Sotto il bel tappeto, la polvere

Sotto il bel tappeto, la polvere
lunedì 24 maggio 2021, 00:25Il punto
di Vittorio Sanna
Vittorio Sanna, giornalista e scrittore, per i tifosi rossoblù "la voce del Cagliari". Nella sua trentennale carriera ha raccontato in radiocronaca oltre 700 partite, quasi 600 in serie A. Uno dei più accreditati storici del Cagliari

Una grande salvezza costruita in sette partite. Un campionato fallimentare riacciuffato per i capelli. Il bilancio è crudo e il banchetto inopportuno se si va a fondo nella stagione rossoblù, rimettendo in ordine numeri e programmi dopo aver capovolto il tavolo pur di salvarsi.  Riavvolgendo il nastro si ritorna alla più corta estate della storia dei campionati di serie A. Tempo per la preparazione, dimezzato; costruzione nuove squadre, sconsigliato. Vai a vedere e scopri l’inopportunità di non dare continuità tecnica alla squadra che ha affrontato il Covid, con filosofie nuove e filosofi stoici, capaci di andare avanti nella loro teoria anche davanti al dolore e alla morte. È così che allenatori come Di Francesco, non solo lui, vedi Giampaolo e lo stesso Pirlo, si sono ritrovati davanti ad un progetto nuovo che mancava di un dettaglio fondamentale, i tempi giusti. La presunzione di poter imparare giocando e perdendo è stata fatale al loro percorso e ha portato a un destino comune le squadre coinvolte: una resa decisamente inferiore al valore della rosa. Torino, Cagliari e Juventus dovevano e potevano fare decisamente di più.

Ma nell’intreccio di facili presunzioni il Cagliari ne ha fatto altri di errori, alcuni di loro perseveranti. L’allestimento della rosa ad esempio. Compro un calciatore di prestigio come Godin e mi illudo che possa essere il pilastro sul quale poggiare i pavimenti di carta, senza che svolazzino. La costante idea di poter creare plus valore è ricomparsa in tutta la sua magnificenza, un sogno che bussa forte alla realtà. E nel mercato estivo si compra la materia prima, da Tripaldelli a Tramoni, da Zappa a Sottil. Giocatori di prospettiva che si presentano come campioni già fatti, senza citare Luvumbo. E poi ti svegli. E scopri che i ragazzi, anche loro, hanno bisogno di tempo. Proprio come quelli del vivaio, usati per salvare la stagione precedente, esponendo il loro esordio come obiettivo programmato, ma che poi fai partire, senza valutare a fondo che potevano valere quanto quelli acquistati. Risultato? Il giovane che ha preso più valore rispetto a quanto è costato, si chiama Andrea Carboni. Non lo hai pagato perché il settore giovanile ha costi a prescindere e oggi vale tre milioni. Degli altri, solo Zappa e Sottil hanno preso punti ma non certo fornito un costante contributo da titolari alla squadra. Lode a Lykogiannis e Nandez che hanno nascosto i difetti atavici delle corsie esterne anche al costo di brutte figure quando utilizzati in modo improprio.

I motivi per cantare al Cagliari glieli ha dati Joao Pedro. Passano gli anni, fioccano gol e assist e cresce il valore di mercato. Colui che il commerciante venderebbe subito se non fosse che il calciatore è uomo e vorrebbe far crescere il Cagliari mettendo radici.

E allora chi vendi alla fine di una stagione come questa dove il primo Direttore Sportivo Pierluigi Carta ha avallato la linea dall’alto? La tentazione sarà certamente Cragno, visto che Vicario si è dimostrato tale anche di fatto e non solo di nome. Oppure Nandez, ma con quanti rischi? Se riprendiamo in mano l’operazione Barella e pensiamo alla contropartita acquistata con la sua cessione, ci accorgiamo che ci abbiamo perso. Se poi cediamo Nandez, rimaniamo quasi nudi, con il solo Rog addosso.

Attacco. Pavoletti, Simeone, Cerri, Gaston Pereiro: tutti con valutazione in discesa. Tutti per una cattiva gestione, oltre che per i malanni Covid. Pavoletti per quanto valutato, non ha più senso venderlo. Produce molto di più da leader del Cagliari, in campo e fuori. Gli altri tutti da valutare anche se le partenze di Simeone e Cerri sarebbero forse, per il loro bene.

Dietro la grande salvezza in cui l’immagine di Semplici occupa buona parte della scena, pur avendo solo recuperato il valore tecnico che già esisteva, c’è veramente poco da gioire. Il pericolo scampato, la grande prova di orgoglio e carattere, certamente sì. Un bel tappetto sotto il quale nascondere la polvere. Idee e programmazione, scelte e strategie sono da trasformare in comandamenti, perché non si ripetano ancora nel prossimo, già attuale, futuro. Pena, la condanna all’inferno che anche quest’anno sembrava cosa fatta.