Caro Fabian, chi non ti ha visto giocare non sa quello che si è perso

Caro Fabian, chi non ti ha visto giocare non sa quello che si è persoTUTTOmercatoWEB.com
Ieri alle 23:30Primo piano
di Giancarlo Cornacchia
Lettera al campione che tre anni or sono ci ha lasciati

"Caro Fabian, 

avevo quindici anni quando, da giovane tifoso, esultai per il tuo acquisto da parte del presidente Massimo Cellino. Ricordo ancora l'annuncio del giornalista di Videolina, Valerio Vargiu, che nell'edizione serale del telegiornale ti definì 'il gran colpo del mercato di riparazione'. Di fatto qualche giorno dopo esordisti in campionato nella partita interna contro il Napoli, entrando al 70' e sfiorando subito il goal direttamente da calcio d'angolo. L'appuntamento fu solo rimandato di qualche giorno, quando nella gara di Coppa Italia, il Trap ti fece giocare titolare e tu segnasti di testa su cross di Bressan. I tifosi lo avevano già capito: questo è un campione. Più passava il tempo, e la consapevolezza del tuo talento era maggiore. Quando eri in giornata non c'era nessuno che poteva tenerti testa: il tuo tocco felpato, come accarezzavi quella palla che, sentendosi coccolata da te, quasi sembrava desiderare la tua vicinanza. I tuoi lanci millimetrici che mandavano in goal i compagni, ma anche, a volte, i tuoi 'colpi di testa'. Tanti, infatti, furono i cartellini rossi per via di sconsiderate reazioni, o comportamenti fuori dal 'seminato'. Fosti disposto a scendere con la squadra in Serie B dopo la tremenda retrocessione di Napoli, e proprio nella serie cadetta desti lezioni di calcio a chiunque. La Juventus già ti chiamava, ma tu non ne volli sapere (almeno per il momento). Riportato il Cagliari in Serie A, desti prova della tua maturazione e della tua tecnica migliorata. Ed ho ancora davanti agli occhi i sei minuti in cui, chiuso nella bandierina del calcio d'angolo, nascondesti la palla ai giocatori del Milan. A quel punto non ci fu ostacolo per dire no alla Vecchia Signora. Ma Cagliari era il tuo ambiente e, di fatto, non fosti più in grado di accarezzare la palla come qui. La tua carriera andò a scendere, fino a lasciare spazio in maniera definitiva al tuo problema. E quando tre anni fa arrivò la notizia della tua scomparsa, fu come se un pezzo della storia del Cagliari fosse venuto a mancare. Eri (e sei) amato, impossibile negarlo, con i tuoi tanti pregi, come pure i tuoi tanti difetti. Arrivasti qui con il soprannome di 'cucciolo', andasti via con quello di 'Principe', come il mito, Enzo Francescoli. Posso affermare, senza timore di essere smentito, che sei stato uno dei giocatori più forti che abbia indossato la maglia rossoblù, ed è stato bello poterti ammirare. Di fatto chi non ti ha visto giocare, non sa quello che si è perso".

Giancarlo Cornacchia, classe 1980.