Muscas: "Cagliari, sarà stagione di transizione e consolidamento. Pisacane? Si sapeva da due anni che sarebbe arrivato"

Il giornalista e scrittore Nicola Muscas, intervenuto ai microfoni di Radio Sportiva, ha fatto il punto della situazione in casa Cagliari, con i rossoblù impegnati nel ritiro di Ponte di Legno. Di seguito le sue parole, sintetizzate da TuttoCagliari.net:
Che ne pensi della scelta, coraggiosa ma anche coerente, di promuovere Fabio Pisacane, che ha fatto una stagione storica con la Primavera e che prende il posto di Davide Nicola?
"Innanzitutto c’è una direzione, c’è coerenza come dicevi tu. C’è un progetto, un’idea di sviluppo che non sempre nel mondo del calcio si riesce a individuare. Ovviamente c’è un margine di rischio, com’è normale con gli esordienti. Arriviamo da due allenatori di grande esperienza: uno è probabilmente il Principe, o meglio il Re, l’Imperatore, Claudio Ranieri. L’altro è Davide Nicola, uno a cui si possono imputare pochi fallimenti. Ora arriva un esordiente assoluto, ma posso dirvi che questa voce gira da almeno due anni: prima o poi sarebbe arrivato il momento di Pisacane. Sono contento che accada in una fase non emergenziale, in un momento in cui è possibile programmare e progettare. La Serie A, soprattutto nella zona salvezza, è un campionato che aspetta: ci si salva con 34-35 punti, quindi c’è margine anche per sbagliare qualcosa, se tutto il resto funziona".
Che tipo di campionato ti aspetti? Il Cagliari ha vissuto una stagione tranquilla con Nicola, ma senza mai dare l’idea di poter fare quel passo in più. Un po’ troppa calma piatta per i tifosi?
"Va bene così. Arriviamo da un anno e mezzo di delirio collettivo, emotivo e sentimentale: con Ranieri, 14esimo a febbraio, la promozione assurda a Bari col gol di Pavoletti al 94', poi la salvezza rocambolesca risolta nei minuti finali. Quell’anno e mezzo, a prescindere dalla posizione in classifica, ci ha gratificato emotivamente. Lo scorso anno doveva essere un anno di assestamento ed è stato simile al precedente: stessi punti, stessa fatica, ma senza quella componente emotiva che ci scaldava. Ora, naturalmente, i tifosi vorrebbero fare un passo in più, soffrire meno, magari divertirsi, cosa che succede troppo di rado negli ultimi campionati. E provare a non salvarsi alla penultima, ecco. Dopo due anni così, però, va sempre ricordato che salvarsi è la cosa più importante. Guardiamo squadre importanti che stanno scomparendo dal calcio professionistico: nulla va dato per scontato".
Il mercato per ora ha riguardato soprattutto i riscatti, quelli di Caprile e soprattutto di Piccoli. Due operazioni importanti.
"Sì, Piccoli e Caprile: il Cagliari ha fatto sforzi importanti, parliamo di quasi 25 milioni. Sarebbe stata una campagna faraonica, ma in realtà sono riscatti di giocatori che avevano già fatto bene. La volontà della società mi pare chiara: trattenere tutti almeno per un altro anno, a meno che non arrivino offerte davvero importanti. L’idea è consolidare. Servirà ancora qualcosa, soprattutto in mezzo al campo e in difesa per avere più ricambi, ma la base c’è. È una squadra che può lottare per mantenere la categoria".
Quindi l’obiettivo resta la salvezza, con una squadra simile a quella dello scorso anno, rinforzata con i riscatti. Non è una rivoluzione.
"No, direi proprio di no. È una stagione di transizione, per dare continuità a chi ha già dimostrato di essere all’altezza. Non si scopre nulla, ma si consolida".