Calendari sovraccarichi, è scontro tra FIFA e FIFPRO

Animi sempre più tesi tra FIFA e FIFPRO, il sindacato internazionale dei giocatori professionisti. Nel mirino c'è sempre il solito discorso: si gioca troppo e in condizioni talvolta inumane. Il sindacato nei giorni scorsi si è concentrato in particolare sul recente Mondiale per Club, che ha messo in mostra uno spettacolo caratterizzato da tanta stanchezza fisica e poca lucidità in diversi contesti.
"Il calendario partite sovraccarico, la mancanza di adeguati periodi di recupero fisico e mentale, le condizioni di gioco estreme, l’assenza di un dialogo reale e il costante disinteresse verso i diritti dei giocatori sono purtroppo diventati pilastri del modello di business della FIFA; un modello che mette a rischio la salute dei calciatori e mette ai margini proprio coloro che sono al centro del gioco" si legge in una nota da parte della FIFPRO, realizzata a seguito di un incontro con 58 associazioni nazionali di tutela dei calciatori avvenuto ad Amsterdam.
"La FIFA continua sistematicamente a ignorare e mettere a tacere i problemi reali che i giocatori affrontano in diverse parti del mondo. È inaccettabile che un’organizzazione che si autodefinisce leader globale chiuda gli occhi di fronte ai bisogni fondamentali dei calciatori.
Un esempio lampante di questo scollamento è stato il recente Mondiale per Club, celebrato dal presidente Infantino nonostante si sia svolto in condizioni estreme e inadeguate per qualsiasi essere umano, dimostrando una preoccupante insensibilità verso i diritti umani, anche quando si tratta di atleti d’élite".
Una polemica che ovviamente non è passata inosservata e a cui la FIFA ha voluto rispondere con durezza, come riportato da Calcio e Finanza: "La FIFA è estremamente delusa dal tono sempre più divisivo e contraddittorio adottato dalla leadership della FIFPRO, poiché questo approccio dimostra chiaramente che, anziché impegnarsi in un dialogo costruttivo, la FIFPRO ha scelto di perseguire una strada di scontro pubblico guidata da artificiose battaglie di pubbliche relazioni, che non hanno nulla a che vedere con la tutela del benessere dei calciatori professionisti, ma mirano piuttosto a preservare le proprie posizioni e i propri interessi personali. La comunità calcistica mondiale merita di meglio. I calciatori meritano di meglio".