IL LEONE SENZA GABBIA

IL LEONE SENZA GABBIA
martedì 23 novembre 2021, 00:10Il punto
di Vittorio Sanna
Vittorio Sanna, giornalista e scrittore, per i tifosi rossoblù "la voce del Cagliari". Nella sua trentennale carriera ha raccontato in radiocronaca oltre 700 partite, quasi 600 in serie A. Uno dei più accreditati storici del Cagliari

Ha ritrovato la sua Savana e con lui, il Cagliari, la libertà di giocare anche con l’istinto, fuori da gabbie tattiche di machiavellica fattura. Lui, El Leon, è il calciatore più venduto dalle chiacchiere del mercato, dall’Inghilterra fino giù all’ombra del Vesuvio. Ipotesi esotiche soprattutto per i commercianti del calcio, chi lo vuole vendere per pagarsi il pizzo, per avere un guadagno dalla pura speculazione di compravendita. Addosso a Nahitan Michel Nandez Acosta si riversano i fiumi di inchiostro che ne macchiano l’immagine ma non deturpano il rendimento.

L’istinto è il suo  orologio, la corsa, la grinta, il ruggito, il modo per rispondere a chi lo vorrebbe sempre concentrato sul futuro e non sulla partita di turno. Il suo procuratore, certo, ne fa una pubblicità votata a tenere sempre caldo il mercato. Spuntano promesse che si seccano al sole, parole spese al vento, certamente diverse da quelle che valgono per molti come un patto di sangue. È il calcio a palla ferma. È il calcio del Monopoli, della borsa, del fantacalcio. Non si suda, forse non  si conosce né il sudore nè la fatica che la origina. Si pensa che basti volere per potere. Non si conosce a fondo quale meccanismo si innesca quando l’arbitro fischia e la palla rotola, di come nel mondo del calciatore tutto il resto si spenga. Non sono trattative da dietro una cattedra in cui il tuo gioco è bluffare. In campo non si bluffa, o ci sei o non ci sei. Nandez è una spanna al di sopra la media.

Non è un filosofo ma un “animale” da campo. Non puoi chiedergli di pensare. Devi lasciare che la sua fantasia, il fiuto, l’istinto, lo portino a catturare le sue prede. Facile chiuderlo nelle gabbie, da trequartista o attaccante, a sinistra e non a destra, in territori lontani da quello in cui è cresciuto. Le sue caratteristiche vanno sfruttate per quel che sono. E se si incastra dentro un modulo straniero non vuol dire che tira dietro la gamba, che sta pensando al mercato, che non stia soffrendo per i risultati che mancano.

È solo El Leon in gabbia. Come lo sono stati finora tanti altri calciatori del Cagliari che per illogica o per necessità sono chiamati a giocare e agire in contesti sconosciuti. Non è stato sfruttato il tempo per la costruzione di un progetto, tempo perso a sfogliare la margherita pere avere la risposta se tenere o meno un allenatore poco amato, al quale non  si aveva il coraggio di dirgli”non ti amo”. E non è stata costruita la rosa desiderata. Quella consegnata a Mazzarri aveva tante spine e pochi petali.

Per primo il tecnico di San Vincenzo, dall’alto della sua esperienza, doveva capire che poco si poteva cambiare, che andava seguita la squadra e non andava snaturata. Fino al prossimo mercato, che si spera non duri fino al 31 gennaio, dovevae deve fare il Commissario Tecnico, il selezionatore, avendo quasi niente da selezionare. I più forti dovevano stare nella condizione di fare i più forti. I più deboli in quella di imparare senza sentirsi del tutto inadeguati, privi anche delle poche qualità che ne avevano tutelato l’autostima. Si è dovuto alzare la voce per capirlo.

La voce dei calciatori che di fronte alle accuse di scarso impegno hanno cantato messa capovolgendo l’altare, sostituendosi all’abituale predicatore, chiarendo le idee ai finti innocenti.  E Mazzarri da buon sagrestano ha ricomposto la frattura con un pizzico di saggezza. Non vede l’ora di diventare l’assoluto protagonista ma per ora deve lasciare che i calciatori esprimano le loro certezze, curando di limitare l’espressione dei tanti difetti, lacune che il mercato passato non ha saputo colmare, in attesa di quello futuro.

Ma come dice Keità “siamo tutti brava gente”. Gente seria che non ruba lo stipendio, che al limite gli è stato sovrastimato. Gente che non deve essere arrestata, senza gabbie e senza infamie, alle prese con i propri pregi e i propri difetti. E con dei tifosi più grandi di un’isola. Con i quali è meglio parlare con sincerità e non con la lingua incollata al potere.

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VITTORIO SANNA  - Giornalista e scrittore, per i tifosi rossoblù "la voce del Cagliari". Nella sua trentennale carriera ha raccontato in radiocronaca oltre 700 partite, quasi 600 in serie A. Uno dei più accreditati storici del Cagliari. Autore del libro "La Terra dei Giganti", appena uscito nelle librerie. Un viaggio nella storia dello sport e della relativa statuaria sportiva, dalle prime civiltà ai giorni nostri. Una sezione con i profili degli 88 olimpionici e paralimpici sardi nelle Olimpiadi e Paralimpiadi moderne finora riportati alla luce attraverso un continuo lavoro di ricerca.