Francesco Pisano: “L’emozione più grande per me è stata giocare al Sant’Elia” (VIDEO)

Francesco Pisano, ex calciatore e attuale vice allenatore della Primavera del Cagliari, si è raccontato sui canali social del club, iniziando da quel gol segnato alla Roma: "Il mio compagno di stanza era Andrea Cossu, stavamo insieme in ritiro. La notte prima passò in camera e mi disse 'Domani fai gol, se fai gol e non vieni ad abbracciarmi mi arrabbio'. Lui era in panchina il giorno e non so nemmeno perché stavo in quella posizione: ho messo la palla a terra e ho pensato che o facevo gol in quel momento o non lo facevo più. Ho fatto gol e sono andato ad abbracciare Andrea che stava in panchina".
Sull'esperienza con la Primavera: "Sono 18 anni nel calcio professionistico: è una nuova esperienza per me dove devo cercare di apprendere dai consigli di chi ha già fatto grande esperienza. Sta andando abbastanza bene, sono contento del mio lavoro, era quello che mi aspettavo dopo la vita da calciatore. Gli ultimi anni in cui ero a Olbia è uscito il bando per il patentino Uefa B e quindi finivo gli allenamenti e andavo a seguire i corsi. Si sta creando una famiglia, c'è grande stima e grande collaborazione tra di noi. Ho avuto la fortuna di avere mister Filippi come allenatore a Olbia e sono contento di lavorare con lui. Stiamo cercando di creare una famiglia all'interno dello staff e con i calciatori si sta cercando di dare la stessa importanza a tutti. Il lavoro fatto l'anno scorso è incredibile ed è stato importante anche per noi perché i ragazzi vogliono migliorare. Il cammino è stato buono e i ragazzi stanno assimilando tutto quello che gli chiediamo in allenamento. In quest'ultimo periodo i risultati sono andati bene e questo è ancora meglio per noi. Con il lavoro si ottengono i risultati".
Sul Cagliari: "Io sono ritornato a casa. Il momento più difficile della mia vita da calciatore è stato quando sono andato via ed essere tornato per me è tanta emozione. L'emozione più grande è stata quando da esordiente sono entrato nel settore giovanile: il fatto di portare a casa l'attrezzatura del Cagliari per me era qualcosa di straordinario. Ho fatto fatica, quando sono andato in Inghilterra, a mettere un'altra maglia per fare allenamento. Poi l'esordio in Serie A a 18 anni che è stato veloce perché ero subentrato per un'espulsione di Lopez e poi la salvezza con Ballardini. Tutto partì dalla partita con il Napoli e da lì facemmo 34 punti e facevamo tutte le partite con il coltello tra i denti. Venire a giocare qui era difficile per tutti e sono tutti ricordi che mi porterò sempre dietro, come il fatto di aver avuto compagni come Daniele, Andrea, Ago, Diego e tutti gli altri. Il fatto di avere giocato con Zola credo sia un onore per tutti, non tutti hanno la fortuna di poter giocare con un campione di questo genere: un grande uomo che parlava poco, ma diceva le cose giuste e che ci ha fatto tornare in A dopo 4 anni d'inferno. Ho avuto anche il piacere di averlo come allenatore nell'Under 21".
Sul giocare al Sant'Elia: "Ho giocato in tanti stadi bellissimi, ma l'emozione più bella era quando entravo al Sant'Elia e sentivo il coro della curva: era qualcosa che mi lasciava senza parole".
L'esperienza all'estero: "Dopo 6 anni nelle giovanili e 11 in prima squadra ho scelto di andare all'estero: in Inghilterra ho avuto difficoltà nell'ambiamento perché dovevo arrangiarmi per i fatti miei, non venivo aiutato da nessuno, però mi ha fatto crescere tanto. Poi ho avuto la fortuna di andare a Olbia, mi hanno trattato davvero bene e sono rinato. Ho fatto 6 anni bellissimi lì e ho ricordi che mi porterò sempre dietro".
L'importanza dei sardi: "Rispetto a quando giocavo io in Primavera la qualità si è alzata moltissimo, c'è molta più selezione. E' una grande fortuna per chi viene da fuori avere un nucleo di compagni sardi che trasmetta l'importanza della maglia del Cagliari e il fatto di rappresentare la città in giro per l'Italia. In passato era più difficile emergere per noi sardi, non c'era l'organizzazione che c'è ora. Anche stare a stretto contatto con la squadra, per il settore giovanile è un vantaggio perché hanno esempi importanti vicini e avere dei consigli può farti sognare. Sono sempre stato competitivo nella mia vita, ho sempre lavorato e ci ho sempre creduto: volevo fare il calciatore professionista, indipendentemente dal percorso che avrei fatto. I sacrifici che ho fatto sono stati ripagati e sono contento di quello che ho fatto".