Lotti: "Così Vicario è diventato un campione..."

Lotti: "Così Vicario è diventato un campione..."
venerdì 25 novembre 2022, 10:00Rassegna stampa
di Redazione TuttoCagliari

Massimo Lotti, preparatore dei portieri e di Guglielmo Vicario al Venezia, è stato intervistato da Gianlucadimarzio.com. Le sue parole: 

“Mi ricordo ancora quando Guglielmo era arrivato: era un ragazzino. Ma gli ho subito voluto bene", ha spiegato Lotti, che  ha allenato Vicario dal 2015 al 2019: dalla D alla Serie B, che gli è valsa la chiamata del Cagliari in A. “Abbiamo lavorato molto bene insieme. Ma siamo dovuti procedere per gradi. Prima di tutto: mettere massa. Ormai ogni portiere deve avere una certa stazza. Anni fa si preferivano quelli più piccoli, perché si pensava che nelle parate basse fossero più efficaci. Ora i nuovi metodi di allenamento hanno cambiato tutto: la reattività è incredibile, per tutti. Anche per chi è alto più di due metri. Guardate i portieri più forti del mondo e lo capirete. Ecco, Guglielmo quando è arrivato in Serie D era troppo magro, doveva crescere. Lui è un friulano doc: chi li conosce sa quanto siano determinati e decisi. Non è stato da meno. Secondo punto: bisognava lavorare sulla velocità di reazione. La massa serve per tenere botta anche con i possibili scontri di gioco: in area può succedere di tutto e un portiere deve emergere. Vicario era già arrivato piuttosto completo, e possiamo dire che era un portiere offensivo”. Offensivo? “Sì, di quelli che attaccano la palla, che non stanno chiusi nella loro area, ma che escono. Dovevamo lavorare sulla reattività, dicevo: lui ha le leve molto lunghe, una buona apertura del braccio. Bisognava fare in modo che la copertura della porta fosse abbinata a una grande rapidità. Perché in D è una cosa, in C un’altra, in B un’altra ancora. In A, non ne parliamo proprio”. “E poi” continua, “c’era l’aspetto podalico. Ormai il portiere, lo sappiamo, è un libero aggiunto, e c’è bisogno di un tocco palla che sia efficace e preciso”.

Sull’aspetto psicologico: “Una cosa in cui credo molto".

“Tacopina mi aveva chiesto se Vicario avrebbe potuto fare il titolare - continua Lotti -. Mi dovevo assumere la responsabilità, diceva il presidente, e io non avevo dubbi: dissi di sì. Ma a Vicario questa cosa non l’ho mai detta, perché doveva fare bene da solo”. E lo fece. Quell’anno, il Venezia retrocedette in C ai playoff, ma Guglielmo fece così bene da essere ingaggiato dal Cagliari che lo girò in prestito al Perugia". 

Ma come si gestiscono questi cambi di gerarchia? “Era giovane, doveva crescere. Non si è mai lamentato delle panchine, anzi penso che gli siano servite per avere una crescita emotiva anche più tranquilla” racconta Lotti. “Non ha mai avuto bisogno del contentino, semmai con lui dovevo lavorare al contrario. Quando giocava, voleva sempre dimostrare tanto, soprattutto la partita successiva a quella in cui era titolare. E questo lo portava a strafare. Gli ho dovuto far capire che un portiere deve essere determinante ma non può mai andare oltre una certa misura”.