Quagliarella torna sulla vicenda "stalker": "Buco nero di otto anni nella mia vita. Rovinò trasferimento al Napoli"

Intervistato dal Corriere della Sera, l'ex attaccante Fabio Quagliarella, è tornato sulla vicenda dello stalker, che l'ha perseguitato per otto anni e condizionato la carriera: "Lettere di minacce e ricatti? Papà aveva messo le lettere una sull’altra, sono alte più di un metro. Le rileggeva ogni volta per capire chi potesse essere l’autore. Ce lo avevamo in casa, fu lui a intuirlo. Quella vicenda ci ha cambiato la vita. Ero al campo ma non c’ero, avevo paura che mentre ero via potesse accadere qualcosa alla mia famiglia. Li chiamavo spessissimo, ad ogni pausa dell’allenamento. Stavano bene, ma temevo non fosse vero".
Poi aggiunge: "Difficile concentrarsi così. Ero a cena ma in realtà no. Nella mia vita un buco nero di otto anni. Sì, prima o poi le brucerò (le lettere, n.d.r.). L’arresto di quest’uomo che si fingeva amico e ci diceva che ci stava aiutando a capire chi fosse lo stalker è stata una liberazione. Dopo è stato pure peggio: quando per tanti anni sei ricattato, la paura ti resta dentro. L’accusa di essere un pedofilo ma non solo, anche di essere invischiato con camorra, droga e calcio scommesse. Le minacce di morte a mio padre: “Gli spariamo in testa” e “Adesso mettiamo una bomba nel suo palazzo'. Una volta fece trovare sotto casa una bara con sopra la mia foto. Mi stava distruggendo la carriera, rovinò il mio trasferimento al Napoli".