CERCASI LEADER … 

CERCASI LEADER … 
Oggi alle 00:45Il punto
di Vittorio Sanna
Vittorio Sanna, giornalista e scrittore, per i tifosi rossoblù "la voce del Cagliari". Nella sua trentennale carriera ha raccontato in radiocronaca oltre 700 partite, quasi 600 in serie A. Uno dei più accreditati storici del Cagliari

di Vittorio Sanna

Ma quanto erano belli i tempi in cui, come in un fantasioso fumetto, si faceva spazio all’eroe di turno per salvare la barca in acque tempestose. L’ultimo è stato Pavoletti, longevo quanto Altafini, il vecchio attaccante italo brasiliano che con la Juventus giocava dieci minuti e segnava tanto da meritarsi l’appellativo di “vecchia volpe”. Oggi un capitano di quelli veri e coraggiosi che quando parla tutti fanno silenzio, non sembra esserci più. Il ruolo è sparso, condiviso, aleatorio, per certi versi, impalpabile. I gol di Conti e anche i pochi di Lopez, sono solo un ricordo. In alcuni è rimasto il colpo di coda, la reazione finale, ma manca in campo il riferimento certo. Il carattere giusto ce l’ha Caprile, ma è là, lontano, tra i pali, e ancora troppo giovane. Lo è per certi versi Yerry Mina, un gigante ma solo apparentemente cattivo, anche lui talvolta “da gestire” per quella straordinaria capacità d farsi coinvolgere dal gioco che lo porta a essere soggetto alla tormenta. Lo è caratterialmente Deiola, ma in  patria gli eroi non sono sempre riconosciuti. Manca un calciatore che si assuma responsabilità pesanti, lo Spartaco rossoblu.  

Non è solo una questione di rappresentanza sindacale, è una carica che non suona, un direttore d’orchestra che non trasmette il carattere, che richiama grinta, attenzione e concentrazione. Il Cagliari perde durante la partita, anche per poco tempo, la su anima guerriera e vedi tanti dipendenti onesti fare il proprio dovere. Lo fanno anche bene ma sembra mancare il desiderio di gettare il cuore oltre l’ostacolo, il farsi avanti a petto nudo a cercare il martirio. È un concetto astratto, aleatorio,  indefinibile. Una sensazione. Ma è quella che sembra percepirsi quando arriviamo sulla trequarti avversaria o davanti alla porta. È il tiro di Esposito calciato con il corpo all’indietro. È la bella azione di Gaetano conclusa con il tiro stanco e forzato. Sono le mischie dove il pallone sembra insaponato e non capita mai nei nostri piedi. Sono i palloni persi con rassegnazione da Folorunshoo il suo tiro tra piatto e collo, ne’ carne, ne’ pesce. 

Folorunsho … da lui non puoi non aspettarti di più. Ha un fisico da leader. Ha giocate troppo nascoste, da leader. Ha aspettative da leader. Termini di paragoni tra l’idea e il fatto, troppo distanti. È lui che potrebbe spaccare la partita. È lui che potrebbe incarnare il capitano e collegare la squadra, non solo i reparti.  Lui che sintetizza la sensazione di ciò che manca. Un leader, un capitano, un’anima che dia alla squadra vibrazioni e energia, forza e determinazione, identità e appartenenza. Non è solo questione di gioco, di tecnica e di tattica. È questione di personalità, perché in passato, giocando molto meno, si otteneva tanto di più. Una sorta di autoricarica che finora abbiamo avuto solo quando la partita è stata ferita dai gol avversari. Se segniamo per  primi, non perdiamo.  Un leader che deve ricordarlo in ogni momento.