Matri: "Cagliari? Sarò sempre grato. Feci doppietta ai rossoblù e non esultai, poi Marotta..."

Alessandro Matri, ex attaccante di Cagliari e Juventus, ha rilasciato una lunga intervista ai microfoni di Supernova, podcast condotto da Alessandro Cattelan. L'ex rossoblù è tornato sulla sua esperienza in terra sarda e sul suo trasferimento alla Juventus del gennaio 2011, che lo portò subito ad affrontare i sardi da ex, siglando una doppietta ricordata ancora oggi. Di seguito le sue parole, sintetizzate da TuttoCagliari.net: "Io ho sempre esultato, tranne la prima volta: a Cagliari, contro la Juve. Ci sta, perché erano passati solo quattro giorni da quando dal Cagliari ero passato alla Juve. Feci doppietta e non esultai, ma mi insultarono per tutta la partita. Però non esultai. I tifosi del Cagliari mi insultarono, sì, di tutto. Ero riuscito a uscire indenne da quella partita, mi dissi: bravo, ti sei comportato bene. Stavo andando nel tunnel, arriva Marotta e mi fa: 'Dai, vai a salutare anche i nostri tifosi, gli fa piacere'. Allora ho attraversato il campo fino sotto la curva, quasi da solo. È stata la mia condanna. Come se avessi esultato a tutti e due i gol a fine partita. Secondo me, lì un po’ l’ho pagata. Da quel momento ho sempre esultato. Contro il Cagliari o chiunque.
A meno che non sia proprio la tua squadra del cuore, o dove hai giocato tanto… ma no, io ho sempre esultato. Lo trovo corretto e non mancanza di rispetto. Anzi, trovo più mancanza di rispetto non esultare per la squadra con cui giochi. Quindi non la vedo una mancanza di rispetto. Lì semplicemente mi sono sentito di far così perché erano appena passati quattro giorni dall’addio. Il Cagliari è stata la squadra che mi ha lanciato in Serie A. Venivo da una Serie B dove avevo fatto cinque gol, non avevo fatto sfracelli. Devo ringraziare Cellino, e il direttore Nicola Salerno, che credevano tanto in me. Sono sempre grato a loro. Però non ti nego che quell’astio non è mai finito. Il tifoso ci è rimasto male perché sono passato dal Cagliari alla Juve. Ci sta, perché il Cagliari rappresenta un’intera isola, c’è molto attaccamento. Ma per un giovane che vuole crescere e migliorarsi, non lo vedo come un tradimento. Lo vedo come ambizione, il desiderio di diventare un giocatore forte. Poi certo, sono d’accordo: non bisogna mancare di rispetto".