Pellicini: "Parlare di Gigi Riva significa raccontare un pezzo fondamentale della storia del calcio mondiale"

Pellicini: "Parlare di Gigi Riva significa raccontare un pezzo fondamentale della storia del calcio mondiale"TUTTOmercatoWEB.com
© foto di Alberto Fornasari
Oggi alle 17:00News
di Martina Musu

Francesco Pellicini, scrittore, cantautore ed attore comico, racconta del suo primo incontro con Gigi Riva in esclusiva al canale RETE55.

"Parlare di Gigi Riva significa raccontare un pezzo fondamentale della storia del calcio mondiale. Significa ricordare un campione che, ancora oggi, detiene il record di gol con la Nazionale. Ma significa anche parlare di un uomo che ho avuto la fortuna di scoprire e conoscere personalmente, a cui ho dedicato uno spettacolo che lui stesso ha apprezzato, aprendomi così le porte del suo mondo. Un mondo che ti fa capire quanto fosse speciale: splendido e difficile allo stesso tempo, riservato, signorile, educato, un uomo “verticale”, d’altri tempi.

Ripercorrere la mia storia con l’amico Gigi – che mi manca tantissimo – significa anche ricordare la sua famiglia. Mi manca Fausta, la sorella, una figura determinante nella carriera di Riva.

L’aneddoto che voglio raccontarvi risale a molti anni fa, quando mi trovavo a Leggiuno per uno spettacolo di cabaret musicale. Con me c’era il mio storico autore, Andrea Decio, che aveva scritto una canzone intitolata Il driblatore. Andrea ha questa particolarità: concentra tutto nella prima strofa e poi lascia a me il compito di completare la gestazione finale del brano.

Quella sera cantai la canzone proprio sul campetto dove il giovane Gigi aveva iniziato a tirare i primi calci al pallone. In platea c’era Fausta, che alla fine dello spettacolo si avvicinò e mi disse: “Questa canzone mi ha toccato profondamente. Lo dirò a Gigi.”

Il giorno dopo, mentre prendevo il traghetto da Veno per andare a uno spettacolo a Domodossola, mi squilla il telefono. Non conoscevo il numero. Rispondo e sento: “Pronto, sono Gigi Riva.” Aveva una voce un po’ stridula e, pensando a uno scherzo, replico: “Sì, certo, e io sono Beccalossi… dai, non ho tempo.” Ma lui insiste: “No, sono davvero Gigi Riva.” A quel punto mi irrigidii: “Attenzione…” e, educato com’ero, gli diedi subito del “lei”. Emozionato, dissi che non ci credevo, e lui, rompendo gli indugi, mi disse: “Chiamami Luis.”

Fu una conversazione elegante. Mi raccontò che Fausta gli aveva parlato di me e della mia idea di scrivere uno spettacolo, ringraziandomi. La telefonata si concluse lì, ma io andai a lavorare fiero di quella chiamata. Tornato a casa, quella notte stessa scrissi l’intero spettacolo dedicato a “Rombo di Tuono”, come se fosse stato lui a ispirarmi.

Con quello spettacolo ho girato tanto, ma sempre nel rispetto della famiglia Riva. Ricordo la prima volta a Leggiuno, con gli amici d’infanzia di Gigi, il primo allenatore “Giuanun”, il padrino… Quando dovevo portarlo in scena in altre città, la procedura era sempre la stessa: telefonavo a Riva e lui mi diceva “qui sì” o “qui no”. Ho ricevuto inviti da decine di teatri e comuni, ma se Gigi non dava l’ok, io non salivo sul palco. Su cento occasioni, me ne ha fatte saltare ottanta… ma le venti che ho fatto sono state con il suo pieno sostegno e grande affetto.

Il momento più speciale è stato quando, finalmente, ci siamo incontrati a Cagliari. Eravamo in un ristorante: ci stringiamo la mano, scattiamo una bella foto con mia moglie, e alla fine scopro che il conto lo aveva già pagato lui. Gli dico: “Allora lasciami offrirti almeno un dopocena.” E quel dopocena è stato il più bello della mia vita: abbiamo parlato di noi, del Lago, di persone comuni e straordinarie, fino alle tre del mattino… fumando, credo, settanta sigarette ciascuno. Ma con una gioia immensa. Grande, immenso, Rombo di Tuono"