Vittorio Sanna: "Acquafresca, simbolo di un calcio d'altri tempi. Il Cagliari era la sua motivazione"

Vittorio Sanna: "Acquafresca, simbolo di un calcio d'altri tempi. Il Cagliari era la sua motivazione"
Oggi alle 11:30News
di Giorgia Zuddas

Il giornalista Vittorio Sanna ha inaugurato quest'oggi una nuova rubrica, uno spazio settimanale dedicato a persone, ricordi e volti che hanno lasciato un segno nella storia del Cagliari Calcio. Un omaggio, nel bene o nel male, a chi continua a vivere nella memoria rossoblù. Il primo protagonista è Robert Acquafresca, attaccante simbolo di una generazione, che oggi compie 38 anni. Di seguito, un estratto del suo intervento, sintetizzato dalla redazione di TuttoCagliari.net:

"Oggi è 11 settembre. Tutti pensano alle Twin Towers, all'assalto alle Torri Gemelle. Io invece, quando sento "11 settembre", penso all’11 settembre 1987, data di nascita di Robert Acquafresca. Oggi Acquafresca, nato a Torino, compie un’età che – per certi versi – ti fa anche sorridere: compie appena 38 anni. Perché dico “appena 38 anni”? Perché oggi un calciatore difficilmente smette di giocare così presto. Eppure Robert lo ha fatto, recentemente sì, ma comunque precocemente rispetto a quella che è l’età media attuale. È il motivo per cui ha smesso che mi porta oggi a soffermarmi su di lui, nel fargli anche gli auguri. Mi soffermo su di lui perché è un calciatore “antico”. Perché ha rivelato – e questa è una delle ragioni per cui ha smesso – la scarsa motivazione a continuare quando non vestiva più la maglia del Cagliari.

E questa è una cosa rara oggi, perché i giocatori, spesso, si legano soprattutto ai soldi. Robert è nato in una famiglia umile, che viveva del lavoro del padre, senza grandi introiti. Quando sono arrivati i soldi, quelli veri, ha potuto fare qualcosa di più: diventare imprenditore. Oggi si occupa di immobili – crea case, le affitta – e ha messo in piedi una bellissima struttura anche grazie all’indirizzo dato dalla moglie. A un certo punto, non aveva più una motivazione forte sul piano economico: negli anni da calciatore aveva comunque guadagnato più di quanto guadagna un operaio, e quei soldi ha saputo amministrarli, gestirli, conservarli. Nel momento in cui non gli è stata più concessa la maglia del Cagliari – quella che gli dava la forza per fare tanti gol – non è più riuscito a ritrovarsi, pur avendo le stesse qualità e la stessa serietà. Era una questione di motivazione. Gli mancava quella spinta in più, quel legame forte. Un legame che ha mantenuto qui, in Sardegna. Vive a Pula, in mezzo alla gente, in mezzo ai sardi. Vive da sardo, anche se è nato – lo ripeto – a Torino, da madre polacca. E allora, Robert, tanti auguri. Inauguro con te questa nuova rubrica, dedicata a chi non scompare mai dalla mia memoria".