ESCLUSIVA TC - Renato Copparoni: "Bilancio della gestione Giulini tutto sommato positivo. Cragno, che errore andare a Monza!"

ESCLUSIVA TC - Renato Copparoni: "Bilancio della gestione Giulini tutto sommato positivo. Cragno, che errore andare a Monza!"TUTTOmercatoWEB.com
giovedì 18 maggio 2023, 15:38Primo piano
di Matteo Bordiga

Settantadue presenze tra i pali del Cagliari tra il 1972 e il 1978. Il resto della carriera spesa tra Torino e Verona, prima di appendere i guanti al chiodo nel 1988… senza mancare di concedersi il lusso di parare un rigore, al San Paolo di Napoli, nientemeno che a Diego Armando Maradona.  

Renato Copparoni da San Gavino Monreale è un irriducibile cuore rossoblù. Segue ancora le vicende del Cagliari con passione e competenza, dispensando analisi lucide e approfondite ogniqualvolta gli viene richiesto di sbilanciarsi sulle imprese e sulle cadute della compagine isolana.

Renato, che giudizio si può abbozzare sui quasi nove anni di gestione Giulini? Come ha operato il presidente nel tentativo di rilanciare un Cagliari che, prima del suo arrivo, si era assuefatto a una serie di campionati di medio-bassa classifica senza sussulti?

“Io direi che nel complesso il giudizio è positivo. Certo, ci sono state due retrocessioni. La prima è arrivata sotto la guida di Zeman, ed è stato il fallimento di un progetto molto ambizioso. Il presidente era rapito dal calcio scintillante del boemo e sperava di portare a Cagliari gioco, gol, spettacolo e risultati. Purtroppo non è andata così, probabilmente perché gli interpreti non erano all’altezza di quella proposta tecnico-tattica. Io credo che si sia trattato di un eccesso di ottimismo da parte di Giulini: contava di offrire ai tifosi rossoblù un calcio nuovo, diverso, al quale non erano abituati. Il troppo entusiasmo lo ha forse portato a commettere qualche errore di valutazione, ma in buona fede.

Subito dopo però c’è stato il pronto ritorno in serie A, ottenuto al termine di una stagione strepitosa con Rastelli in panchina. Successivamente si sono alternate annate sofferte ad altre più convincenti, ma la squadra è rimasta per diversi anni in massima serie. Fino al patatrac dell’anno scorso, che francamente ha avuto dell’incredibile. Abbiamo perso tanti punti e opportunità per strada, buttando via partite alla nostra portata. Ma il culmine, l’epitome è stata la gara col Venezia, all’ultima giornata: sapendo che l’Udinese stava battendo per 3-0 la Salernitana, nostra rivale nel rush-salvezza, i ragazzi sarebbero dovuti rientrare in campo dopo l’intervallo con una fame feroce di gol. Ne sarebbe bastato uno solo per salvarci. Invece abbiamo chiuso sullo 0-0 al Penzo e siamo assurdamente retrocessi.

Diciamo che ci sono state tante combinazioni negative che hanno portato a una disfatta evitabilissima. Quest’anno invece si è scelto di puntare su un giovane promettente come Liverani, che aveva un’idea di calcio tutta sua e aveva fatto molto bene a Lecce anni prima. Questo tipo di scommessa in altri club, sia di B che di A, ha pagato: penso a Gilardino a Genova, sponda rossoblù, e a Palladino a Monza. A Cagliari Liverani non ha funzionato, e qui è arrivata la grande intuizione di Giulini che, pur con sacrifici economici, ha riportato in Sardegna un signor allenatore, idolo della piazza e maestro dalla comprovata esperienza nazionale e internazionale.

Da questo punto di vista a mio avviso Claudio Ranieri si è assunto un bel rischio: avrebbe potuto in qualche modo macchiare il gran ricordo che di lui avevano tutti i tifosi rossoblù se la sua seconda avventura nell’Isola si fosse rivelata inferiore alle aspettative. Invece, praticamente con gli stessi uomini di Liverani, ha trasformato il Cagliari da una squadra che faceva solo possesso palla e, solo ogni tanto, qualche tiro in porta a una compagine più concreta ed equilibrata. E, soprattutto, più cinica.”

Un suo parere, da portiere, su Radunovic: quest’anno ha progressivamente ingranato e adesso è un punto di riferimento, una certezza per la squadra. Le piace tecnicamente?

“Radunovic aveva già disputato alcune gare l’anno scorso in serie A, mettendo in mostra qualche qualità. Ma era troppo poco per poter formulare un giudizio sul calciatore. Quest’anno ha iniziato a fari spenti, e piano piano si è fatto conoscere e apprezzare. Il suo rendimento è migliorato col tempo: tecnicamente ha fatto dei grossi passi avanti nelle uscite, che non erano proprio il suo punto di forza. Adesso è appunto una sicurezza, perché dà tranquillità a tutta la difesa e ha trovato continuità di prestazioni. Potrebbe essere il portiere del futuro del Cagliari: allo stato attuale merita senz’altro una riconferma per la prossima stagione.”

Come commenta invece la parabola di Alessio Cragno? L’esplosione di Di Gregorio quest’anno a Monza l’ha relegato stabilmente e malinconicamente in panchina. A cosa attribuisce la crisi del portiere toscano? Scelte sbagliate o involuzione tecnica?

“Io non so francamente cosa abbia spinto Cragno a trasferirsi a Monza. Può esserci stato lo zampino del suo procuratore: i procuratori hanno grande influenza nelle scelte dei giocatori. Può darsi che gli abbia prospettato un ingaggio sostanzioso, convincendolo a sbarcare dalla Sardegna in Brianza. Il fatto è che c’era il rischio concreto di non vedere mai il campo. Io lo dico sempre: bisogna riflettere prima di prendere delle decisioni, e valutare tutti gli elementi che ci sono sul piatto. Di Gregorio veniva da un’annata vissuta da protagonista con Stroppa e culminata nella promozione dalla serie B. Era già scritto che sarebbe stato titolare anche in questa stagione. In effetti ha fatto benissimo, ha disputato un campionato brillante e di alto livello. Ma a quel punto Cragno avrebbe dovuto decidere di andare altrove, magari rinunciando a qualche benefit economico, per proseguire il percorso virtuoso intrapreso con la maglia del Cagliari. Poi, se avesse continuato a dimostrare di essere tra i migliori portieri italiani, i contratti ricchi e allettanti sarebbero certamente arrivati.

Non dimentichiamoci che Alessio fino a poco tempo fa era il terzo portiere della Nazionale: Roberto Mancini aveva un occhio di riguardo per lui e l’aveva già schierato in qualche occasione. Questa battuta d’arresto nel pieno della sua crescita professionale non ci voleva. Adesso gli tocca ripartire da zero. Mentre fino a un anno fa era uno degli estremi difensori più continui del campionato: veniva da stagioni da incorniciare, nelle quali si era imposto come un talento affermato di sicura affidabilità.

Tra l’altro, con la salvezza acquisita dal Monza verrà riscattato dal prestito. Vedremo cosa accadrà. Dubito che voglia restare un altro anno in Brianza a fare da secondo a Di Gregorio.”

A proposito di Di Gregorio: secondo lei tecnicamente è superiore a Cragno?

“Per me Cragno non ha niente da invidiare a Di Gregorio. Anzi, dalla sua parte ha forse perfino più esperienza del collega milanese. Niente da dire su Di Gregorio, che possiede una grande esplosività tra i pali. Ma Cragno non è da meno, in tutti i fondamentali. Ora deve prendere in mano il suo destino: andare via da Monza e cercare una squadra che punti su di lui. La troverà sicuramente.”