UN MIRTO CON... BEPPE SIGNORI

UN MIRTO CON... BEPPE SIGNORITUTTOmercatoWEB.com
© foto di Federico De Luca
domenica 28 gennaio 2024, 01:49Un mirto con...
di Matteo Bordiga

Mancino come lui. Vicecampione del mondo come lui. E legato a lui da un rapporto di sincera stima reciproca, tanto calcistica quanto umana.

Beppe Signori, attaccante simbolo prima della Lazio e poi del Bologna, ha condiviso con Gigi Riva l’esperienza mondiale del 1994 in terra americana. Rombo di Tuono era il punto di riferimento fuori dal campo degli azzurri, loro interlocutore privilegiato, fratello maggiore, confidente e mentore prodigo di consigli. Se c’era da motivare, confortare o semplicemente far sfogare un giocatore, quello era compito di Gigi. Se c’era da mediare tra le personalità eccentriche, capricciose e tumultuose dei calciatori e lo staff tecnico di Arrigo Sacchi, quello era compito di Gigi. Che sapeva usare bastone e carota, rimbrotto e comprensione, spontaneità adamantina e chirurgica diplomazia.

USA ’94 non è stato un Mondiale facile per Signori. Relegato dall’integralismo sacchiano al ruolo di esterno (per non dire terzino) sinistro, l’allora cannoniere laziale reclamava una posizione più vicina alla porta avversaria e alle sue naturali caratteristiche. Tanto da entrare in (inevitabile) rotta di collisione col profeta di Fusignano. Ecco, Riva interveniva - con la sua pragmatica umanità e la sua discreta e sussurrata saggezza - proprio in situazioni come quelle. Senza fare rumore, senza sollevare polveroni. Ma semplicemente parlando, confrontandosi a quattr’occhi, da uomo a uomo. Con pochi fronzoli e zero giri di parole. Rivelando - senza mai imporlo o farlo pesare - tutto il suo abbagliante carisma.

Oggi Beppe Signori, chiamato a ricordare un grande (forse il più grande) numero 11 - esattamente come lui - usa parole accorate e sincere, che dimostrano gratitudine e riconoscenza per un uomo col quale, in Nazionale, ha incrociato il suo cammino in un momento fondamentale della propria carriera.

“Ovviamente il mio ricordo di Gigi risale ai tempi della Nazionale azzurra: primi anni Novanta, fino al 1995. Mi diede dei consigli molto ma molto preziosi e importanti, di cui feci tesoro. Ci accomunava il fatto di essere tutti e due dei mancini naturali: di questo aspetto abbiamo parlato spesso e volentieri. Era una persona eccezionale; come calciatore non ho avuto modo di apprezzarlo, se non attraverso i filmati d’epoca. Ma come uomo era di una sensibilità e di una educazione straordinarie, fuori dal tempo. E credo che questa sia proprio la peculiarità dei grandi giocatori: essere umili e saper mettere sempre la propria esperienza a disposizione degli altri.”