Niente prova tv, gli insulti sessisti non la prevedono. Gazzetta: "Folorunsho potrebbe non pagare"

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di Redazione TuttoCagliari

Spazio al caso Folorunsho nelle pagine interne della Gazzetta dello Sport: "Folorunsho potrebbe non pagare. Niente prova tv, gli insulti sessisti non la prevedono". Le offese alla madre di Hermoso in Cagliari-Roma non rientrano in quelle punibili dal codice Figc. 

La polemica nata attorno ai dieci secondi di insulti rivolti da Michael Folorunsho a Mario Hermoso durante Cagliari-Roma continua a far discutere. Le immagini, rimbalzate ovunque sui social, hanno aperto un dibattito acceso: qualcuno ironizza sull’accaduto, ma in tanti chiedono un provvedimento disciplinare nei confronti del centrocampista rossoblù, ritenendo quelle frasi ben oltre il semplice scambio di parole nervose da campo. Nel video si notano parole pesantemente offensive, di natura sessista e accompagnate da gesti volgari. Un comportamento che, per molti, non può essere liquidato come normale tensione da gara. L’arbitro Zufferli, però, ha ammonito entrambi i giocatori, e proprio questa decisione rischia di chiudere il caso sul nascere.

Il Giudice Sportivo oggi analizzerà il referto della partita. Se nel rapporto arbitrale fosse riportato anche il riferimento agli insulti, la situazione non proseguirebbe oltre: un episodio sanzionato in campo non può essere giudicato una seconda volta. In caso contrario, resterebbe teoricamente lo spazio per un supplemento di indagine, anche se i margini restano ridotti.

La prova TV non potrà essere utilizzata: l’articolo 61 comma 3 del codice di giustizia sportiva ne prevede ’uso «limitatamente ai fatti di condotta violentaogravemente antisportiva o concernenti l’uso di espressione blasfema non visti dall’arbitro o dal Var, con la conseguenzachel’arbitrononhapotuto prendere decisioni al riguardo»

Le offese, anche se gravi e sessiste, non rientrano tra le casistiche perseguibili con questo strumento. Inoltre, il VAR avrebbe potuto richiamare l’arbitro solo per condotte da espulsione diretta (“violenza, sputi, morsi” o offese considerate tali da giustificare il rosso immediato), ma ciò non è avvenuto. Probabile, quindi, che l’episodio non sia stato ritenuto perseguibile secondo normativa.

La Procura Federale potrebbe intervenire solo in caso di discriminazione – per razza, origine, religione, sesso o condizione sociale – come previsto dall’articolo 28. Ma al momento non sembrano esserci elementi che configurino un comportamento di questa tipologia, motivo per cui un’indagine d’ufficio appare poco probabile.

Un piccolo margine resta aperto solo se il referto non menzionasse ciò che è stato detto in campo. La Guida Pratica dell’AIA 2025, infatti, prevede l’espulsione per gesti o linguaggio osceno e volgare. Tuttavia la finestra interpretativa è minima, e allo stato attuale l’episodio rischia di chiudersi con un semplice cartellino giallo e nessuna ulteriore sanzione.