Juan Rodríguez: "Quando ho saputo che avrei debuttato contro il Napoli ho provato un orgoglio immenso"
Juan Rodríguez, "Juanchi", difensore uruguaiano classe 2005 fresco di esordio in rossoblù ha rilasciato una lunga intervista ai canali ufficiali del club. Di seguito quanto ripreso dalla redazione di tuttocagliari.net
PASSATO E FAMIGLIA
"Quando ero bambino ero totalmente appassionato di calcio. Passavo ore a giocare con gli amici del quartiere oppure organizzavo qualche partitella con la mia famiglia, pur di stare dietro a un pallone. Andavo a scuola, certo, ma appena avevo un attimo libero correvo a giocare. Studiare non mi entusiasmava molto: pensavo solo al calcio. Il mio primo ricordo è di quando i miei genitori mi portarono a San Ramón, a giocare per l’Huracán. Mi ricordo che erano entrambi lì con me, e io ero davvero piccolissimo: avevo solo tre anni quando ho iniziato, e all’inizio non riuscivo nemmeno a calciare bene. Col tempo ho imparato, poco a poco. Un ruolo importante l’ha avuto anche mio nonno: per me è stato come un secondo padre. A volte mia madre o mio padre non potevano accompagnarmi agli allenamenti, ma lui era sempre disponibile e non mi ha mai fatto mancare il suo sostegno"
ESPERIENZE GIOVANILI
"Venendo dall’Uruguay, quando arrivi in Europa la gente ti guarda un po’ come se fossi “diverso”, ma alla fine siamo tutti uguali. Cerco sempre di ricordarlo e di dimostrarlo attraverso il mio modo di vivere il calcio. Anche i miei allenatori hanno avuto una grande influenza su di me. All’inizio mio padre, che da piccolo mi ha anche allenato. Poi Serafín García, che è stato fondamentale nella mia formazione al Peñarol. Quando sono arrivato in Primera, Jackson Viera mi ha dato la possibilità di debuttare nel massimo campionato uruguaiano. Successivamente sono andato in prestito al Boston River, dove il tecnico mi ha aiutato molto a fare le mie prime esperienze in prima divisione. Poi è arrivato Diego Aguirre, che mi ha facilitato il rientro al Peñarol, perché tornare dopo un anno fuori non è lo stesso che crescere direttamente in prima squadra. Mi ha aiutato tantissimo. Da piccolo guardavo molto Diego Godín. Ora che si è ritirato, seguo soprattutto José María Giménez: mi piace come si muove, come marca, come affronta il gioco aereo. Un altro difensore che ammiro è Van Dijk, per il suo tempismo."
L'ARRIVO IN EUROPA
"Adattarsi al calcio europeo non è semplice: qui si gioca in modo diverso rispetto al Sud America, e ancora di più rispetto all’Uruguay. Il ritmo è molto più veloce, si palleggia molto, si cercano spazi, tutto è più tecnico e tattico. In Uruguay il gioco è più pausato, più “fermo”, mentre qui anche la velocità del pallone ti fa capire quanto tutto sia diverso.
Fin dal primo giorno, però, mi hanno fatto sentire a casa, soprattutto grazie ai tanti uruguaiani presenti. Ti aiutano, ti sostengono, ti trasmettono ciò che hanno vissuto e ti fanno sentire parte del gruppo. Ho parlato anche con Diego Lopez, che mi ha accolto molto bene: è una persona tranquilla, che vuole imparare e migliorare. Io cerco di sfruttare ogni opportunità, perché non ce ne sono mai tante: voglio apprendere il più possibile per la mia carriera. L’anno scorso avevo già conosciuto Naithan (NANDEZ), e non mi aspettavo di ritrovarlo qui. Anche lui mi ha accolto subito. Quando ho sentito il nome del club ho pensato a quanti uruguaiani sono passati di qui e a come tutti abbiano fatto bene. Ti fa sentire un po’ come a casa, e questo ti dà la sicurezza per provare questa esperienza. Quando è arrivata la proposta non ho voluto pensarci troppo: molti uruguaiani sono cresciuti qui, e sapevo che sarebbe stato importante anche per me. La mia famiglia e i miei amici erano felicissimi: era il mio primo trasferimento in Europa, non ero mai stato qui, ed era tutto nuovo. La città è molto tranquilla, ognuno vive la sua vita, e quando la gente ti vede passeggiare si avvicina per salutarti o farti i complimenti. Ti riempie il cuore e ti spinge a migliorare"
DEBUTTO
"Quando ho saputo che avrei debuttato contro il Napoli ho provato un orgoglio immenso: ho lavorato anni per arrivare a quel momento. Ho pensato a tutto ciò che facevo da bambino per arrivare fin qui. Senza il sostegno della mia famiglia e dei miei amici non ce l’avrei mai fatta. Debuttare in un grande stadio, contro una grande squadra, era un sogno. Era un momento che aspettavo: altre volte ero stato in panchina a guardare gli altri allenarsi e giocare, e ovviamente avevo voglia di vivere anche io quel momento. Per fortuna è arrivato, e con una vittoria. Mi sento tranquillo e cerco sempre di lavorare al massimo per essere pronto e non sprecare l’opportunità. È difficile stare lontano dalla famiglia, ma cerco di dare il meglio anche per loro, perché siano orgogliosi di me"
RINGRAZIAMENTI
"Voglio ringraziare tutti per come mi hanno trattato dal primo giorno. Grazie per il sostegno in ogni partita, in casa e fuori: per noi è fondamentale. Continuate a credere in noi: faremo di tutto per proteggere questi colori e rendervi orgogliosi"