Bellucci: "Pisano è un punto di riferimento per noi. Contento che la mia U18 abbia un carattere e cuore sardo"

Bellucci: "Pisano è un punto di riferimento per noi. Contento che la mia U18 abbia un carattere e cuore sardo"TUTTOmercatoWEB.com
domenica 5 novembre 2023, 15:00Settore giovanile
di Vittorio Arba

Claudio Bellucci, tecnico della formazione Under 18 del Cagliari, ha rilasciato un'intervista al magazione ufficiale "Domus Rossoblù". Di seguito le sue parole:

Claudio ti aspettavi un inizio del genere? 

“Lo speravo. La strada è quella giusta. Il nostro obiettivo è far crescere i ragazzi e prepararli al salto di categoria”. 

Cosa significa per una realtà come Cagliari giocare alla pari con le big d’Italia? 

“Bisogna essere orgogliosi. Ai miei ragazzi ripeto sempre che il campo non mente mai. Che sia il Milan o l’Inter dobbiamo giocare per tutti i sacrifici che facciamo in settimana. Poi il futuro si vedrà, perché la storia del Cagliari dimostra che questo club ha l’ambizione di crescere i ragazzi della propria terra per farli esordire in prima squadra”. 

E il tuo vice Pisano ne è la prova. 

“Francesco è un punto di riferimento per i ragazzi. È sardo, rossoblù di nascita e di crescita calcistica. Per loro è un punto di riferimento”. 

La presenza delle Academy non solo nel cagliaritano, ma in tutto il territorio inizia a dare i suoi frutti?

“Penso che il lavoro della Società in questi anni si sia visto. Il progetto Academy è molto importante, soprattutto perché va a scovare il talento anche nelle località meno conosciute, dove emergere è difficile. Io ho molti ragazzi in squadra che provengono da paesi dove per logistica sarebbe stato difficile anche solo andarli a visionare. Li scovi solo grazie a gente che lavora per il Cagliari in questi territori”. 

E in questa U18 ci sono molti giovani talenti sardi, cosa significa? 

“Sono molto contento che la mia squadra abbia un carattere e un cuore sardo, perché l’appartenenza deve essere la prima cosa. A volte andiamo ad affrontare squadre piene zeppe di stranieri, mentre la nostra è composta da soli italiani e un ragazzo francese che dentro si sente sardo (ride)”. 

Quanto aiuta l’aver giocato per anni in Serie A nella crescita di questi ragazzi? 

“Sono andato via di casa all’età di 13 anni per giocare alla Sampdoria. Capisco tutte le difficoltà, da quelli che sono in foresteria a quello che possono passare fuori dal campo. Provo a immedesimarmi in loro e cerco di aiutarli, perché non voglio che si portino in campo i problemi che hanno nella vita privata. Non voglio che il calcio diventi un problema per loro, perché ora devono solo godersi questi momenti. Tante volte subiscono pressioni ingiuste da gente esterna, come se fossero un investimento e questo mi dispiace molto”. 

Come si trasmette la propria filosofia di gioco in un gruppo così giovane? 

“Col lavoro, con le attenzioni giuste. A volte questi ragazzi vengono spinti dall’esterno a mettersi in evidenza a livello personale, poi alla lunga diventa un boomerang. L’allenatore deve essere bravo a far capire loro che giocando di squadra sono più forti esaltandone le caratteristiche e migliorando i punti deboli. Col mio staff stiamo curando tutto il possibile, in modo molto professionale, stando attenti anche ai dettagli, perché questi ragazzi lo meritano”.