Quella volta andò così: Cagliari-Lecce 2-0, la "prima" vittoria, il sorpasso in classifica e il fattore Uruguay sempre più determinante

Quella volta andò così: Cagliari-Lecce 2-0, la "prima" vittoria, il sorpasso in classifica e il fattore Uruguay sempre più determinanteTUTTOmercatoWEB.com
© foto di Daniele Buffa/Image Sport
venerdì 24 febbraio 2012, 21:12News
di Matteo Sechi

Buona la quarta avranno pensato gli Orrù, Ranieri e tutti i tifosi rossoblù. Dopo essere stati eliminati nel secondo turno di Coppa Italia in settembre (doppia sconfitta: 4-0 al Via del Mare e 1-0 al Sant’Elia) e dopo aver perso la gara d’andata per 2-0, il Cagliari, quel 14 aprile 1991, vinse, con ampio merito, l’ultimo scontro previsto in calendario, quello più importante, che decretò il sorpasso sul Lecce e contemporaneamente l’uscita, per la prima volta in stagione, dalla zona retrocessione. Una vittoria a coronamento di una partita letteralmente dominata, nella quale l’essence uruguagia di quel Cagliari “novizio” raggiunse finalmente quegli alti standard di rendimento che erano mancati per tutto il girone d’andata. Un diesel che al termine della stagione avrebbe garantito ben 16 dei 29 gol realizzati dal Cagliari in campionato. 

Sette anni. Tanto il tempo passato dall’ultima stagione disputata dal Cagliari in Serie A. Correva l’anno 1983 quando il più rappresentativo club della Sardegna salutò il massimo campionato e si inabissò nel periodo più nero della sua storia che tra rose mediocri e proprietà non esattamente competenti, macchiò il proprio prestigio con l’onta della retrocessione in Serie C1 nel 1987. Fu il momento più basso e desolante nella storia del club, ma il fondo, per fortuna, era stato raggiunto. Arrivò Tonino Orrù con i suoi fratelli e, dopo una stagione di assestamento, la chiamata di Claudio Ranieri sulla panchina rossoblù si tradusse in due promozioni consecutive. È il 1990 e il Cagliari è finalmente tornato.

Tanta era stata l’attesa, troppe le delusioni e le amarezze vissute. I fratelli Orrù, che tanto bene avevano fatto risanando la società e riportandola nei palcoscenici che le competono, non possono rallentare proprio adesso. I tifosi vogliono un Cagliari che la Serie A la possa mantenere e che la domenica allo stadio faccia divertire. Il campionato italiano ospita tutti i più forti campioni e salvarsi, ora che da tre stagioni a questa parte le retrocessioni sono diventate quattro, rappresenta più che mai un traguardo minimo ambito anche dai club più attrezzati. Urge anzitutto rinforzare il reparto offensivo e l’occhio del mercato rossoblù è rivolto oltreoceano, verso un piccolo paese del Sudamerica, dalla nobile e vincente tradizione calcistica: l’Uruguay. Il primo mattone del nuovo Cagliari si chiama Daniel Fonseca, centravanti non ancora ventunenne molto dotato fisicamente, costato poco meno di un miliardo e mezzo e arrivato dal Nacional Montevideo, squadra con la quale ha appena vinto il titolo. Lo segue a ruota un suo connazionale, cresciuto nel club storicamente rivale, il Penarol, e approdato in Europa un anno prima per giocare in Spagna tra le file del Figueres dove, con una buona stagione condita da 5 gol, si è guadagnato la convocazione per i mondiali italiani nei quali ha ben impressionato. Si chiama José Oscar Herrera e con lui il Cagliari ha fatto un doppio acquisto per il proprio centrocampo: capace di far sentire la propria presenza in fase difensiva, è anche dotato di una buona corsa e di giusti tempi d’inserimento per andare a rete. Resta ancora un posto libero per un altro ingaggio straniero, ma c’è ancora tempo e per il momento il Cagliari conclude operazioni minori: arrivano dal Barletta il portiere Di Bitonto e l’esterno difensivo Nardini, dall’Ostia Mare il centrocampista Mobili e dal Tempio il giovanissimo attaccante Corellas. La squadra sta prendendo forma, ma la sensazione è che manchino ancora un paio di elementi di spessore che possano alzare il tasso tecnico della squadra. Mentre inizia a circolare la voce di un possibile ritorno in Sardegna di Gianfranco Matteoli, per il terzo straniero si vocifera che il Cagliari stia guardando con interesse al mercato africano, in particolare quello camerunense, visti anche gli ottimi risultati raggiunti dalla nazionale durante il mondiale. Ma se per il primo le conferme arriveranno e la trattativa, seppur solo in agosto, darà fumata bianca, per quanto riguarda il terzo slot straniero la pista è totalmente sbagliata. Il 7 luglio viene annunciato, infatti, l’acquisto di un campione assoluto che fa tremare la voce solo a pronunciare il suo nome, mette i brividi solo a pensarlo vestito di rossoblù. Quasi si stenta a crederci. Sulle sue tracce c’erano da tempo Roma e Juventus, con l’Avvocato che stravede per lui, ma l’interesse di entrambe si era raffreddato nelle ultime settimane. Ci aveva provato anche il Bologna, ma il rossoblù emiliano, evidentemente, non aveva abbastanza fascino. Tre stagioni a incantare le platee sudamericane con la maglia del River Plate e poi quattro anni trascorsi in Francia, di cui tre a Parigi nel piccolo e ambizioso Racing Club del discusso presidente Lagardère (che modificherà il nome della squadra, aggiungendogli una marca commerciale e violando i regolamenti, in Matra Racing) dove viene ricoperto letteralmente d’oro e l’ultimo a Marsiglia, in un club di vertice, dove però, dopo pochi mesi entra in rotta di collisione con Bernard Tapie, che non lo stima. Ma la Francia non è esattamente il suo habitat, lì non riesce a vivere il calcio, a sentire il calore dei tifosi che per lo più, specie nella capitale, del calcio si disinteressano. Si sente come in prigione, gli mancano il fanatismo e la passione che si respirano a tutte le ore nel suo Paese. Vuole un calcio diverso, più sentimentale. Vuole l’Italia. E il Cagliari vuole fortemente lui. Per la felicità di un’intera Isola e per poter competere degnamente nel campionato più difficile del mondo arriva a Cagliari El Principe Enzo Francescoli. Arriva un vero fuoriclasse.

Anche il Lecce però, giunto al terzo campionato consecutivo in Serie A dopo un ottimo nono posto e una salvezza un po’ più problematica nell’ultima stagione, non è da meno e, nel mercato estivo, piazza alcuni colpi che dovrebbero garantire la permanenza nel massimo campionato. Trattenuto l’idolo Pasculli, sono arrivati infatti Sergej Alejnikov dalla Juventus e Iomar Mazinho dal Vasco da Gama via Pescara. Non proprio due sconosciuti, insomma. Rinforzi che vanno ad aggiungersi ai giovani promettenti prodotti del vivaio Francesco Moriero e Antonio Conte e all’esperta e sempre temibile vecchia conoscenza rossoblù Pietro Paolo Virdis. La rosa, affidata all’esordiente Zibi Boniek, è però carente nel reparto arretrato e deve fare i conti con la partenza dell’altro idolo della tifoseria salentina, Juan Alberto Barbas, sul quale pesa il giudizio negativo del tecnico polacco che pensa di poter fare a meno di lui.

È la dodicesima giornata di ritorno quando Cagliari e Lecce si affrontano per la quarta volta in stagione. Solo un punto separa le due squadre con il Lecce fermo a quota 22 dopo il tonfo casalingo contro il Milan (0-3) e con il Cagliari che ha raggiunto quota 21 dopo l’insperato ma assolutamente meritato pareggio al Luigi Ferraris, grazie a una fantastica doppietta di Fonseca, contro una Sampdoria già in odore di scudetto. Dopo un girone d’andata pressoché fallimentare con due sole vittorie raccolte (contro Napoli e Genoa) e la miseria di 10 punti totali, il ritorno vede una crescita graduale e costante della squadra di Ranieri che riesce a convertire le sconfitte in pareggi e a offrire un calcio, domenica dopo domenica, sempre più frizzante e piacevole, grazie alla maturazione del trio uruguaiano. Percorso inverso quello del Lecce, che dopo i 15 punti nel girone d’andata, ha subito una preoccupante involuzione nella seconda parte del campionato e sembra non essere in grado di evitare la pericolosa caduta.

Il Sant’Elia è una bolgia: in 35000 a spingere il Cagliari fuori dalla zona retrocessione. La partita è da dentro-fuori, può valere una stagione. L’eccellente condizione fisica dei rossoblù contro la non troppo consolante statistica stagionale favorevole ai salentini. Prima del fischio d’inizio, in campo si osserva un minuto di raccoglimento in ricordo delle 140 vittime della tragedia della Moby Prince, avvenuta soltanto quattro giorni prima a largo del porto di Livorno. A sorpresa Ranieri schiera Mobili al posto di Nardini nell’ormai collaudato 5-3-2 che all’occorrenza si apre in un più offensivo 3-5-2 (fluidità tattica ereditata dal mondiale italiano). In attacco Fonseca sarà affiancato e supportato, a turno, da Francescoli e Matteoli. I primi quindici minuti sono tutti di marca cagliaritana e l’undici rossoblù sfiora per due volte il vantaggio in due azioni da fermo che vedono Matteoli pennellare e Cornacchia (colpo di testa debole e impreciso) ed Herrera (stacco imperioso e miracolo di Zunico) sfiorare il vantaggio. L’aggressività mostrata traduce la superiorità del Cagliari nel piglio e nel carattere e il Lecce non può che subire l’iniziativa rossoblù, tanto che al 18’ Cappioli realizza uno splendido gol al volo su assist di Fonseca, ma D’Elia annulla per posizione irregolare del centrocampista. L’undici di Ranieri non si perde comunque d’animo e senza tregua continua a chiudere il Lecce nella propria metà campo. Al 25’ l’episodio che “asseconda” la netta superiorità del Cagliari: Altobelli travolge Cappioli e viene sanzionato con il secondo giallo. Il Cagliari con un uomo in più sente di dover aumentare ancor di più la spinta per sbloccare il risultato. Ci pensa Herrera al 31’ a mandare in orbita il popolo rossoblù inventando un gol stratosferico: taglia il campo in verticale alla maniera di Lothar Matthaus, chiede lo scambio a Fonseca, supera Zunico con un pallonetto e appoggia in rete di testa. Un’azione da manuale del calcio. Passato in vantaggio dopo mezzora di dominio assoluto, il Cagliari decide di tirare il fiato e lascia l’iniziativa al Lecce che nei minuti finali riesce a rendersi pericoloso con Amodio (Ielpo neutralizza il suo colpo di testa) e con Pasculli (punizione che si stampa sul palo alla destra del portiere). In avvio di ripresa il Cagliari sembra essersi rigenerato e riprende a martellare l’avversario: pochi minuti ed Herrera va vicinissimo alla doppietta personale, ancora una volta con una percussione centrale, ma la sua conclusione da fuori area si spegne di poco a lato. Il Cagliari vuole chiudere i conti e lo vuole fare subito tanto che al 15’ trova il raddoppio: Fonseca riceve palla al limite dell’area, si libera e scarica da fuori area un insidioso sinistro che Zunico respinge goffamente e centralmente, proprio verso la zolla da cui l’accorrente Francescoli, in spaccata, può depositare in rete. È il tripudio in campo con gli uruguagi che improvvisano un balletto mentre sugli spalti si fa festa. Il Lecce non esiste e là davanti i sudamericani iniziano a divertirsi e a divertire. Fonseca mette dentro per Francescoli che tutto solo si cimenta in una rovesciata dall’alto quoziente di difficoltà ma non inquadra la porta. Al 22’ è il centravanti rossoblù ad avere sui piedi la palla del 3-0 ma davanti a Zunico non è abbastanza freddo e il suo piatto sinistro viene neutralizzato. In mezzo alle numerose palle gol costruite dai rossoblù, il Lecce riesce a rendersi pericoloso intorno al 25’ con il suo uomo simbolo, PedroPaolo Pasculli, che di testa colpisce la parte alta della traversa. È però solo un’insignificante parentesi perché il Cagliari non attenua la sua manifestazione di superiorità e torna a pungere ancora una volta con Fonseca che, lanciato centralmente nello spazio, brucia il marcatore, lo irride al limite dell’area con un doppio sombrero, e conclude al volo di destro trovando sfortunatamente solo l’esterno della rete. Un gesto tecnico che avrebbe meritato sicuramente miglior sorte. Nel finale i rossoblù sfiorano ancora la terza rete con Francescoli su punizione e con Matteoli che per due volte si trova davanti a Zunico ma prima chiude troppo l’angolo con il sinistro e poi si attarda in un dribbling che non sorprende il portiere leccese. L'arbitro fischia la fine, lo stadio libera la propria gioia. Anche il cielo reagisce, alla sua maniera: su Cagliari scende un nubifragio. 

Il Cagliari balza meritatamente a 24 punti e per la prima volta in stagione mette il naso fuori dalla zona rossa, inizia a respirare, a credere di poter valere e confermare la Serie A. A cinque giornate dal termine il campionato non è certo ancora finito, ma il Lecce visto al Sant’Elia non può preoccupare più di tanto. La squadra di Ranieri sta bene e ha acquisito maggiore consapevolezza nei propri mezzi. Quando poi la domenica successiva il Lecce cede inopinatamente in casa con il Bologna, fanalino di coda, sotto i colpi di Turkyilmaz dopo che il Cagliari il giorno prima al Sant’Elia aveva imposto il pari alla Juventus, che la permanenza nel massimo campionato fosse un obbiettivo ampiamente alla portata era ormai un dato acquisito. Il 19 maggio con la vittoria al Dall’Ara firmata Fonseca (autore di una doppietta) il Cagliari festeggerà la matematica salvezza con una giornata d’anticipo. Una grande impresa per l’Isola ma ancor prima per gli Orrù, che furono capaci di guadagnare la conferma in Serie A soprattutto nelle intelligenti mosse del mercato estivo, quando inaugurarono come meglio non si sarebbe potuto quel florido connubio Sardegna-Uruguay che segnò, nella storia rossoblù, l’ultimo decennio del secolo. Una grande impresa che costituì le salde fondamenta di un Cagliari che, nelle stagioni successive, sarebbe stato destinato a recitare un ruolo di primo piano in Italia e in Europa.

TABELLINO (31° Giornata 1990/91)

Cagliari-Lecce 2-0 (33' Herrera, 61' Francescoli)

CAGLIARI: Ielpo; Festa, Cornacchia, Herrera, Valentini, Mobili (65' Nardini), Cappioli, Pulga, Francescoli (72' M. Coppola), Matteoli, Fonseca.  A disposizione: Di Bitonto, Corellas e Rocco. Allenatore: Ranieri.

LECCE: Zunico; Garzja, Carannante, Mazinho, Amodio, Altobelli, Alejnikov, A. Morello (68' D'Onofrio), Pasculli (88' Panero), Benedetti, Moriero. A disposizione: Gatta, R. Marino e W. Monaco. Allenatore: Boniek.

Arbitro: D'Elia di Salerno

Espulso: Altobelli

Spettatori: 35000 circa