UNO, NESSUNO, CENTOMILA  

UNO, NESSUNO, CENTOMILA  
lunedì 21 marzo 2022, 14:40Il punto
di Vittorio Sanna
Vittorio Sanna, giornalista e scrittore, per i tifosi rossoblù "la voce del Cagliari". Nella sua trentennale carriera ha raccontato in radiocronaca oltre 700 partite, quasi 600 in serie A. Uno dei più accreditati storici del Cagliari

di Vittorio Sanna

Ne basta uno per infamare centomila, una Sardegna intera. Ne basta uno di ignorante in uno stadio dove il pubblico è addosso al campo verde e il dialogo è facile da creare. Dialogo, a due, perché il termine razzismo venga rispolverato. Non serve un intero coro, non serve un settore per poter trasferire all’intera comunità il fastidioso concetto di intolleranti alla pelle nera. Quell’unico o quei pochi che probabilmente neanche sanno di razzismo, di sfruttamento, di diritti negati, di sottomissione. Probabilmente non lo sanno di come possa avere un significato diverso dal semplice insulto. Lo sapessero non andrebbero a danneggiare il Cagliari, i suoi tifosi, la Sardegna. Questo si realizza. Un insulto sbagliato che torna indietro come un boomerang, diventando un caso sociale. Ingiustificabile. Ingiustificabile perché abbiamo a disposizione una lingua tutta nostra e un repertorio di insulti che è tra i più ricchi e fantasiosi. Non c’è bisogno di ricorrere al più banale e stupido, al più dannoso, usato in modo improprio, in un luogo improprio. Usato nella terra dei quattro mori, di un simbolo che sfoderiamo dappertutto. Improprio perché da Nenè in poi i beniamini rossoblù non sono mai stati giudicati per il colore della pelle. Da Nenè che ha scelto di vivere i suoi ultimi anni in Sardegna, in poi. Oliveira, Suazo, Joao Pedro, perfettamente integrati se non fosse, anche per loro di qualche idiota che non è capace di guardarsi negli occhi, ancor prima dell’animo, come sappiamo fare in  Sardegna. Uno che sarebbe Nessuno e che diventa centomila. Tanto da far passare in secondo piano quante volte siamo vittime di altri idioti che nascono da altra parte. Pastori, banditi, pecorai, pecore e via dicendo. Appellativi che potrebbero essere a loro volta etichettati come razzismo, ma che hanno una storia meno violenta, una quotidianità occasionale e che sono a loro volta beceri insulti di sottosviluppati che pescano dallo loro povertà di termini dei quali non conoscono la portata.

Basterebbe notare le nostre variazioni di colore per capire che  il razzismo non ci appartiene. Mori, olivastri, rossi, bianchi, biondi. Basterebbe considerare che gli stessi tifosi sardi di squadre avversarie finiscono per offendersi addosso chiamando pastori e pecore i Sardi come loro che tifano Cagliari. È solo ignoranza, ma fa male, perché le parole hanno pesi diversi. È solo ignoranza e scarsa memoria, perchè perseverare nello stesso errore è da stupidi. E non è la prima volta che Uno che non rappresenta Nessuno, procura un  danno agli oltre Centomila. Procura danni al Cagliari per il quale si spende. Non dobbiamo pretendere che lo capiscano gli altri. Intanto cerchiamo di capirlo noi. Solo così cambieremo registro. Trovando nel vocabolario impronunciabile delle offese, qualcosa che non riconduca al razzismo. Non pretendendo la capacità che tutti, senza escludere nessuno, da Oslo a Città del Capo, sappiamo accettare le severe regole dello sport, senza necessariamente insultare qualcuno, dopo una sconfitta o dopo una vittoria. Dopo una leale partita di calcio.

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VITTORIO SANNA  - Giornalista e scrittore, per i tifosi rossoblù "la voce del Cagliari". Nella sua trentennale carriera ha raccontato in radiocronaca oltre 700 partite, quasi 600 in serie A. Uno dei più accreditati storici del Cagliari. Autore del libro "La Terra dei Giganti", appena uscito nelle librerie. Un viaggio nella storia dello sport e della relativa statuaria sportiva, dalle prime civiltà ai giorni nostri. Una sezione con i profili degli 88 olimpionici e paralimpici sardi nelle Olimpiadi e Paralimpiadi moderne finora riportati alla luce attraverso un continuo lavoro di ricerca.