LE SETTE VITE DI LAPADULA E L'INVESTITURA PER IL FUTURO

LE SETTE VITE DI LAPADULA E L'INVESTITURA PER IL FUTURO
domenica 19 febbraio 2023, 10:40Il punto
di Sergio Demuru
Sergio Demuru - Corrispondente da Cagliari di Tuttosport dal 2007, al seguito del Cagliari Calcio dal 1997 avendo collaborato con altre testate quali Il Giornale di Sardegna e Sardegna 24.

di Sergio Demuru

Lapadula e il segno del destino. Un giocatore che potrebbe essere catalogato fra i tanti attaccanti troppo legati alle prestazioni individuali e meno al contesto di squadra nel quale operano, ma che nel profondo del cuore amano la maglia che indossano. Lo ha evidenziato sabato della scorsa settimana, ultima partita in casa in ordine cronologico, quando ha messo in rete il pallone da tre punti che ha rilanciato il Cagliari in una zona “play-off” che era stata smarrita la settimana prima a Modena, laddove la sconfitta, generata principalmente dal sottonumero dovuto all’espulsione ingiusta di Rog, aveva lasciato un retrogusto amaro in bocca.

Lapadula dal suo canto, contro il Benevento che è una delle sue molteplici squadre che lo hanno visto protagonista, dopo il gol ha girovagato per il campo godendosi l’ovazione di un pubblico che oramai lo ha adottato. A Bari poi l’attaccante italo-peruviano si è ripetuto centrando di nuovo il bersaglio grosso dopo un cross con il contagiri di Mancosu, ma ha commesso un’ingenuità madornale con il secondo “giallo” che ha lasciato i suoi in sottonumero, dando il via al pressing pugliese culminato con il pareggio su rigore di Antenucci.

Sicuramente gli saranno venuti in mente i primi approcci a Cagliari, la mancanza della rete nei momenti bui che avevano paventato dubbi sulla sua condizione generale e che fosse sazio di quello che aveva combinato fino a quel momento in carriera. Invece ecco la risposta sul campo di un elemento dalle sette vite. Ha saputo risollevare soprattutto contro il Benevento una squadra che pareva votata a crollare, con Altare anch’egli ingenuo a farsi espellere ed una caterva di assenze da far dubitare anche il più ottimista.

Non è stato così, i resti di un Cagliari decimato hanno fatto quadrato e si sono appellati proprio a “Lapagol” per esser trainati fuori da una situazione difficilissima da gestire anche perchè l’inerzia era tutta a favore dei beneventani. È stato poi lui a Bari a commettere l’errore, che meno ti aspetti complicando una situazione favorevole, ma che comunque ci sta nel contesto agonistico. Lapadula può dividere gli schieramenti.

Apparentemente è un goleador atipico, con quel suo caracollare per tutto il fronte d’attacco. Ma poi ha le qualità per essere devastante in area. Vive per il gol, come del resto tutti gli attaccanti di razza. Lo ha sempre dimostrato in tutte le piazze dove si è esibito e proprio non ci si capacitava, agli albori dell’attuale stagione, del perchè non riuscisse a chiudere il cerchio anche a Cagliari.

Pure quella fascia di capitano, consegnatagli negli spogliatoi prima della gara con il Benevento, non è episodio casuale, ma testimonia di una certa linea dettata dall’avvento del nuovo tecnico. Ranieri ci conta molto, anche per un discorso di vita vissuta. Lapadula ha vinto nel 2016 una finale di Supercoppa con il Milan (pur sbagliando uno dei rigori decisivi comunque ininfluente nel contesto finale) e non è dunque l’ultimo arrivato.

Con la fascia gli è stata delegata la “leadership” ed una investitura certificata per Lapadula che potrebbe anche pensare che in Sardegna non è la solita musica come negli altri e svariati luoghi dove è stato protagonista. Una toccata e fuga e poi partenza per altri lidi con poca riconoscenza da parte dell’ambiente per quello che l’attaccante aveva saputo dare.

A Cagliari potrebbe mettere interessanti radici e progettare un futuro calcistico che lo porti ad esibirsi sino a fine carriera. È già accaduto con altri e non vi sarebbe niente di cui meravigliarsi se accadesse anche per lui. Del resto a 33 anni vanno fatti determinati bilanci e programmazioni per il futuro.