giuseppe Amisani
Giuseppe Amisani, corrispondente da Cagliari per il Corriere dello Sport-Stadio

di Giuseppe Amisani


L'auspicio è che questo 2022 vada in soffitta il prima possibile. Perché le amarezze vissute dai tifosi del Cagliari in questi dodici mesi sono state probabilmente le peggiori degli ultimi dieci anni. La retrocessione maturata a maggio, l'amarezza per la diaspora estiva, la speranza, svanita molto presto, di un campionato di vertice e infine la delusione per diciotto partite senza arte né parte. Un anno a dir poco catastrofico che potrebbe chiudersi in maniera appena decente con un successo da strappare al Cosenza nell'ultima gara del girone di andata in programma il giorno di Santo Stefano alla Unipol Domus.

Poi ci sarà il tempo per fermarsi a ragionare. Per prendere decisioni, magari forti. Ma che siano utili ad evitare guai peggiori di una mancata repentina risalita in A. Perché in questo momento, se è vero che la classifica resta corta, è altrettanto chiaro che un andamento così lento ha permesso via via alle altre di rilanciarsi. Gli ultimi due esempi, Ternana e Palermo, sono lampanti con le rivali che hanno scavalcato i rossoblù per riprendere a correre. E il Cagliari? La squadra isolana è rimasta al palo. Con l'illusorio successo ottenuto contro il Perugia, non senza fatica o rischi, che non è servito a far scattare la famosa scintilla. La squadra sembra senza anima, incapace di gestire le difficoltà o di utilizzare la grinta (“la bava alla bocca” l'ha definita Liverani riferendosi all'atteggiamento avuto domenica dai siciliani) per cercare di sopperire ad un tasso tecnico non eccellente. Soprattutto in difesa dove le cose continuano a non funzionare. Vuoi per i continui cambi di giocatori, vuoi per gli immancabili errori tecnici che costano gol e punti. L'ennesimo esempio è arrivato a Palermo dove prima Nandez (sciagurato il suo intervento in area) e poi Obert, hanno permesso ai rosanero di ipotecare il successo già a inizio secondo tempo.

Al Cagliari non è rimasto, come spesso accaduto in questa stagione, che masticare amaro. Dopo una partita iniziata bene, con trenta minuti di dominio assoluto e almeno tre occasioni limpide da gol, ma poi lasciata nelle mani degli avversari. Dal fallo (e ammonizione) di Altare in poi, tutto è cambiato. È come se l'undici in campo avesse perso le sue sicurezze, andando in balia del Palermo. Da quel momento in poi tutto è diventato quasi impossibile. Anche stoppare il più facile dei palloni è sembrata essere un'impresa titanica. Figuriamoci tirare nello specchio della porta! Emblema della confusione, unita alla frenesia, l'auto dribbling di Luvumbo che è incespicato sul pallone nel tentativo di crossare dal fondo. Qualcosa da salvare? Poco. Il quinto gol di Pavoletti e la prima mezz'ora di gioco. Non certo sufficienti per far ben sperare nel futuro.

E ora la società è intervenuta di nuovo in maniera pesante. Dopo gli addii di due figure di vertice come DS e DG, che non avevano sortito effetti sulla squadra, è arrivato il ritiro punitivo da mercoledì al giorno di Santo Stefano. Che impedirà ai rossoblù di trascorrere almeno la viglia in famiglia. Facile immaginare che la scelta possa rivelarsi un pericoloso boomerang che potrebbe andare ad infiammare ulteriormente gli animi in uno spogliatoio non certo sereno. Servirà una dimostrazione forte da parte del gruppo. Anche perché dopo la gara contro il Cosenza, la pausa di campionato porterà a delle inevitabili riflessioni. In tanti giocatori potrebbe scendere in campo per l'ultima volta con la casacca isolana proprio nella sfida a Larrivey e compagni. Perché a mercato aperto, tutto potrebbe succedere.

Ma il primo interrogativo riguarda la guida tecnica che fino ad ora non ha certo impressionato. Fabio Liverani con i giorni contati? Tralasciando le impressioni personali e non volendo certo assumere la difesa del tecnico romano, ci sarebbe da chiedersi se è davvero lui il problema. O forse sarebbe più opportuno capire quali sono i reali traguardi da raggiungere che la società gli ha chiesto. Una campagna acquisti tra alti e bassi, oltre ad una rosa non altamente competitiva, soprattutto in certi reparti, sembrano fare del Cagliari una squadra in rodaggio. E non attrezzata per il salto diretto in serie A. In tutto questo, Liverani ha certamente le sue colpe. Non particolarmente amato dal pubblico che ne ha chiesto la testa già contro il Perugia, il tecnico romano ha dovuto fare i conti con una squadra che non sempre sembra averlo seguito. Ma cambiare ora porterebbe frutti? Il dubbio resta anche perché l'eventuale arrivo di un nuovo allenatore non trasformerebbe certo Altare e Capradossi in Maldini e Nesta. O Pereiro in Messi. Potrebbe dare una scossa a livello ambientale, mentale ma non certo stravolgere i valori di un gruppo che non riesce a venire a capo della situazione. In momenti del genere servirebbe giocare da squadra, fare in modo che le lacune di uno vengano colmate dagli altri. Che il gap tecnico venga superato dall'assetto tattico. E che su tutto prevalga la grinta e la voglia di onorare una maglia fino ad ora maltrattata. In novanta minuti, quelli contro il Cosenza, ci saranno ben più di tre punti in palio perché, ora davvero, il Cagliari si gioca un'intera stagione in un crocevia tra l'ultimo disperato tentativo di rimettersi in gioco per la promozione, la spallata per evitare di essere inguaiati nella lotta per non retrocedere e un campionato in pieno anonimato.