ESCLUSIVA TC - Paolo Condò (SKY): "Giulini sinceramente ambizioso, ma ha fatto molti errori. Ranieri una sicurezza. E quella trasferta del 1993 a Trabzon..."

ESCLUSIVA TC - Paolo Condò (SKY): "Giulini sinceramente ambizioso, ma ha fatto molti errori. Ranieri una sicurezza. E quella trasferta del 1993 a Trabzon..."TUTTOmercatoWEB.com
mercoledì 17 maggio 2023, 15:44Primo piano
di Matteo Bordiga

È uno dei giornalisti sportivi più apprezzati e accreditati a livello nazionale. Dopo una lunga e prestigiosa carriera spesa nella carta stampata è oggi autorevole voce di Sky Sport: tutti i martedì e mercoledì sera passa ai raggi X le squadre italiane – e non solo – che partecipano alla Champions League, snocciolando dati, previsioni, commenti tecnici e gustosi aneddoti legati alla sua pluridecennale esperienza vissuta al fianco dei grandi protagonisti dell’universo pallonaro.

Paolo Condò non si sottrae a un giudizio a trecentosessanta gradi sul Cagliari presente, passato e futuro. E rievoca i tempi della memorabile cavalcata europea del 1994, “che seguii in prima linea come inviato della Gazzetta dello Sport”.

Paolo, che bilancio possiamo azzardare dell’era Giulini a Cagliari? In nove anni si contano due retrocessioni, una promozione diretta in serie A, l’accesso ai playoff di questa stagione e alcune salvezze in massima divisione più o meno sofferte.

“A me pare che il presidente Giulini sia sempre stato molto ambizioso, e si sia comportato di conseguenza soprattutto in sede di mercato. Sbagliando alcune volte delle scelte, certo. Ma il suo intendimento, e su questo non ho dubbi, era ed è sinceramente quello di far crescere la squadra e di ottenere dei traguardi importanti. Io credo che lui veda il Cagliari ‘realizzato’ in serie A in quelle posizioni di classifica attualmente occupate dal Torino, dal Bologna, dall’Udinese: piazzamenti superiori al limbo di pertinenza delle formazioni che lottano per salvarsi, ma non sufficienti per puntare all’Europa.

Certamente le ambizioni del presidente si sono rivelate superiori ai risultati maturati sul campo. Tuttavia sono convinto che lui abbia intenzione di riprovarci: la stessa scelta di Ranieri, finalizzata al ritorno immediato in massima serie, lo dimostra.”

Giulini al suo arrivo in Sardegna aveva ipotizzato, in qualche anno, di poter competere per l’ingresso in Europa, ammiccando addirittura alla Champions League. Cosa è andato storto?

“Sono indubbiamente stati commessi molti errori. Uno su tutti il voler puntare su numerosi giocatori parecchio avanti con gli anni, penso ad esempio a Godin e a Caceres, e ormai ‘sfiatati’. Giulini si è più volte fidato del calciatore dismesso dalla grande squadra: io personalmente l’elemento anziano che viene ceduto – perché non più indispensabile – dal club titolato alla formazione di medio-bassa classifica non lo considero mai un buon affare. L’equazione “non andava più bene per il top team, quindi andrà bene per una piazza meno blasonata” è un inganno. Il problema è che il giocatore non correrà più, non avrà i riflessi di una volta. E diventerà ben presto un ingombrante lusso dal punto di vista economico, perché spesso sbarca nel piccolo club con un ingaggio ancora da primattore. Anche se a volte, pur di liberarsene, la società di provenienza si accolla una fetta significativa di questo ingaggio.

Ecco, il presidente del Cagliari a mio parere ha sbagliato a scommettere varie volte su questa tipologia di calciatore.”   

Si dice che Giulini, nel 2016, dopo la promozione dalla B alla A abbia preferito confermare il (pur positivo) Massimo Rastelli piuttosto che ingaggiare un allora disponibile Gian Piero Gasperini. Potrebbe essersi trattato di un errore anche nella scelta della guida tecnica? Come valuta l’operato del presidente sotto questo profilo, alla luce anche dei tanti cambi di allenatore succedutisi negli anni?

“Col senno di poi quella scelta potrebbe essere stata sbagliata. Ma non amo troppo il giochino delle valutazioni a posteriori. Soprattutto per ciò che riguarda gli allenatori. Lo stesso Gasperini, come tutti i tecnici di lunga data e di lunga militanza, è stato in passato ‘chiacchierato’ in alcune piazze dove ha allenato.

Gasp è senza dubbio un grande mister, peraltro non facile da gestire. Ha trovato due ambienti fatti su misura per lui a Genova, sponda rossoblù, e a Bergamo. Non c’è scritto da nessuna parte che a Cagliari avrebbe avuto la stessa fortuna. A Palermo, ad esempio, non funzionò.

Oggi ho una grande fiducia in Claudio Ranieri, una garanzia per questa città e per questa squadra. Tra l’altro proprio nei giorni in cui si stava definendo il suo ritorno in Sardegna io ero con lui, quindi ho vissuto il periodo delle trattative serrate con la società. Quando sui giornali si scriveva che persisteva ancora qualche remora in realtà lui temporeggiava perché aspettava un paio di acquisti, a suo dire necessari per rinforzare la rosa e poter puntare alla promozione in serie A. Fece un po’ di tira e molla col presidente, ma alla fine si convinse. Del resto era troppo grande la sua voglia di riabbracciare la Sardegna e di tornare al timone della squadra che l’aveva lanciato nel calcio che conta.”

L’organico attuale del Cagliari annovera diversi giocatori che parrebbero essere un lusso per la cadetteria: Nandez, Rog, Pavoletti e Lapadula su tutti. Eppure non è riuscito il salto diretto in serie A: ora bisognerà passare attraverso i playoff. In caso di promozione la rosa andrebbe rivoluzionata o possiede già uno zoccolo duro solido e affidabile da ritoccare, semmai, con alcuni acquisti mirati?

“A mio parere andrebbe ringiovanita. I nomi pesanti attualmente in organico potrebbero sicuramente rimanere in serie A, ma sarebbe necessario rafforzare il telaio con l’inserimento di giocatori giovani che corrano e che facciano ‘legna’. Il primo anno in massima serie sarebbe di assestamento, quindi con l’obiettivo della salvezza. E io vedo che in zona salvezza funzionano quelle compagini in cui ci sono due o tre giocatori che pensano e altri otto che sgasano e sbuffano.”

Quale Cagliari, tra quelli visti negli ultimi 20-30 anni, le è rimasto più nel cuore? Magari quello che fece la grande cavalcata europea nel 1993-'94? O il Cagliari di Allegri, bello e sbarazzino, che sfiorò l’Europa nel 2009?

“Senz’altro quello di Bruno Giorgi. Fece un percorso straordinario in Coppa Uefa, che tra l’altro io seguii sul campo come inviato della Gazzetta dello Sport. Per cui mi affezionai tanto alla squadra quanto agli interpreti. Ricordo in particolare una cosa, alla quali oggi i giovani cronisti – quando la racconto – stentano a credere: Max Allegri era in assoluto il giocatore più simpatico e divertente col quale si potesse avere a che fare. Quando si stava insieme a lui si moriva letteralmente dal ridere. Vederlo adesso, nel suo ruolo di allenatore, così amaramente sarcastico, ingessato e diplomatico francamente mi fa un po’ strano. Ma del resto, si sa, il ruolo fa la comunicazione.

Ai tempi di Cagliari, quando andavamo spesso insieme a far colazione all’hotel Mediterraneo, conquistava tutti con la sua innata verve e simpatia. Tra l’altro, se si va a vedere a quell’epoca otteneva quasi sempre voti altissimi sui giornali sportivi… proprio perché aveva molti amici giornalisti. A dire il vero il ’93-’94 non fu il suo anno migliore dal punto di vista del rendimento, eppure tutti scrivevano ‘ma perché non gioca Allegri?’, ‘Massimiliano Allegri meriterebbe una chance dal primo minuto’…

A proposito del cammino europeo dei sardi mi torna in mente una partita combattutissima a Trabzon, contro il Trabzonspor, pareggiata dal Cagliari per il rotto della cuffia, nei minuti di recupero, da Dely Valdes su assist proprio di Allegri. La situazione di noi giornalisti era a dir poco precaria, per usare un eufemismo: eravamo seduti su delle sedie normali, praticamente da bar, in mezzo ai tifosi turchi, che erano scalmanati. Al gol di Valdes pensai serenamente: ‘Addio mondo, adesso ci ammazzano’. Invece, con mia grande sorpresa e sollievo, i turchi se ne andarono via guardandoci male, ma senza metterci le mani addosso. Oggi posso tranquillamente dire che per il Cagliari ho rischiato la vita!”.

Tornando su Allegri, il suo racconto mi suggerisce una domanda. L’Allegri allenatore del Cagliari, stagione 2008-2009, propugnava un calcio bellissimo e corale. La squadra andava in gol con tantissimi giocatori e sfoggiava un gioco offensivo molto vario e spettacolare. L’Allegri di adesso viene invece sovente criticato per la sua mentalità difensivista e speculativa per il suo approccio fin troppo pragmatico alle partite. Dove sta la verità? Qual è il “vero” Massimiliano Allegri?

“Ricordando il carattere di Max, sono convinto che quel Cagliari di Cossu e Matri fosse molto più nelle sue corde della Juve attuale. E che lì si trovasse più a suo agio. Ma lo stesso discorso vale per il Milan da lui allenato e anche per la prima Juventus targata Allegri. È successo qualcosa dopo il suo sorprendente esonero alla Juve, che so per certo lo fece molto arrabbiare. Quella situazione spiacevole ci ha poi restituito un Max diverso. Un uomo e un tecnico divenuto, direi, un po’ troppo realista.”